L'Amministrazione Comunale di Massa, all'interno del PIUSS, ha in programma la realizzazione di scale mobili lungo la salita del borgo antico che porta al castello medioevale dei Malaspina. Nonostante la richiesta di confronto su un tema a rilevante impatto ambientale e culturale, l'Amministrazione Comunale sembra poco propensa al dialogo. Su quetso tema pubblichiamo la lettera alle Autorità dell'Associaizone "Italia Nostra", sezione di Massa e Montignoso.
- Enrico Rossi, Presidente della Giunta Regionale Toscana
- Anna Marson Assessore all'Urbanistica e al Territorio Reg, Toscana
- Gianfranco Simoncini - Assessore alle attività produttive, lavoro e formazione
- Albino Caporale - Coordinatore politiche industriali, innovazione e ricerca, artigianato, responsabilità sociale delle imprese Reg. Toscana
- Roberto Pucci, Sindaco di Massa
- Agostino Bureca, Soprintendente ai BBAAS di Lucca
- Maddalena Ragni, Soprintendente ai Beni Archeologici della Toscana
Gent.mi Sigg.ri in indirizzo,
la battaglia che Italia Nostra, sezione Massa Montignoso, ha intrapreso in difesa di un bene culturale unico e irripetibile come il Castello Malaspina di Massa, completo di tutte le sue pertinenze e adiacenze, è una battaglia di civiltà.
E' una battaglia condotta in difesa di un patrimonio che la Costituzione Repubblicana tutela ai sensi dell'art. 9 e che lo Stato Italiano ha ritenuto di tale importanza da meritare di essere sottoposto a vincolo con DM 19 agosto 1959.
Da svariati mesi stiamo lottando nel tentativo di affermare la necessità, da parte delle Istituzioni preposte, di rispettare e far rispettare principi costituzionali e normativi materia di tutela del patrimonio storico e culturale. La vicenda del Castello Malaspina e delle scale mobili, tutto sommato, costituisce solo una - anche se per noi importantissima - delle battaglie che Italia Nostra sta conducendo in un territorio dove l'illegalità ha già prodotto nel corso degli anni tanti danni e tanti effetti deleteri.
Eppure, in uno Stato fondato sul diritto, Associazioni e Istituzioni dovrebbero stare dalla stessa parte. L'interesse pubblico, che coincide con quello di chi verrà dopo di noi, dovrebbe essere preminente rispetto ad ogni altro interesse, ancorché legittimo. Almeno così ci sembra dovrebbe essere.
E invece, le battaglie più cruente si devono intraprendere proprio contro chi dovrebbe stare dalla nostra parte, con chi dovrebbe tutelare e condividere l'interesse più generale impedendo, primariamente quel degrado che priverebbe in modo irreparabile e irreversibile le generazioni future del diritto di godere, studiare, vivere il quello straordinario ambiente storico, antropico, paesistico che ancora è presente in larga parte del nostro Paese e della nostra città.
Vero è che oggi le certezze del dettato costituzionale e del diritto sancito dalle Leggi oggi paiono vacillare sotto i colpi inferti da costumi non più così saldi nei principi e nei comportamenti, ma altrettanto vero è che laddove il diritto cede il posto all'arbitrio la barbarie avanza, non più arginata dalla forza della Legge.
Interpretare la legge, piegarla all'utile di qualcuno, trovare in essa non il senso vero e profondo ma il cavillo nel quale introdurre la leva che potrebbe farla saltare. Ecco a cosa sembrano impegnati coloro che dovrebbero difendere - con noi - i principi che la Legge sottende.
Forse costoro riusciranno a ottenere il deprecabile risultato di vincere e umiliare le norme che uomini più saggi di noi ci hanno lasciato, ma questo sarebbe una sconfitta per tutti. Nessuno potrebbe andarne orgoglioso e ciò che rimarrà ai posteri saranno solamente le macerie, non solo del diritto calpestato, ma anche quelle più materiali che si faranno delle mura di Massa, dei suoi reperti ancora sconosciuti, di ciò che resta delle fondamenta delle sue case medioevali.
Sopra queste macerie sarà scritto il nome, sulla pietra, di chi ne ha voluto la distruzione. Perché è giusto che chi agisce contro il bene della comunità ne sopporti l'ostracismo e l'infamia.
Il Soprintendente Arch. Agostino Bureca, in un documento che non è solo un dotto e circostanziato atto amministrativo col quale motiva l'opposizione della Soprintendenza alle progettate scale mobili da parte dell'Amministrazione, lascia intravedere il tentativo di arginare un atto barbaro e distruttivo con la forza di un diritto di cui si avverte tutta la nobiltà, il coraggio, e - purtroppo - anche tutto l'isolamento. Si avverte chiaramente come la prova di resistenza tra la forza della legge e quella della sopraffazione - che si ammanta della legge pur irridendola - rende lo scontro difficile nell'esito finale. Si è conosciuto tardi il contenuto di questa lettera, chiarissima e non ambigua, che era forse stata chiusa saldamente in qualche cassetto da cui non avrebbe dovuto uscire.
E' come se l'assedio al castello Malaspina, condotto oggi con le armi spietate del potere politico, anziché quelle assi meno pericolose che un tempo utilizzavano polvere e palle di ferro, minacciasse di far capitolare l'antico baluardo. E come nelle migliori battaglie, ovviamente, non mancano i prezzolati, i mercenari al soldo dei potenti, e neppure gli atti di viltà, tanto più gravi se condotti da chi maggiormente porta la responsabilità del governo. Non mancheranno, si spera, neppure gli atti di eroismo e di lealtà. Vedremo.
E' un accerchiamento fatto di pressioni, di forzature, di travisamenti, di soggiacimento delle norme a i propri tornaconti politici. Lo scopo è quello di stancare, far cedere, intimorire chi si impegna nella difesa del bene comune e di un patrimonio che rischia - mai come adesso - di essere devastato per sempre.
Tutto il progetto PIUSS prodotto dall'Amministrazione comunale di Massa tradisce, nei contenuti e nella forma, quanto richiesto dalla Regione Toscana. Lo abbiamo più volte e in varie sedi manifestato. E' mancata gravemente la discussione e la condivisione che un tale progetto avrebbe dovuto trovare nella città. Sono mancati gli elementi di compatibilità e sostenibilità che il PIUSS presupponeva e che avrebbero potuto far segnare una nuova e positiva fase di ricucitura urbana e sociale per Massa.
Di fronte a tanta pervicace ostinazione, pur nell'evidenza dell'errore, Italia Nostra non può che riaffermare la sua volontà ferma e non negoziabile di voler difendere fino in fondo un bene culturale di valore assoluto, come il castello Malaspina ed il colle sul quale esso sorse oltre mille anni fa. Annuncia anche di voler difendere con altrettanta forza il Pomerio ducale, il prezioso giardino albericiano del '500, minacciato da una scandalosa operazione immobiliare.
Questa battaglia non consente deroghe e non concede interpretazioni a norme precisamente formulate. Se ne rispettino i vincoli e non si cerchino cavilli.
Italia Nostra è pronta a intraprendere ogni iniziativa necessaria, anche in sede legale.
Il Presidente
Bruno Giampaoli
Massa, 6 Luglio 2010