Alcune riflessioni, puramente personali, che prendono spunto da quanto successo a Massa alcuni giorni fa, ma che possono aiutarci a riflettere sulle azioni di lotta per un mondo migliore
Il tribunale di Massa ha, di fatto, equiparato chi disegna sui muri le svastiche, offendendo per altro una provincia che è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare militare per la sua lotta di resistenza al nazifascismo, a chi invece ricopre quell'inneggiare all'orrore, all'odio, al razzismo, alla disumanità...
Dario Buffa lo scorso anno aveva cancellato con una X delle svastiche che erano state disegnate su un muro del archeggio dell'ex mercato coperto di Massa.
Lo ha fatto a viso scoperto, in pieno giorno, perché di quell'atto non ci si può vergognare, e forse perché forse ad altre istituzioni spetterebbe il compito di osteggiare gli atteggiamenti di neofascismo e neonazismo, ricoprendo, quantomeno, quelle scritte.
La vergogna è invece di una politica che tollera e pratica tutto, anche gli sfregi che inneggiano al nazifascismo, seminando disinformazione, praticando revisionismo, alimentando odio e inventandosi i nemici di turno, che sono funzionali a creare e mantenere un clima di tensione e di paura.
Sono tempi bui questi che viviamo. tempi in cui la memoria di quanto ha fatto il nazi-fascismo e della lotta antifascista, sia essa armata che civile, si sta offuscando, ma, soprattutto, è ormai sdoganato come legittimo e indispensabile costruire odio e muri che separano, così come la logica bellicista ci attraversa accompagnandoci, giorno dopo giorno, verso il baratro della distruzione dell'umanità.
Sono tempi bui questi nei quali la pratica di solidarietà è un reato e come tale deve essere trattato.
Sono tempi bui questi nei quali la preoccupazione maggiore di chi ci governa è silenziare le voci di dissenso, fino a poco tempo fa discreditando, ma adesso punendo severamente ogni forma di contestazione e di critica (vedi DDL 1660).
Sono tempi bui nei quali le nostre coscienze non si indignano alle barbarie di tutte le guerre, anche di quelle di cui non ne parliamo (Sudan, Congo...), tempi in cui assistiamo inermi all'affermazione della “disumanità” come pratica quotidiana di governo, come sta accadendo in Palestina ad opera di Israele.
Sono tempi bui nei quali non riconosciamo la devastazione ambientale che abbiamo costruito, sentendoci i padroni della terra, e che ora ci sta portando alla distruzione del pianeta.
Dinanzi a questa cultura che si afferma, dinanzi a questa politica del disumano che prevale dobbiamo riscoprire la disobbedienza civile come azione di lotta.
Certo una disobbedienza civile che assume caratteristiche e forme anche differenti... ma la disobbedienza civile è lotta contro le leggi e le politiche ingiuste del potere, quelle leggi che distruggono la terra, che affossano la democrazia, il rispetto per le diversità, che aumentano le disuguaglianze e che comprimono le lotte di chi si ribella per questo stato di ingiustizia.
La disobbedienza civile crea “scandalo”, è un momento di rottura nonviolenta con gli equilibri ipocriti del potere, è una ribellione, fatta con metodi e pratiche nonviolente (quindi causando disagi o danni non permanenti): è una espressione inaspettata di fantasia introdotta nella lotta, superando le attese, andando oltre gli schemi prefigurati.
L'azione di Dario, a prescindere del significato che lui gli ha dato o di quello che altri gli possano attribuire, secondo me è un'azione di disobbedienza civile e come tale, a mio avviso, va considerata.
Forse noi tutti che abbiamo “passato la nostra pennellata” su quel muro nel quale, il giorno della manifestazione in solidarietà di Dario dopo la denuncia, è stata ricoperta quella svastica e quella X con il volto del partigiano Aldo Salvetti, dovremmo andare in processione al Tribunale per autodenunciarci.
Riscopriamo, questo è l'appello, forme di disobbedienza civile per opporci a questa deriva autoritaria, disumana, bellicista che sta attraversando il mondo, a partire anche dalle nostre città, dove, troppo stesso, costruiamo modelli di convivenza che aumentano la marginalizzazione degli ultimi, perché appunto, come ricoprire le svastiche, anche loro rappresentano “un degrado” e non una richiesta di aiuto.
Ricordiamo, per quanto volessero sostenere Dario nella sua battaglia legale, che è stato aperto anche un crowdfunding per contribuire alle spese legali. Qui i riferimenti:
IBAN: IT86E0760113600000001570080
Gino Buratti
Massa, 18 dicembre 2024