Per due anni la sanità è stata al centro del dibattito politico, la grande malata, incapace di rispondere con efficacia alla pandemia. Poi la politica l’ha cancellata dalla discussione elettorale. Eppure, la pandemia non è terminata e il Servizio Sanitario Nazionale sta boccheggiando: mancano decine di migliaia tra medici e infermieri, le liste d’attesa sono chilometriche e cresce il numero di cittadini senza il medico di famiglia.
Moratti, Zangrillo, Bertolaso, Ronzulli sono i nomi del toto ministri, alcuni di questi si sono defilati. Ma veramente abbiamo bisogno di un’imprenditrice che consegni ancora di più la nostra salute nelle mani del business privato o di un manager che progetti grandi hub ospedalieri in giro per la penisola?
Le urgenze sono altre: il rafforzamento della medicina territoriale, l’assunzione a tempo indeterminato di medici e infermieri, l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di medicina, un adeguamento degli stipendi, un freno e un controllo sulla presenza del privato nel servizio sanitario per fare qualche esempio. Sarebbe quindi utile un ministro esperto di organizzazione sanitaria e prevenzione, capace di far comunicare la medicina territoriale con quella ospedaliera e slegato da interessi commerciali.
Invece il responsabile sanità di Fratelli d'Italia Marcello Gemmato, ha già dichiarato che non ci sarà futuro per le case di comunità, che la medicina di prossimità passerà attraverso le farmacie, il 90% delle quali sono private. Se queste sono le premesse a meno di una vera e propria rivolta popolare, rischiamo di assistere al funerale della sanità pubblica e del diritto universale alla cura.
(Vittorio Agnoletto al gr di Radio Popolare)
Post su facebook del 9 ottobre 2022