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Che cosa è cambiato nella borghesia dal «Manifesto» alla «Populorum progressio» ad oggi? Nulla
di Mario Pancera

Il 26 marzo 1967, papa Paolo VI pubblicò la lettera enciclica «Populorum progressio» in cui affrontava alcuni importanti problemi sociali: «Nella nostra società si è malauguratamente instaurato un sistema che considera il profitto come motivo essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto senza limiti, né obblighi sociali corrispondenti». Sono parole di oggi, potrebbe sottoscriverle – penso - anche papa Benedetto XVI.

In questo tempo in cui tutto ha un prezzo, anche il diritto a manifestare si paga. Diventa appannaggio solo di chi può permetterselo. E se non fosse che, davanti all’ennesima boutade governativa (perché così speriamo si riveli l’ultimo sberleffo alla democrazia), non ci viene più neanche un abbozzo di sorriso, anche indignato, potremmo ironizzare insieme sulla considerazione scritta ieri da Francesca Fornario: «Per manifestare contro le banche occorrerà chiedere un prestito. Alla banca».

Il mondo festeggia in corteo la forza di un movimento di protesta contro la crisi, mentre Roma è avvolta dalla paura e dalla violenza.

Oggi dopo le violenze in piazza, è più difficile di ieri rilanciare al mobilitazione, allargarla e farne sentire le ragioni. Ma noi non vogliamo farci togliere la parola e lo spazio per sviluppare la nostra lotta.

Partorirà due gemelli: una nuova popolazione e un ceto medio-basso molto più ignorante di quello che abbiamo già

di Mario Pancera

In tutte le città italiane da anni si vede un rimescolio nella popolazione. Milano, che conosco, città di industrie, di commerci e, proprio per questo, di rilievo europeo, può servire da esempio. I cittadini non sono praticamente pi&u grave; milanesi, sono di altre regioni e, anzi, in gran parte sono di altre nazioni e altri continenti. I mendicanti sui marciapiedi sono quasi tutti stranieri, europei dell’est e extracomunitari di tutto il mondo. Nelle strade, anche le più centrali, in piazza Duomo, nei viali di maggior traffico, nei supermercati, sui tram, i singoli e le coppie (con giovani incinte, bambini per mano, in braccio o nella carrozzina) fanno parte del panorama umano della metropoli ormai da un decennio.

A Roma, la notte fra sabato e domenica, in una sala privata presa in affitto grazie a una colletta, un gruppo numeroso di migranti da un paese subsahariano tiene una veglia per commemorare la morte, in patria, del congiunto di uno di loro. Si ricorda il defunto, si cena, si fa musica. Il rito serve a onorare il morto nell'unico modo possibile: tornare in patria sarebbe costoso, per alcuni anche pericoloso, interdetto in assoluto per chi non ha il permesso di soggiorno in regola. Il rito è anche occasione d'incontro, convivialità, amicizia. La sala sta nell'estrema periferia romana, isolata da ogni agglomerato di case.

Ero in Val Susa, domenica scorsa, con mio figlio sedicenne e suo padre, attivista ambientalista da tutta la vita. Ho dormito la sera prima nella casa di una famiglia della zona, così da essere già nei pressi all'indomani e non fare una levataccia; ho cenato con una coppia di abitanti valsusini doc, persone cordiali, spiritose, civili e bene informate sullo scempio che da qui a un ventennio, se andranno avanti i lavori, sconvolgerà la vallata con un'opera che, fatte le debite proporzioni, è più pericolosa, dispendiosa e inutile delle Piramidi dell'antico Egitto, che almeno sono lì a dirci dell'arroganza prometeica del potere ma non sono state una iattura così feroce per la natura circostante.

Il tema della libertà in Rete attraversa il mondo, mobilita ovunque il popolo di Internet e oggi troverà una sua particolare manifestazione a Roma con una "notte bianca" per protestare contro un provvedimento dell'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni in materia di diritto d'autore.

Provvedimento che potrebbe essere approvato domani. Il punto chiave della delibera riguarda il potere che l'Agicom assumerebbe di oscurare, anche in via cautelare, con un semplice procedimento amministrativo e senza le necessarie garanzie, l'accesso a siti e servizi web per presunte violazioni del diritto d'autore.