Riflettendo amaramente sui tragici eventi della seconda guerra mondiale, Martin Niemöller (Lippstadt, 14 gennaio 1892 - Wiesbaden, 6 marzo 1984) scrisse un testo poetico di grande amarezza che ancora oggi dovrebbe servirci per guidare i nostri pensieri e le nostre azioni di fronte all’arroganza, alla follia e alla mancanza di dignità che in questi tempi caratterizzano gran parte degli uomini politici, dell’industria e della finanza ovunque nel mondo: forti coi deboli, deboli coi forti.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Oggi la storia si ripete:
Prima di tutto vennero Veltroni, Sarkozy e Maroni
a cacciare donne, bambini e uomini Rom
e non abbiamo detto niente perché non eravamo Rom
Poi vennero Bossi, Fini e Maroni
a cacciare marocchini, afghani, etiopi, nigeriani e senegalesi
e non abbiamo detto niente perché non eravamo marocchini, afghani, etiopi, nigeriani e senegalesi
Poi non vennero a cacciare i potenti della P2 e della P3,
i mafiosi, gli speculatori e i corrotti
e non abbiamo detto niente perché dormivamo davanti alla TV
Poi vennero la Gelmini e Tremonti,
a cacciare insegnanti e studenti
e non abbiamo detto niente perché non eravamo insegnanti o studenti
Poi vennero Marchionne e la Confindustria,
a cacciare gli operai, a violare i loro elementari diritti,
e non abbiamo detto niente perché non eravamo operai
Poi vennero gli speculatori finanziari,
a rubare a man bassa, ad affamare immense moltitudini,
e non abbiamo detto niente perché avevamo da mangiare
Un giorno non lontano verranno a cacciare e affamare anche noi
e non sarà rimasto nessuno a protestare
Fonte: Centro Studi Sereno Regis