La cronaca politica nazionale degli ultimi giorni è nota a tutte e tutti. Non c’è quindi neanche bisogno di dedicarci molto tempo: la Lega Nord ha deciso la fine del governo Conte dopo il voto parlamentare dei 5 Stelle alla TAV Torino-Lione.
Sulle bufale a favore di questa “grande opera” e sui suoi costi, ambientali e non solo, e l’inutilità economica per i trasporti e l’Italia sul web è presente un’ampia letteratura. Bastano pochi secondi di ricerca su un qualsiasi motore di ricerca che chi vuole troverà una documentazione sterminata.
Un dato su tutti, da solo, rende l’idea del livello della propaganda a favore del cosiddetto TAV Torino-Lione. Non è più un progetto di treno ad alta velocità per il trasporto passeggeri da oltre vent’anni. E, se mai dovesse venire realizzato, non collegherà Torino e Lione, fermandosi sia in territorio francese che in territorio italiano molto ma molto prima.
Pietra miliare di questa sterminata letteratura è sicuramente l’immenso lavoro di Luca Rastello, uno dei più grandi intellettuali e giornalisti di inizio Anni Duemila e scomparso nel 2015. Autore di reportage e inchieste più che approfondite. E, per amor di onestà intellettuale, verità e la causa dell’opposizione alla “grande opera”, anche feroce fustigatore di certe derive – deleterie, insopportabili e che danneggiano da troppi anni l’opposizione alla TAV e non solo – e gli atteggiamenti di certi “leader” e “gruppi”. Insieme ad Andrea De Benedetti ha ripercorso l’intero percorso del Corridoio 5, legato alla cosiddetta TAV Torino-Lione, riportando tutto nel libro “Binario Morto” (http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/binario-morto-9788861903753.php) edito da Chierelettere.
Stiamo parlando di un progetto che si lega alla vera e propria ideologia delle grandi opere, alla politica vecchia come la Repubblica Italiana almeno, di legare l’economia e le casse pubbliche al foraggiamento di mastodontiche infrastrutture. Da far pesare sulla collettività ma i cui unici utili sono solo ed esclusivamente privati. Dal Mo al Ponte sullo Stretto, da infrastrutture autostradali ad altre “alte velocità”, la penisola italiana è stracolma di esempi. Che, nella “migliore” delle ipotesi hanno arricchito (im)prenditori privati, colletti bianchi e lobby.
Ma, quasi sempre, sono poi andate anche oltre.La cosiddetta TAV Torino-Lione non è eccezione. Anzi è, probabilmente, la plastica rappresentazione di questo Ancien Regime che da decenni opprime il Belpaese a forza di malapolitica, corruzione, asservimento del bene pubblico ad interessi privati.
E mafie di ogni tipo. I primi ad avere attenzione per gli appetiti mafiosi sull’Alta Velocità furono addirittura Falcone e Borsellino. Il dossier “Mafia Appalti” (tanto sbandierato da garantisti pret-à-porter e a convenienza d’Italia quando devono attaccare la trattativa Stato-Mafia) conduceva anche in Val Susa.
Un’altra inchiesta a metà anni Novanta, ha ricordato nei giorni scorsi “La voce delle voci”, fu portata avanti dalla procura di Napoli. Per poi morire dopo essere stata trasferita a Roma. Indagini partite da intercettazioni tra Angelo Siino, colui che è stato definito il “ministro dei lavori pubblici” di Totò Riina, ed esponenti della famiglia Spinello, considerati massoni. In un’inchiesta giornalistica sempre de “La voce delle voci” già nel 1993 emerse il nome di Francesco Pacini Battaglia (tra i protagonisti delle vicende intorno alla maxi tangente Enimont ai tempi di Tangentopoli, definito “l’uomo ad un passo da Dio” per i segreti sulle tangenti di cui era a conoscenza) che – ricostruì l’allora mensile – gravitava intorno a varie società interessate anche alla TAV Torino-Lione.
Il nome di Pacini Battaglia ricorre frequentemente nel libro “Corruzione ad Alta Velocità: viaggio nel governo invisibile” di Ferdinando Imposimato, Sandro Provvisionato e Giuseppe Pisauro. Un approfondimento dettagliato, corredato di nomi, cognomi e fatti, su intrecci tra economia privata e pubblica, penetrazione delle mafie e anche silenzi mediatici e politici sull’Alta Velocità e tutto il marcio che ci gira intorno.
Le ultime notizie giudiziarie sono di quest’anno con una sentenza della Cassazione. Ad inizio marzo la Corte di Cassazione ha emesso 8 condanne riguardanti l’attività in Piemonte della ‘ndrina di San Mauro Marchesato. La sentenza riporta anche di un tentativo di intimidazione di due proprietari di cave. Obiettivo era evitare che sfrattassero un’azienda, la Toro srl, “vicina agli interessi della cosca nei lavori di costruzione della Tav Torino-Lione”. L’inchiesta da cui è scaturito il processo – “Operazione San Michele” – 5 anni fa aveva puntato l’attenzione su appalti e subappalti nel cantiere. Il 1° luglio 2014 l’Operazione San Michele portò all’arresto di 20 personaggi considerati affiliati alla ‘ndrina dei Greco di San Mauro Marchesato e di altri considerati appartenenti al Locale di Volpiano. Tra questi Angelo Greco, considerato a capo del Locale di Volpiano. Estorsione, intimidazione, turbativa d’asta i reati contestati. L’operazione svelerebbe anche il Crimine di Torino, un sovrastruttura delle locali presenti a Torino. Una cava di cui erano entrati in possesso era stata utilizzata sia per il cantiere della TAV che per stoccare illecitamente rifiuti pericolosi. La ‘ndrina di San Mauro Marchesato è coinvolta anche nelle inchieste sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. A giugno scorso tra i condannati dalla Corte di Cassazione per “Kyterion”, un’inchiesta parallela di “Aemilia” Angelo Greco è stato condannato a 30 anni.
Alessio Di Florio