I solitari fautori delle scale mobili sperano di attirare visitatori accorciando di una decina di minuti la salita al castello, trascurando però la complessa architettura interna che non lo rende facilmente agibile. I contrari (la maggioranza) oppongono che sono esageratamente costose e ancora di più lo sarà la manutenzione, essendo utilizzate per un paio di mesi all'anno; inoltre non porteranno vantaggi agli esercizi commerciali tagliando fuori tutta la città, mettono a rischio la stabilità della collina, deturpano irrimediabilmente il paesaggio e per di più conducono a un contenitore vuoto, privato in anni recenti anche del suo piccolo museo. Ebbene nè gli amministratori comunali, né gli architetti che hanno elaborato il progetto si sono preoccupati delle norme di salvaguardia vigenti che hanno lo scopo di tutelare un manufatto che racchiude dieci secoli della nostra storia: fortificazione dal X secolo, abitazione signorile dal XV, e nel secolo scorso anche carcere.
Se il castello risulta vincolato sulla base della legge 1497/39, nel 1957 fu chiesto e ottenuto da alcuni uomini di cultura e amanti della città, componenti della commissione provinciale del paesaggio, presieduta dal dott. Pietro Bondielli, di estendere un vincolo paesaggistico all'intera collina la quale- come recita il decreto di vincolo del 1959- oltre a formare un quadro di non comune bellezza, costituisce un caratteristico complesso avente valore estetico e tradizionale. Si noti che, oltre a manufatti dell'età medievale e rinascimentale, in anni recenti sono stati rinvenuti in questa zona reperti dell'età del bronzo ed etruschi.
Stupisce che questa amministrazione non abbia tenuto in nessuna considerazione questo vincolo, che compare anche nelle carte allegate al piano strutturale, stupisce anche la rapida conversione alle scale mobili, quando nel primo progetto Piuss, che ancora compare nel sito del Comune, si parli da "ascensore o funicolare", stupisce infine che alla conferenza dei servizi non sia stata invitata la Soprintendenza archeologica di Pisa e che la lettera di invito alla Soprintendenza ai Beni Ambientali di Lucca non riportasse il giorno e l'ora della convocazione.
Ignoranza o piuttosto disprezzo delle regole?
In qualità rappresentante nazionale di Italia Nostra e socia della locale sezione, mi sono rivolta alle soprintendenze di Lucca e di Pisa, alla soprintendenza regionale di Firenze e al Ministero, ovvero alla segretaria particolare del Ministro Bondi, al Direttore Generale e al presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali prof. Andrea Carandini.
Speriamo che almeno queste istituzioni salvaguardino il paesaggio a vantaggio della città e dei residenti.
Franca Leverotti
Membro effettivo della Deputazione di Storia Patria per le antiche Provincie Modenesi.
La politica del "fare" e il disprezzo delle regole: Una risposta all'amministrazione
- Franca Leverotti
- Categoria: Politica locale
- Visite: 612