Caro Alex,
nella tua lettera ricordi la visita che ti feci, ormai quasi dieci anni fa, a Korogocho. Ricordi le parole e gli sguardi che ci siamo scambiati e l'impegno che presi con te, ma soprattutto con me stesso: non dimenticare. E come avrei potuto dimenticarmi dell'immane sofferenza che mi hai aiutato a toccare con mano? Come tu ben sai, perché altre volte ci siamo incontrati in questi anni, da quel momento, da quel primo viaggio, ho portato la mia allora breve ma intensa esperienza nel continente africano al centro del mio impegno politico.
Da Sindaco, nei sette bellissimi anni in cui ho amministrato Roma, credo di aver fatto sì che la città sia stata, e sia considerata, un punto di riferimento per coloro che hanno a cuore le sorti dell'Africa e dei popoli poveri del mondo. La lotta alla povertà e alla fame è divenuto uno dei principali tratti dell'identità di Roma, del suo concreto modo di essere e di agire. E questo impegno è stato riconosciuto non solo dalle altre città e dalla Campagna per gli Obiettivi del Millennio, ma anche dalle tante associazioni di volontariato e di cooperazione, dai tanti volontari laici e cattolici che animano, per fortuna, la società civile romana. In Africa abbiamo portato centinaia di ragazzi delle scuole romane ad inaugurare scuole e pozzi d'acqua costruiti con i fondi da loro raccolti. Li abbiamo portati dove tu mi hai mostrato l'abisso della povertà, nelle discariche, per rendersi conto di come ragazzi come loro sono costretti a vivere. A tentare di farlo.
E come ho portato nella mia esperienza di Sindaco l'urgenza di richiamare l'attenzione della politica italiana sul dramma della povertà nel mondo, così oggi, caro Alex, da segretario del Partito democratico considero questo impegno la priorità del nostro Paese nel mondo.
L'ho ribadito anche lo scorso 16 febbraio, quando ho presentato il programma del Partito democratico per il futuro dell'Italia e ho detto – cito quasi testualmente – che faremmo un torto alla nostra civiltà, oltre che al futuro stesso dell'umanità, se non assumessimo in modo più stringente e vincolante su di noi il compito, il dovere, di lottare contro la povertà e la fame e per il raggiungimento degli altri Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ripeto ancora ciò che dissi quel giorno: non è più solo una questione di risorse da destinare agli aiuti allo sviluppo, anche se fa male constatare che l'Italia è ferma allo 0,20 per cento del Pil, e che solo Grecia e Stati Uniti fanno meno di noi; è anche una questione di qualità e di efficacia, di come gli aiuti vengono impiegati, ed è anche per questo nella prossima legislatura dovremo provvedere una sollecita approvazione della legge di riforma della cooperazione.
E' un impegno che dobbiamo a quei milioni di italiani – volontari, missionari, associazioni, Ong – che si spendono per migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo. E' un impegno che ribadisco volentieri direttamente con te, ascoltando il tuo appello in occasione della giornata mondiale dell'acqua. L'acqua è un bene comune fondamentale il cui accesso, come anche la qualità, devono essere garantiti a tutti. In molte, troppe aree del mondo, questo significa una politica pubblica di costruzione delle infrastrutture che portino l'acqua a tutta la popolazione. In Europa, nei nostri Paesi, significa garantire a tutti un servizio di qualità, che risponda a standard precisi. Questa è la vera condizione irrinunciabile, ed è una condizione che può essere garantita solo da aziende di gestione che siano vere aziende industriali. Solo aziende industriali, che possono poi avere un assetto proprietario pubblico o privato o misto, sono realmente capaci di raggiungere sufficienti economie di scala o di scopo. Solo così potranno essere garantiti a tutti servizi pubblici al massimo livello della qualità, al minimo costo di produzione e con la più ampia trasparenza dei meccanismi di determinazione delle tariffe.
Non ovunque ci sono le stesse domande, e non ovunque, per fortuna, esse hanno la stessa drammaticità. Ma quel che deve valere per tutti, nei paesi più poveri come nel ricco Occidente, è il diritto all'accesso e alla qualità dell'acqua.
Walter Veltroni
E come ho portato nella mia esperienza di Sindaco l'urgenza di richiamare l'attenzione della politica italiana sul dramma della povertà nel mondo, così oggi, caro Alex, da segretario del Partito democratico considero questo impegno la priorità del nostro Paese nel mondo.
L'ho ribadito anche lo scorso 16 febbraio, quando ho presentato il programma del Partito democratico per il futuro dell'Italia e ho detto – cito quasi testualmente – che faremmo un torto alla nostra civiltà, oltre che al futuro stesso dell'umanità, se non assumessimo in modo più stringente e vincolante su di noi il compito, il dovere, di lottare contro la povertà e la fame e per il raggiungimento degli altri Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ripeto ancora ciò che dissi quel giorno: non è più solo una questione di risorse da destinare agli aiuti allo sviluppo, anche se fa male constatare che l'Italia è ferma allo 0,20 per cento del Pil, e che solo Grecia e Stati Uniti fanno meno di noi; è anche una questione di qualità e di efficacia, di come gli aiuti vengono impiegati, ed è anche per questo nella prossima legislatura dovremo provvedere una sollecita approvazione della legge di riforma della cooperazione.
E' un impegno che dobbiamo a quei milioni di italiani – volontari, missionari, associazioni, Ong – che si spendono per migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo. E' un impegno che ribadisco volentieri direttamente con te, ascoltando il tuo appello in occasione della giornata mondiale dell'acqua. L'acqua è un bene comune fondamentale il cui accesso, come anche la qualità, devono essere garantiti a tutti. In molte, troppe aree del mondo, questo significa una politica pubblica di costruzione delle infrastrutture che portino l'acqua a tutta la popolazione. In Europa, nei nostri Paesi, significa garantire a tutti un servizio di qualità, che risponda a standard precisi. Questa è la vera condizione irrinunciabile, ed è una condizione che può essere garantita solo da aziende di gestione che siano vere aziende industriali. Solo aziende industriali, che possono poi avere un assetto proprietario pubblico o privato o misto, sono realmente capaci di raggiungere sufficienti economie di scala o di scopo. Solo così potranno essere garantiti a tutti servizi pubblici al massimo livello della qualità, al minimo costo di produzione e con la più ampia trasparenza dei meccanismi di determinazione delle tariffe.
Non ovunque ci sono le stesse domande, e non ovunque, per fortuna, esse hanno la stessa drammaticità. Ma quel che deve valere per tutti, nei paesi più poveri come nel ricco Occidente, è il diritto all'accesso e alla qualità dell'acqua.
Walter Veltroni