Signor Presidente del Senato, Signor Presidente della Camera,
il settore dell'editoria nel nostro Paese è investito da una crisi molto pesante, la più grave dall'ultimo dopoguerra. Oltre cento testate - tra quotidiane e periodiche - di idee, cooperative, non profit, di partito, edite e diffuse all'estero e tante aziende dell'emittenza locale sono sull'orlo della chiusura. Alcune di esse hanno avviato la procedura di liquidazione; altre stanno procedendo a contratti di solidarietà, altre ancora sono comunque appesantite in modo difficilmente sopportabile.
Si tratta di una prospettiva drammatica: si perderebbero circa 4500 posti di lavoro, tra giornalisti e poligrafici, senza contare le conseguenze che ricadrebbero sugli enti di previdenza del settore.
Il sistema italiano dell'informazione non sarebbe più come prima. Sarebbero scomparsi giornali, anche storici e di grande valore culturale, sarebbe più povero il dibattito politico, marginalizzato dalla precarietà se non chiusura dei giornali di partito, sarebbero spente tante voci e chiuse tante pagine che raccontano la vita di comunità locali e la realtà profonda del Paese, si indebolirebbe il legame con i nostri connazionali all'estero.
Il pluralismo riceverebbe un colpo durissimo e i cittadini sarebbero privati di una parte importante degli strumenti di informazione e conoscenza; il «quarto potere» sarebbe sempre meno «quarto», libero e indipendente, il controllo democratico subirebbe una drastica limitazione.
Conscio della situazione, il Parlamento - nei mesi passati - è più volte intervento ma il Governo ha rifiutato ogni richiesta.
Il 18 febbraio u.s. trecentosessanta Deputati hanno chiesto al Governo di prorogare almeno fino al 1° gennaio 2012 il diritto soggettivo, stanziare le risorse necessarie a coprire il fabbisogno e di presentare - entro il 30 giugno 2010 - un ddl di riforma dell'editoria.
Mercoledì 10 marzo la Commissione cultura della Camera, con voto unanime, ha chiesto il ristabilimento del diritto soggettivo a ricevere il totale dei contributi diretti derivanti dal calcolo effettuato sulla base della normativa vigente - superando così l'art. 44 del decreto-legge 25 giugno 2008, n.112 - ed il ripristinare dei contributi per i giornali editi e diffusi all'estero nonché all'emittenza locale.
Nello stesso periodo il Senato ha impegnato il Governo a prorogare, almeno fino al primo gennaio 2012 il diritto soggettivo e a presentare entro il 30 giugno 2010 un ddl di riforma dell'editoria finalizzato a introdurre norme di maggior rigore nei criteri di accesso ai contributi, atte a ridurre il fabbisogno necessario per far fronte all'impegno di tutela del pluralismo, garantendo nel contempo una riduzione dei relativi oneri per lo Stato. Tutto ciò per evitare che il comparto giungesse alla riforma più che decimato.
E non si è trattato di richieste per esonerare il settore dal farsi carico della esigenza di rigore, di fronte alla situazione del Paese. In poco più di un anno, infatti, il fondo editoria (contributi diretti e indiretti) non è stato solo ridotto ma più che dimezzato. In queste settimane, infine, numerosi parlamentari si sono mobilitati per porre riparo alla soppressione delle tariffe postali agevolate, soppressione che ha già determinato la sospensione di numerose pubblicazione a causa dei nuovi costi insostenibili.
Crediamo che non sia giusto disattendere la volontà del Parlamento sia dal punto di vista istituzionale né da quello politico e sociale.
Per scongiurare la prospettiva di una decimazione delle fonti dell'informazione e della conoscenza, che penalizzerebbe un settore così importante per lo spessore e qualità della democrazia, ci permettiamo di chiedere, al Presidente del Senato e al Presidente della Camera, di assumere una iniziativa, nelle forme e nei modi che riterranno più opportuni, affinché la volontà e le decisioni del Parlamento non vengano disattese.
Grati per l'attenzione cogliamo l'occasione per salutare cordialmente.
Fonte: Il Manifesto del 23/10/2010
La stampa indipendente in liquidazione: lettera a perta ai Presidenti di Camera e Senato
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