20 dicembre. A Como i vigili stoppano un'associazione di volontariato, che da sette anni aiuta gli homeless, che dormono sotto i portici della città, e distribuisce loro cibo e bevande calde: un'ordinanza del sindaco Mario Landriscina vieta ai poveri di chiedere l'elemosina e a tutti di portare loro sollievo. Motivazioni: dormire sotto i portici «non è decoroso» e «questo chiedono i miei cittadini».
6-7 gennaio. Le temperature si abbassano, su gran parte dell'Italia arriva il gelo. In due giorni - segnala "Avvenire" - muoiono almeno otto senzatetto. Purtroppo, non sono gli unici che perdono la vita nel freddo e nei disagi di questa stagione invernale arrivata solo a metà.
7 gennaio. Vengono pubblicate le telefonate fatte nell'agosto precedente al 118 di Napoli, da varie persone che cercavano disperatamente aiuto per un uomo di 42 anni che stava male e che si trovava su un binario della Stazione Garibaldi. Gli operatori non avevano mandato l'ambulanza e l'uomo era morto. Pare che uno di loro si sia giustificato dicendo di aver pensato che si trattasse di un barbone.
7 gennaio. È la data a partire dalla quale il Comune di Roma mette a disposizione 165 posti letto per i senza
tetto. Si sommano ai 256 già disponibili. Peccato che i senza dimora della città siano 7.500, secondo le stime
della Comunità di Sant'Egidio. Per fortuna c'è la rete della solidarietà: parrocchie e associazioni di
volontariato riescono ad ospitarne 1500, e altri mille sono accolti nei centri convenzionati con Roma
Capitale. Ma quelli che restano per strada sono comunque troppi.
12 gennaio. «Era uno scherzo, non l'abbiamo fatto apposta». È la frase con cui si giustificano due minorenni (uno di 13, l'altro di 17 anni) che il 19 dicembre hanno bruciato vivo un'homeless, che dormiva in un'automobile a Santa Maria di Zevio (Verona). Avrebbero incendiato la macchina con alcuni fogli di un rotolone da cucina. Non è la prima volta: basta fare un rapido giro su un motore di ricerca per trovare diversi casi di homeless bruciati vivi, distribuiti negli anni.
Disprezzo, indifferenza, ipocrisia, incoscienza, cinismo... Sono mille le sfumature di nero che sembrano caratterizzare l'atteggiamo di molti cittadini - e di molti Amministratori - nei confronti degli homeless. Depauperati anche di ciò che andrebbe sempre e comunque rispettato - la dignità umana - e ridotti a fagotti ingombranti, che come i cassonetti non svuotati danno fastidio ai passanti frettolosi, turbano l'estetica delle nostre belle città, si possono usare come strumenti per macabri scherzi.
Perché i più poveri fra i poveri danno tanto fastidio? Perché ne abbiamo paura, benché innocui?
Non ci tolgono nulla, non ci rubano il lavoro, non ci faranno diventare come loro: in realtà, non i poveri, ma i ricchi ci impoveriscono (speculatori finanziari, imprenditori che non pagano il giusto salario, evasori delle tasse grandi e piccoli...). È nei confronti dei ricchi che dovremmo provare diffidenza e paura, invece li ammiriamo.
Agli homeless dovremmo chiedere perdono. Magari con le parole usate da Papa Francesco quando, l'11 novembre 2016, ha incontrato le persone socialmente escluse: «Vi chiedo perdono a nome dei cristiani che non leggono il Vangelo trovando la povertà al centro. Vi chiedo perdono per tutte le volte che noi cristiani davanti a una persona povera o a una situazione di povertà guardiamo dall'altra parte. Scusate. Il vostro perdono per uomini e donne di Chiesa che non vogliono guardarvi o non hanno voluto guardarvi, è acqua benedetta per noi; è pulizia per noi; è aiutarci a tornare a credere che al cuore del Vangelo c'è la povertà come grande messaggio, e che noi - i cattolici, i cristiani, tutti - dobbiamo formare una Chiesa povera per i poveri; e che ogni uomo e donna di qualsiasi religione deve vedere in ogni povero il messaggio di Dio che si avvicina e si fa povero per accompagnarci nella vita.»
Vinonuovo.it, 18 gennaio 2018
Segnalato da Buratti Maria Stella