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Quale crisi? Quale scelte da fare?

La grave crisi del nostro Paese , le sue attuali conseguenze deleterie sul piano economico produttivo e sociale, in Italia hanno origine lontane… almeno dalla metà degli anni 80 .

Credo che per capire la realtà che stiamo vivendo ed il cosa fare, sia essenziale partire da due considerazioni:

1) I vari governi che si sono succeduti dalla metà degli anni 80, ed il padronato (tutto), hanno ricercato la competitività del sistema impresa, attraverso:

- la riduzione di tutti costi , non solo quello del lavoro, ma anche quello della prevenzione e sicurezza scontando la morte di 1000 lavoratori l'anno;

- quello dell'abbandono di una idea di sviluppo compatibile con la natura e la persona, nonché i danni causati all’ambiente a causa di scelte distruttive e scellerate;

- quello della deregolamentazione di ogni regola nel lavoro (flessibilità, allungamento orari, incremento carichi e ritmi, ben 46 forme di lavoro precarie ed abolizione dell'art. 18);

- la frantumazione dell'organizzazione del lavoro, con la nascita delle piccole imprese a partita IVA (anche all'interno di un'impresa più grande) , con le esternalizzazioni delle attività in false cooperative, aziende in appalto, subappalto, conto terzi, ecc…;

- la riduzione sistematica dei salari e pensioni, con gli operai che nella metà degli anni 80 avevano i salari più alti d'Europa ed oggi sono diventati quelli che guadagnano meno;

- la deregolamentazione e depenalizzazione di ogni legge a tutela dei diritti di chi lavora e della prevenzione e sicurezza nei luoghi d lavoro.

- l'indebolito della competitività del sistema economico produttivo, causato anche da politiche miope dei governi, che hanno distrutto il sistema industriale a partecipazione statale, con privatizzazioni che hanno finito per incentivare uno sviluppo profondamente distorto.

In sostanza le imprese private, anziché investire i propri capitali nello sviluppo "alto" ricerca, innovazione di processo e di prodotto, ecc... hanno preferito non rischiare i propri capitali ed investire nelle attività speculative, parassitarie, finanziarie.

2) La crisi economica/ finanziaria che si prolunga del 2008 , in Italia è stata anche un segnale chiaro del fallimento delle politiche globali liberiste, e quindi anche della necessità di percorrere strade nuove ed alternative quali :

un sistema di nuove regole per lo sviluppo, incentivi mirati per uno sviluppo armonico con l'ambiente e la natura, il sostegno al reddito di chi lavora ed ai pensionati, un reddito minimo di cittadinanza e dei più deboli, uno stato sociale rafforzato, un ruolo nuovo dello stato nelle politiche di conversione ecologica a partire dalle energie pulite, ecc...

Ma in Italia i governi di Berlusconi/Monti/Renzi , si sono mossi in sintonia con la "triplice Europea" ( BCE, FMI, Commissione Europea) riproponendo con forza il vecchio modello di sviluppo liberista sconfitto nei fatti da ciò che è avvenuto nel nostro Paese e a livello mondiale.

Oggi la centralità delle scelte del governo di Renzi , oltre che essere in sintonia con l'europa dei banchieri è anche in sintonia con la Confindustria . Esse sono fondate sull'ideologia liberista con al centro lo slogan "liberare il lavoro, liberare l'impresa" , progetto che da una parte a mira a eliminare ogni tutela individuale ed il contratto collettivo nazionale dei lavoratori.

Quindi , come sappiamo, Renzi continua a fare pagare i costi della crisi ai soliti "noti" (il mondo del lavoro ed i pensionati) e dall'altra cerca di cancellare il ruolo contrattuale del sindacato come lo abbiamo conosciuto fino ad ora , per farne un soggetto del tutto subordinato, di servizio all'impresa, per arrivare alla cancellazione dello stesso sindacato ed alla definizione dei rapporti di lavoro attraverso il contratto individuale imposto da chi ha il potere economico coercitivo ad il soggetto lavoratore isolato e diviso.

In Questa situazione, anche se la forza di contrattazione dei sindacati dei lavoratori, si è notevolmente indebolita, resta comunque ancora la centralità del lavoro ed il "Soggetto Classe Operaia", che non è estinto ma si è allargato ad altre figure precarie ed autonome.

3) Ora se la situazione è quella descritta, non possiamo che condividere ogni Manifestazione come quella indetta dalla FIOM il 20 novembre a Roma, ma oggi non è sufficiente la mobilitazione del mondo del lavoro dipendente dell'industria metalmeccanica... occorre anche mobilitare i precari , tutti gli altri lavoratori a partire da quelli della scuola, tutti coloro che nei territori si battono per la tutela dell'ambiente , dei diritti sociali e quelli costituzionali ecc...

La domanda che molti a sinistra si pongono , è quella di stabilire se in questa situazione sia necessario dare una sponda politica, ai cittadini delusi da ciò che è avvenuto e sta avvenendo, con la nascita di un nuovo soggetto partitico, rimettendo assieme ciò che resta alla sinistra a sinistra del PD, o se invece sia necessario portare avanti con la lotta ed il conflitto un progetto di sviluppo alternativo articolato nelle fabbriche, nei territori e nel Paese e fare scaturire dalle lotte il nuovo contenitore della sinistra ed una nuova classe dirigente .

Ecco, io sono per sostenere la seconda ipotesi .


Umberto Franchi

Lucca 9 dicembre 2015