Bellissimo l’ultimo Monti contro la monotonia del nostro sistema di vita, riprende il Calindri che era contro il logorio della vita moderna e quasi richiama il buon Tony Negri. Era un po’ la parola d’ordine dei giovani che volevano fare la rivoluzione e provoca quindi in generazioni come la mia anche un po’ di nostalgia. Ma ormai mi sono fatto esperto di cattivi maestri che lanciano sogni e poi lasciano i discepoli persi nelle fredde campagne russe senza nemmeno essersi avvicinati a Mosca. A questo Monti, che in teoria condivido, manca in effetti un qualcosa, forse il senso pratico, a causa del livello da cui guarda le cose, intendo il livello di censo. Per accorgersi dell’errore basta infatti provare a declinare il suo entusiastico invito ad accettare la sfida con i sentori di un giovane disoccupato, o di un cassa integrato, o di un licenziato, od anche di un occupato sulla soglia della povertà. La parola d’ordine di Monti diventa immediatamente tragica. Significa infatti: domani mattina cercati un nuovo lavoro, che equivale a dire cercati il pane, e se non lo trovi? Semplice: non mangi. Sarebbe invero tutto accettabile se Monti fosse conseguente (come in effetti dobbiamo dire lo era Negri, un po’ meno Calindri) e rispolverare un’altra vecchia parola d’ordine: il salario sociale. Chiedo al maestro Monti di darsi da fare in tal senso. A quel punto, con tale salvaguardia, effettivamente tutti potrebbero seguirlo: chi vuol emergere, o anche chi non è soddisfatto di un suo lavoro, tanto più chi lo sta cercando, vivrebbe con altro spirito e son sicuro accetterebbe la sfida. Anch’io allora mi direi Montiano, ma in caso contrario mi limiterò a pregare, io non credo, ma dicono che l’effetto sarà più o meno lo stesso.