Il risultato dei referendum è inequivocabile.
È una vittoria dei movimenti che delinea finalmente una nuova agenda politica ecologista: "La difesa dell'acqua è un dovere di legittima difesa del genere umano. Perché di acqua siamo, e quando lo neghiamo stiamo tradendo la più antica memoria dell'umanità" (Eduardo Galeano).
Una nuova agenda politica antiliberista, che segna definitivamente il tramonto delle politiche neoliberiste messe in atto sia dal centrodestra che dal centrosinistra.
Una nuova agenda politica in cui la legg Una doppia vittoria per chi, come noi nel viterbese, ha partecipato attivamente al movimento antinucleare degli anni '80, contro la costruzione della centrale a Montalto di Castro.
Vale la pena ricordare che i reattori ad acqua bollente General Electric di Fukushima, erano proprio dello stesso tipo e della stessa tecnologia che volevano installare a Montalto di Castro e per i quali si erano date ampie assicurazioni di sicurezza alla gente della Maremma e del Lazio, poi fortunatamente il nucleare fu bloccato dal primo referendum nucleare del 1987, un anno dopo il disastroso incidente di Chernobyl del 26 aprile 1986.
Così come vale la pena ricordare che delle quattro nuove centrali nucleari previste originariamente dal governo Berlusconi (costo di 30 miliardi di euro, con entrata in funzione tra 15/20 anni, per produrre il 5% dell'energia nazionale), una certamente era destinata nuovamente a Montalto, continuando volutamente ad ignorare che si tratta di zona sismica: la stessa faglia sismica che ha dato luogo al terremoto distruttivo di Tuscania (febbario 1971) si allunga sino a Pian dei Gargani, il sito della centrale. Allora, mentre infuriava la polemica sul dopo-Chernobyl, toccò al professor Floriano Villa, presidente dell'Associazione Nazionale dei Geologi, mettere in evidenza questa situazione.
Quanto a questa seconda campagna referendaria, rispetto alla prima, poco si è riflettuto sullo stretto legame fra nucleare civile e nucleare militare. Valeva ieri, coma vale oggi: le centrali nucleari sono il cavallo di Troia per arrivare alle bombe. Questo limite certamente è legato alla difficoltà odierna di riproporre in termini chiari la questione della guerra. Il movimento pacifista è come evaporato; mentre l'opposizione continua a votare tutte le leggi che rifinanziano le guerre italiane, come se non fossero contro il dettato costituzionale.
Questa difficoltà non dobbiamo dimenticarla nell'euforia per la vittoria referendaria.
Così come non dobbiamo dimenticare il persistere del razzismo che colpisce principalmente i migranti.
La caccia al nero, al diverso, è la metafora di un intero Paese corrotto dal razzismo ed incapace di difendere i più elementari diritti degli esseri umani.
Nel sonno della ragione, si è persa legalità e solidarietà, ed il razzismo è ridiventato una piaga purulenta diffusa in tutto il paese. Sordi al monito di Primo Levi: "La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia... I segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa e cinica per il dolore altrui", è stato accettato il colpo di stato razzista del nostro governo (ad iniziare dalla legge 94/2009, il cosiddetto "pacchetto sicurezza"), lo svuotamento della Costituzione, sia quella materiale che quella formale. "Se sbattiamo in galera gli immigrati clandestini, possiamo anche inserire questo sano principio nella Costituzione riformata", scriveva Luigi Pintor più di quattordici anni fa e sembra oggi.
È evidente il ruolo svolto dalla destra e la sua, neanche più tanto larvata ormai, volontà di imporre uno sbocco autoritario alla crisi italiana.
Purtroppo non è solo responsabilità della destra, ma anche dell'opposizione, incapace di promuovere una lotta unitaria a difesa della Costituzione, della convivenza civile, dei diritti di chi il lavoro lo sta perdendo o non è mai riuscito ad averlo. Propensa, invece, a rincorrere la destra sul terreno della retorica e della propaganda per la "sicurezza".
La nostra lotta, inevitabilmente, continua. Per proporre una nuova agenda politica della pace, in cui ritorni l'indignazione per l'oscenità della guerra (che non produce mai eroi, ma solo morte e menzogna), e che faccia cessare la violenza contro gli ultimi, contro chi patisce una crudele negazione del suo diritto alla vita, nel cercare da noi pane e dignità.
Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterboe è uguale per tutti.