L'articolo 34 della nostra Costituzione dice che la scuola è aperta a tutti, sancendo un diritto per tutti di frequentarla senza distinzione tra chi la pensa in un modo o in altro. E la scuola ha il dovere di formare i ragazzi, in modo magari anche severo, ma democratico, in cui la partecipazione è un valore. Oggi rimbalza un po’ ovunque, la notizia di un insegnante che ha minacciato gli studenti che avrebbero partecipato alla manifestazione delle ‘sardine’ a Fiorenzuola, scrivendo che avrebbe reso loro la vita scolastica impossibile rendendo la sufficienza nelle due materie una chimera. Poi sono arrivate le scuse ai giornali, la posizione per una volta netta del Ministero di immediata sospensione dell’insegnante e la presa di distanza della dirigenza scolastica e di nuovo le sue scuse sui social e ai giornali dell’insegnante: tardive ed inutili.
Mi chiedo a che punto siamo arrivati: i social sono diventati la piazza per dare libero sfogo alle posizioni di tifoso, dimenticando il ruolo formativo dell’insegnante all’interno, ma anche all’esterno della scuola. La partecipazione dei ragazzi ad un movimento libero, apartitico, spontaneo come quello delle cosiddette ‘sardine’ dovrebbe essere visto come un fatto positivo, magari commentato in classe per capire i bisogni di questi ragazzi, nel momento in cui ci si lamenta che i giovani non sanno più appassionarsi a niente, che disdegnano la politica, che forse si è troppo allontanata dalle piazze e da quella capacità di appassionare le persone.
Ritengo che la sospensione sia un provvedimento giusto: gli uomini delle istituzioni, noi amministratori, e forse ancor di più coloro cui è affidato un compito così delicato come l’insegnamento debbano riflettere ancora di più quando fanno o dicono qualcosa: non si finisce mai al di fuori della scuola di essere esempio per i ragazzi. Così non è giustificato chi fuori dal lavoro sventola una bandiera della Repubblica Sociale Italiana, così non si può passare sotto silenzio chi minaccia ritorsioni contro ragazzi che partecipano ad una piazza non violenta e democratica.
Chiedo a questo insegnante di accompagnare i ragazzi a Sant’Anna di Stazzema, da sospeso, per riconciliarsi ancor prima che con i suoi ragazzi, con se stesso, per comprendere a cosa porti una ideologia del pensiero unico in cui qualcuno può essere punito in una scuola per aver espresso un pensiero libero e democratico.
La partecipazione è un diritto sancito dalla Costituzione: abbiamo bisogno di giovani che hanno voglia di essere protagonisti, che vogliono dire la loro, che vogliono far sentire il loro pensiero ed esprimere le proprie esigenze. Un insegnante dovrebbe essere orgoglioso di avere nelle sua classe ragazzi che hanno voglia di partecipare e imparare per farsi una propria idea, per essere un giorno un miglior cittadino. Minacciarli è un segno della sua debolezza: li porti a Sant’Anna di Stazzema, saremo lieti di farci carico delle spese di viaggio. In questo piccolo paese di pochi abitanti, darà loro una lezione che ricorderanno per sempre: e la darà a se stesso.
Il Presidente del Parco Nazionale della Pace
Maurizio Verona
Fonte: Anagrafe Antifascista - https://anagrafeantifascista.it/