Nell’atrio del Comune di Massa sta una targa bianca di plastica, che riporta la motivazione della medaglia d’oro al valor civile. Io sarei per toglierla perché è in uno stile che male si amalgama con quello della struttura. Penso sia giusto rifarla, con calma. Anche la dicitura che la richiama nello stemma dell’amministrazione, dovrebbe essere tolta perché, pur essendo un richiamo di valore, è contestualizzata ad un periodo breve della storia della comunità che è millenaria. Dentro l’ingresso sta poi un busto di un certo Comandante Vico, che non si capisce bene cosa comandasse, e che poi fu messo lì a titolo provvisorio, è doveroso rimediare quindi a tale provvisorietà, pertanto va tolto. Anche il nome X Aprile della Sala del Consiglio rimanda a simili contenuti, la cosa è ancora più inopportuna perché il luogo del consesso è per legge pubblico e aperto anche a chi in quella data non si riconosce, e la democrazia non deve discriminare.
Nel palazzo ducale all’ingresso della sala dell’ex consiglio sta un cartiglio in marmo che la intitola “Sala della Resistenza”. Anche lì non si capisce resistenza a chi, ma in questo caso, dicono, sia soprattutto il gusto neoclassico, un po’ barocco, a disturbare. Io non avrei preconcetti stilistici, il neoclassico mi piace e poi ritengo che sia l’opera più bella mai fatta dallo scultore concittadino Pucci. Ma questo convincimento personale, che rischia l’accusa di amicale, non mi permette di oppormi al desiderio di toglierlo di coloro, e sono la maggioranza, a cui il neoclassico non piace.
A fianco dell’ingresso sta un busto in marmo di Pietro Del Giudice, che è poco rassomigliante. Lo scultore, il massese Gozzani, spiegò che aveva voluto esprimere lo spirito dell’uomo. Io penso che ci sia riuscito, ma è proprio questo che non va perché è uno spirito negativo. Del Giudice non fu un ambizioso, si pensi che rinunciò alla medaglia personale per ottenere quella alla comunità, ma è del tutto fuori dal nostro tempo dove l’ambizione è invece celebrata. Voto dunque per toglierlo. Dentro la sala vi è infine il bassorilievo di Gigi Guadagnucci, dedicato alla Lotta di Liberazione. Sarà pur bellissimo, ma è troppo imponente. Sembra un Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, in marmo! Tale retorica non è più accettabile, troppo legata a degli ideali e a dei sogni, mentre oggi, tutti dicono, bisogna pensare in concreto. Giusto quindi scenderlo da quella parete da cui emana angoscia, con il suo richiamo al sacrificio, insomma contiene troppo anelito, che la gente, non sa più cosa sia, tanto più poi che anche la Provincia verrà dismessa.
Un altro monumento in città sullo stesso tema sta in una posizione ridicola, in mezzo al traffico, e senza funzione di rotonda! per cui non serve a niente. È quello ad Aldo Salvetti, un giovane eroe della Resistenza. Ammetto che un tempo l’ho difeso con le barricate. Chiesi, con altri stupidi, addirittura dei divieti di accesso, dei cambiamenti di senso di marcia, di farne una zona pedonale. Altri tempi, altre sensibilità. Oggi mi son reso contro che quello che conta di più nella nostra società è la viabilità, il regolare flusso e quindi l’ordine. Accetto quindi che sia spostato, dove? si vedrà. Non mi voglio certo fasciare di nuovo la testa, ora che so che contiene solo idee.
In via Bassa Tambura insistono vari monumenti e targhe dedicate a caduti partigiani e civili, e sono opera anche di stimati artisti come Angelotti - Conte Giò e Riccardo Rossi. In questo caso è giusto rimuoverli tutti, ma per proteggerli! Stanno sotto pareti a picco di terra e sassi, a forte rischio di frane. Li potremo rimettere con tranquillità quando saranno ultimate tutte le opere di salvaguardia del dissesto idrogeologico.
Le altre varie targhe di strade e scuole e gli altri piccoli monumenti sul territorio identificano un po’ i luoghi, ed io sono legato a queste tradizioni, e poi oltretutto non sono mai ben collegati ai contenuti, non è mai spiegato cosa rappresentino, ed in alcuni casi sono quasi nascosti, come il cippo a Minuto alla Stazione. O si fa un progetto per qualificarli, oppure si fa prima a lasciarli come stanno, innocui.
C’è poi il Museo della Resistenza all’ex CAT, davvero anacronistico, ma ho letto che ci faranno un parcheggio rialzato in quel luogo, sparirà da sé. C’era un solo spazio in città per farci qualunque libera iniziativa, ma anche questo concetto di libertà mi sembra abbia stufato tutti. Il museo della Brugiana sta cascando da sé, come Pompei.
Rimane però una targa stradale che va sicuramente tolta, è quella dedicata ad Aladino Bibolotti. Fu un politico massese, ma in un periodo di poca democrazia fu costretto a scappare dalla città, dopo essere stato bastonato e aver avuto la casa distrutta dalle squadracce fasciste agli ordini di Ubaldo Bellugi. Questo Aladino si fece anni di carcere, si rifugiò all’estero, ritornò per combattere fascisti e nazisti, ed alla fine divenne un Padre Costituente. Sembrerebbe una bella figura ma il titolo è altisonante e poi anche questo richiamo alla Costituzione! di cui tutti si sono sempre riempiti la bocca, tanto da renderla alla fine superata, anche se io dico meglio mai attuata. Ma io sono per la rimozione soprattutto per una grande paura: che alla fine si scopra che il buon Bibolotti era un comunista.
Per venire al succo io mi sono convinto della giustezza della intitolazione di una strada o piazza a Ubaldo Bellugi. È ora di dimenticare le memorie obsolete del fascismo, e la sua violenza, la sua illibertà, il suo spirito guerrafondaio, che ci ha portato solo lutti e quindi brutti pensieri. Dimentichiamo il fatto che Bellugi, fu squadrista fascista violento e dal 1921 al 1937, fu il massimo esponente locale del Regime, con tutte le nefandezze correlate. Pensiamo anzi che Bellugi costruì la città, sorvolando sul fatto che poi il suo fascismo con la guerra la distrusse, e che furono quelli che sopravvissero che la ricostruirono. Dimentichiamo anche che il popolo non lo stimò, come non lo stimarono anche altre autorità per la sua inefficienza amministrativa, e per il suo essere attirato da cose più frivole, e che quindi probabilmente anche che le grandi opere non furono merito suo. Anche la buffa storia che non fu mai eletto da male può essere considerato un vanto nella odierna democrazia di nominati. E se anche tiranneggiò il popolo, però valorizzò il suo linguaggio, con le sue opere in dialetto di cui sono innamorato, e infine e soprattutto che, all’opposto dei comunisti che mangiavano i bambini, lui per i bambini scrisse bellissime favole, che anche a me piacciono, tanto che, tutte le sere, le leggo ai miei nipotini.
Insomma questo è il vero animo suo gentile che fa grande onore alla città.
Se solo avesse fatto anche un po’ di autocritica, sul secondario piano politico, io sarei addirittura per un monumento equestre.
Massimo Michelucci
Vicepresidente Ist. Resistenza Apuano