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Ma davvero si vuole riformare la pubblica amministrazione?

Nessuno mette in dubbio la necessità profonda di una riforma della pubblica amministrazione, al fine di essere davvero un servizio ai cittadini e alle imprese, perché ciascuno di noi vive quotidianamente, sia come cittadini che come dipendenti pubblici, le storture, le contraddizioni, i doppioni con il quale viene erogato il servizio pubblico.

Dinanzi a questa necessità la proposta del governo appare solo uno slogan, lanciato in mezzo ai tanti messaggi populisti che ci sommergono da oltre 20 anni... peccato che questa volta è un governo di centro-sinistra a lanciarli.

Modestamente credo che riformare la pubblica amministrazione, con l'obiettivo di offrire un servizio vero ed efficace, senza doppioni o storture, significhi in primo luogo stabilire di cosa si deve occupare il pubblico.

Una volta definiti gli ambiti significa individuare gli enti che devono affrontare le singole materie, evitando i duplicati, le ridondanze... le situazioni in cui più enti si occupano della stessa materia da aspetti diversi: stabilire cosa fare, definire chi deve fare le cose, con ordine e razionalità evitando duplicati o sovrapposizioni.

Solo allora è possibile capire quali sono gli enti utili e quelli inutili, e solo allora sarà possibile ragionare in termini di accorpamenti, razionalizzazioni, potenziamento del personale.

Una volta definito questo bisogna davvero affrontare il nodo cruciale del modo con cui viene erogato un servizio, ragionando in termini di efficienza, efficacia, informatizzazione... ma individuando anche chi è responsabile dell'organizzazione del servizio e del lavoro.

Partendo, ad esempio, dalla mia esperienza di dipendente pubblico forse sarebbe più utile riorganizzare completamente la pubblica amministrazione, evitando di dover rivolgersi a più enti, che spesso non dialogano tra di loro, per un qialsiasi pratica amministrativa: individuare, ad esempio, un unico ente che si occupi di tutto quello che concerne le patenti, incluse le sospensioni (adesso prefettura e motorizzazione), un ente che si occupi del fenomeno della tossicodipendenza, sia per quanto riguarda l'aspetto di cura che per quello che concerne le eventuali sanzioni (adesso UASL, prefettura...)...

Mi sembra invece che, ancora una volta, vengano semplicemente lanciate delle provocazioni, per altro su un aspetto nelle quali l'attenzione delle persone è elevata, senza, tuttavia, andare realmente ad incidere sulle forme e sui modi di erogazione di un servizio.

Abbiamo bisogno di adeguare ai tempi la pubblica amministrazione razionalizzando i servizi, creando flussi di comunicazione tra questi, facendo risparmiare al cittadino e alle imprese sprechi di tempo e di denaro.

Questa è la vera sfida della pubblica amministrazione.

Ma per fare questo non è necessario farsi prendere dalla fregola di fare tutto in 15 giorni, ignorando le mille mille leggi che si intrecciano tra di loro e che regolamentano ciascuna pezzettino del servizio pubblico, creando dei mostri procedurali.

E' necessario prendersi tempo, studiare come riorganizzare la pubblica amministrazione, come semplificare quell'insieme di norme e regolamenti che nel corso dei decenni si è ampliato a dismisura, come riorganizzare i flussi di informazione, semplificare gli accessi degli utenti e evitare gli intrecci di una moltitudine di enti.

Da questo, secondo me, è necessario partire per disegnare un progetto di riorganizzazione della pubblica amministrazione, perché solo avendo chiaro il disegno acquista un senso parlare di tagli, accorpamenti, spostamenti di personale... ed invece, come sempre, siamo partiti da questo aspetto.

E' stato detto, ad esempio, le prefetture devono essere 40... senza ridefinire cosa debbano fare e a cosa servano, sulla base del quale allora ha un senso capire quante ne servono e se servono.

Si dice che le imprese non si iscriveranno al registro presso le Camere di Commercio: si dica magari prima quali percorsi debbano essere fatti per quanti vogliano mettere su un'impresa e a cosa servono le Camere di Commercio, visto che quella iscrizione è un aspetto fondamentale; dal mio modesto punto di vista posso solo notare come le Camere di Commercio possano essere un punto di osservazione essenziale per capire le dinamiche economiche di un territorio.

Mi pare quindi che sia stata fatta un'operazione quanto meno superficiale e d'immagine, su un tema, invece, quello della riforma della pubblica amministrazione e della semplificaizone dell'accesso ai servizi, che è essenziale per il paese e i suoi cittadini.

 

Gino Buratti

Massa, 20 giugno 2014