Chi lo conosce sa che, ascoltandolo, troverà nelle sue parole nuove visioni, profetiche e critiche, di quel che sta accadendo nella Chiesa. Marcelo è riconosciuto come biblista e teologo di fama internazionale, ecco perché i suoi brevi soggiorni in Italia lo vedono percorrere lo Stivale da Nord a Sud, più e più volte.
La gente ha voglia di incontrarlo e starlo ad ascoltare, soprattutto ora che, con l’avvento di papa Francesco, sono in molti a sperare che un’altra Chiesa sia possibile. Una «Chiesa povera per i poveri», una Chiesa di gesti e parole semplici, una Chiesa accogliente e includente, in ascolto e in dialogo.
Ma Marcelo Barros avverte: «Se un papa buono rendesse accettabile e gradevole una struttura che, presentandosi nella sua vera realtà, sarebbe rifiutata, allora quella bontà e quella simpatia finirebbero per favorire qualcosa che buono non è». Perché è facile amare Francesco, ritrovarsi avvolti nel suo abbraccio, ma non si può dimenticare che la Chiesa come istituzione ha bisogno di essere rinnovata, e perché ciò avvenga serve sì il Papa, ma servono soprattutto voci e persone che accompagnino questo cammino, che sappiano mettere in discussione il rapporto tra Vangelo e istituzione.
Marcelo da tempo è una di queste voci. Per chi ha piacere di sentirlo, stasera, alle 21 sarà a Verona nella chiesa di San Nicolò dietro l’Arena. Presenterà il suo ultimo libro, Evangelo e istituzione. Una buona occasione per riflettere e stringersi attorno a questo monaco benedettino che compie 70 anni e che non si è mai arreso, nonostante le fatiche, le delusioni e a volte anche il dolore. Ha continuato a diffondere una teologia della liberazione, la lettura di una Parola che dicono provenire dal basso e che proprio perché arriva dalla voce del popolo è destinata a elevarsi più delle altre e questo, spesso, spaventa l'istituzione.
Fonte: ComboniFem - Newsletter Suore Comboniane del 23.10.2014