Questa è stata una pubblicità di successo, realizzata dai più efficaci esperti della comunicazione pubblicitaria. Una provocazione efficace e funzionale alle vendita che ad un certo punto è stata rimossa avendo già ottenuto il suo risultato, anche grazie alle polemiche conseguenti alla provocazione stessa.
Prima ancora dei fatti di Colonia pubblicizzava, a quanto sembra, un profumo per uomo.
Beffardo destino!
Ma in realtà pubblicizzava uno stile, un istinto, un modo di essere profondo nella società. Pubblicizzava il maschile patriarcale, congiungendo arcaismo e iper-modernismo.
Come è evidente infatti il prodotto da vendere è assente dall'immagine. L'immagine è uno stupro di gruppo condito dal dubbio (o speranza assolutoria) - inculcato a chi volesse - che sia uno stupro consensuale, segretamente voluto dalla vittima.
Nel cuore dell'eleganza occidentale civilizzata, satura di senso di superiorità, nel nucleo insuperabile dello stile e della bellezza del nostro mondo, si chiede al maschio di identificarsi negli artefici di questo stupro e di seguirli nelle scelte di acquisto.
Vestirsi come loro, profumarsi come loro, portarne il marchio, la D e la G, esibirli nel branco della vita reale, fuori dalla pubblicità.
Se si scende nei piani più bassi della rappresentazione la situazione non migliora, fidatevi.
Un qualsiasi sito di racconti “erotici” trabocca di racconti di branchi di uomini che stuprano una donna che si sente appagata di tale stupro. Sembra essere l'unico “filone” capace di emozionare.
Se scendete ancora più giù la situazione peggiora ancora.
Nessuno potrai mai dirci quanti uomini occidentali si sono eccitati per un attimo alla notizia dei fatti del capodanno di Colonia, immaginando questo festival della sopraffazione, dell'arbitrio, dell'impossessamento dei corpi altrui.
Eppure non c'è donna che non possa immaginarlo, per esperienza diretta. In molte lo stanno raccontando e noi uomini dovremmo esserne grati.
Ci sono anche degli uomini che potrebbero immaginarlo, se volessero. E' sufficiente rinunciare a qualunque razzistissimo sentimento di auto-assoluzione per mettere insieme racconti, confidenze, dolori di tutte le donne conosciute nella vita a cui un po' di amicizia e fiducia abbiano dato la possibilità di raccontarsi.
Nella campagna xenofoba post-Colonia si attaccano i migranti, i rifugiati, gli arabi, i musulmani.
Eppure gli autori dell'atto erano tutti uomini e le vittime tutte donne. L'unico elemento di questa schifosissima notte incontestabilmente presente.
Come in ogni femminicidio, come in ogni scena di auto che si ferma ed abbassa il finestrino in una strada buia, come in ogni molestia, persecuzione, violenza, negazione di diritti e di identità.
Basterebbe chiedersi perché puntare su uno stupro sia così efficace – in Occidente, in Italia – in termini pubblicitari.
Una cosa però non dovremmo dimenticare: il razzismo puzza di merda. Se ci si mette sopra il profumo, dopo è peggio. Fidatevi.
P.s. Se smettessimo di auto assolverci e di considerarci superiori, potremmo iniziare seriamente ad affrontare il patriarcato di alcune culture e di alcuni gruppi nazionali, a condizione di volerci mettere in gioco davvero tutti. Noi per primi.