Assistiamo, essendone spesso anche protagonisti, ad un deterioramento complessivo dell'agire e del pensare politico che, a partire fin dagli anni del berlusconismo, in qualche modo ci ha contagiato tutti, ma che sta assumendo contorni e connotati sempre più devastanti per l'idea di politica partecipativa e di democrazia che mi appartiene.
Sicuramente il germe di questo degrado politico nasce con gli anni del berlusconismo imperante, ma in questo suo procedere abbiamo raggiunto livelli che temo essere irreversibili.
Un aspetto di questo degrado, a mio avviso, riguarda proprio la comunicazione politica, ovvero lo strumento tramite il quale una forza politica si presenta ai cittadini.
E stato costruito un linguaggio politico tutto centrato sull'altro, sull'avversario, concentrati a sottolinearne contraddizioni e limiti dell'altro, lasciando sottintendere che la proposta politica sia semplicemente l'opposto di quello che viene criticato.
Lo stesso Renzi che si è presentato come colui che criticava qù
uella comunicazione politica basata essenzialmente sull'antiberlusconismo, di fatto ha costruito la propria immagine riproponendo di volta in volta avversari da denigrare, diversi, stranamente, da Berlusconi (il M5S, i fautori del NO alle sue riforme costituzionali, i gufi, la minoranza del suo partito...).
Non appaiono diverse le modalità comunicative del M5S, della Lega, di Forza Italia e di tutta la destra.
Sembra quasi che la politica sia prigioniera di questa modalità espressiva, che sicuramente fa vincere, se pensiamo alle recenti elezioni americane, ma che, in una logica di cultura progressista e di sinistra, assume contenuti devastanti.
La comunicazione politica, che poi diventa di fatto l'idea stessa della politica, si costruisce semplicemente sottolineando, urlando e denigrando i limiti dell'altro, senza però fare il passo successivo, ben più sostanzioso, di dire cosa di alternativo viene proposto.
Le proposte politiche, assurdamente, dipendono esclusivamente dall'altro, perdono di significato e di significante senza l'altro, senza l'avversario.
E' un virus che ha contagiato tutti, la destra che si è costruita all'ombra del berlusconismo, il M5S, il PD... ma anche la mia parte politica, quella sinistra alternativa al sistema che, ridotta al lumicino e con il rischio di fare solo testimonianza, è incapace di superare divisioni e barriere, proponendo un progetto credibile, non semplicemente elettorale, di cambiamento e trasformazione del sistema sociale, incidendo su quei processi di globalizzazione che hanno ampliato le disuguaglianze.
Credo che lo sforzo che debba essere fatto, in un contesto di pensiero unico concentrato, su fronti spesso diversi, sull'appiattimento e l'annullamento del pensiero critico e della partecipazione attiva, a rompere questo modello di cultura politica, rendendo esplicite le proposte politiche di superamento delle disuguaglianze nell'ambito di una solidarietà non più relegabile ai semplici confini nazionali.
Esplicitare una proposta che renda visibile l'orizzonte nel quale ci muoviamo, la vetta che osserviamo dalla nostra prospettiva e come cogliamo raggiungerla, a prescindere da quelli che governano.
Dobbiamo mettere in campo una proposta alternativa, non semplicemente una forza politica che si sostituisca ad altre.
Non è un richiamo semplicemente al “fare”, perché non può esistere una sola soluzione ai problemi e alle degenerazioni del paese (altro mantra che ci viene spesso rifilato): esistono soluzioni che rispondono ad esigenze ed interessi diversi...
La politica deve esplicitare questi livelli: l'orizzonte verso il quale la nostra azione è indirizzata, i soggetti e gli interessi che vengono rappresentati e la proposta... il confronto politico deve vertere su questi aspetti
La politica non ha bisogno solo di narrazioni, ma di sguardi che indichino l'orizzonte e di proposte che tendano a disegnarlo.
In questo tracciare il segno si esplicita la non neutralità della politica, superando quella menzogna che ci è stata raccontata in questi anni sul superamento dell'idea di destra e di sinistra, in un annacquamento generale delle ideologie.
E siamo chiamati a questa sfida a tutti i livelli: internazionale, nazionale e locale... perché tutte le contraddizioni si declinano a livello internazionale, nazionale e locale...
Pensiamo al tema dell'immigrazione, sul quale davvero ci giochiamo la nostra stessa idea di solidarietà e superamento delle disuguaglianze: se è vero che ciò implica un livello internazionale e nazionale, rispetto al quale siamo davvero arretrati... pensiamo anche a quanto si abbia rinunciato a costruire una culturale locale di accoglienza, imprigionati in quegli schemi interpretativi che sono funzionali al pensiero unico che deve sempre proporre un nemico, rispetto al quale costruire politiche sempre più autoritarie.
Alla Politica, internazionale, nazionale, ma anche locale (almeno quella a me vicina) chiederei di rinunciare ai proclami altisonanti, ma poi irrealizzabili o che non si vogliono realizzare, e proporre invece un sentiero, magari arduo e difficile, fatto di piccoli passi significativi e che esplicitino realmente la nostra proposta politica... indicando una strada ed un percorso che in controtendenza indichi una logica culturale altra rispetto a quella dominante.
L'auspicio è quello quindi di spostare il confronto, anche duro, da quello che fanno gli altri a quello che faremmo noi, all'esplicitazione della nostra proposta politica, definendo la nostra agenda politica e non rimanendo schiacciati su quella costruita semplicemente dal contingente.