Ho paura. E voi?
- Mario Pancera
- Categoria: Etica politica
- Visite: 978
Il disegnatore satirico Vauro, nel finale di una recente trasmissione di «Annozero» in tv, mentre si parlava di berlusconismo e di fascismo incombente, ha detto: «Io ho paura», poi ha aggiunto: «Ho paura di essere italiano», forse pensando, nella tensione immediatamente calata nello studio, di temperare la cruda frase iniziale. La realtà è che per molti italiani il fascismo non è più incombente, ma c'è nelle parole e nei fatti. Lo fanno intendere anche cattolici autorevoli: vescovi, sacerdoti, missionari, giornali cattolici.
L'affarismo, l'egoismo diffuso, la religione del denaro, il disordine nel mondo della Giustizia, il sorgere di intolleranze razziste, la volontà di modificare la Costituzione, le leggi ad personam, la violenza individuale e collettiva, la mancanza di una seria coscienza sociale ovvero del rispetto di sé e degli altri, in una parola, la decadenza morale di buona parte di questo paese, è sotto gli occhi di tutti.
L'onorevole Gianfranco Fini, già presidente di Alleanza Nazionale, AN, partito di derivazione fascista (dal Movimento sociale italiano, MSI, nato dalle ceneri della Repubblica sociale italiana,RSI, cioè dal fascismo di Mussolini alleato con la Germania di Hitler dal 1943 al 1945), ha fatto qualche passo verso la democrazia. Occorre dargliene atto, ma come presidente della Camera dei deputati, ha più volte e in varie forme sostenuto che il Parlamento deve cambiare le regole per «dare maggior potere all'esecutivo» cioè rafforzare il governo berlusconista togliendo voci all'opposizione.
L'onorevole Silvio Berlusconi piace perché è un decisionista. Non si sente tanto il presidente del Consiglio dei ministri, come dice la Costituzione repubblicana, ma capo del Governo, che è un'altra cosa. Se gli si toglie di mezzo qualche oppositore va avanti più in fretta: il governo è nelle sue mani, i partiti alleati eseguono. Non importa il risultato, l'importante è che Berlusconi non si irriti. Anche gli ex neofascisti di AN si adeguano: hanno ministri, sottosegretari, prebende, loro uomini in tutti gli angoli possibili dello Stato. Addirittura chi si era allontanato dal Popolo della libertà, prima delle elezioni politiche di aprile, adesso cerca di tornare indietro. Il denaro conta su tutto. Non è il fascismo di Mussolini, naturalmente; è un berlusfascismo peraltro confermato fin da quando, nel gennaio 2008, Berlusconi aveva indicato proprio in Fini il successore alla guida del suo nuovo partito e la notizia era apparsa con titolo a tutta pagina sul quotidiano della sua famigl
ia. Queste notizie sono su tutti i giornali, basta ricordarsene.
L'opposizione dell'onorevole Walter Veltroni vale molto poco, sia per i numeri sia per le idee, sia per la forza di carattere e il livello culturale dei vari leader del Partito democratico. Anche queste affermazioni trovano conferma sui mass media: è sufficiente ascoltare o leggere le loro parole. Usando il linguaggio degli arditi della prima guerra mondiale, poi assunto in toto dal fascismo mussoliniano, Berlusconi ha praticamente detto ai giornalisti che lui, di Veltroni, «se ne frega». Poi, come sempre, ha detto di essere stato frainteso.
È un fatto che con la sua coalizione Veltroni rappresenta una notevole parte di italiani, i quali sono quindi coinvolti nelle offese o negli elogi al loro leader. Sono loro che dovrebbero aver paura. Se a Berlusconi non importa nulla del rappresentante di parecchi milioni di lavoratori, e nessuno si ribella, significa che l'opposizione di fatto non esiste più. Ha ragione d'aver paura il disegnatore Vauro?
L'onorevole Gianfranco Fini, già presidente di Alleanza Nazionale, AN, partito di derivazione fascista (dal Movimento sociale italiano, MSI, nato dalle ceneri della Repubblica sociale italiana,RSI, cioè dal fascismo di Mussolini alleato con la Germania di Hitler dal 1943 al 1945), ha fatto qualche passo verso la democrazia. Occorre dargliene atto, ma come presidente della Camera dei deputati, ha più volte e in varie forme sostenuto che il Parlamento deve cambiare le regole per «dare maggior potere all'esecutivo» cioè rafforzare il governo berlusconista togliendo voci all'opposizione.
L'onorevole Silvio Berlusconi piace perché è un decisionista. Non si sente tanto il presidente del Consiglio dei ministri, come dice la Costituzione repubblicana, ma capo del Governo, che è un'altra cosa. Se gli si toglie di mezzo qualche oppositore va avanti più in fretta: il governo è nelle sue mani, i partiti alleati eseguono. Non importa il risultato, l'importante è che Berlusconi non si irriti. Anche gli ex neofascisti di AN si adeguano: hanno ministri, sottosegretari, prebende, loro uomini in tutti gli angoli possibili dello Stato. Addirittura chi si era allontanato dal Popolo della libertà, prima delle elezioni politiche di aprile, adesso cerca di tornare indietro. Il denaro conta su tutto. Non è il fascismo di Mussolini, naturalmente; è un berlusfascismo peraltro confermato fin da quando, nel gennaio 2008, Berlusconi aveva indicato proprio in Fini il successore alla guida del suo nuovo partito e la notizia era apparsa con titolo a tutta pagina sul quotidiano della sua famigl
ia. Queste notizie sono su tutti i giornali, basta ricordarsene.
L'opposizione dell'onorevole Walter Veltroni vale molto poco, sia per i numeri sia per le idee, sia per la forza di carattere e il livello culturale dei vari leader del Partito democratico. Anche queste affermazioni trovano conferma sui mass media: è sufficiente ascoltare o leggere le loro parole. Usando il linguaggio degli arditi della prima guerra mondiale, poi assunto in toto dal fascismo mussoliniano, Berlusconi ha praticamente detto ai giornalisti che lui, di Veltroni, «se ne frega». Poi, come sempre, ha detto di essere stato frainteso.
È un fatto che con la sua coalizione Veltroni rappresenta una notevole parte di italiani, i quali sono quindi coinvolti nelle offese o negli elogi al loro leader. Sono loro che dovrebbero aver paura. Se a Berlusconi non importa nulla del rappresentante di parecchi milioni di lavoratori, e nessuno si ribella, significa che l'opposizione di fatto non esiste più. Ha ragione d'aver paura il disegnatore Vauro?