Papa Giovanni, grande maestro di pace, fu solo militare volontario, per un breve tempo giovanile, per sostituire il fratello, e non può essere reclutato a forza a confermare e benedire l’etica militare. E’ un abuso e un’offesa alla quale speriamo e attendiamo rimedio da papa Francesco. E’ un atto paragonabile alle insegne religiose abusate negli stendardi militari e al dio nazionale invocato contro il dio della nazione nemica. E’ uno sprofondamento nel paganesimo tribale, e un sotterramento del vangelo. I funzionari clericali che hanno compiuto questa offesa devono ritirarla e chiedere perdono.
Qual è l’etica necessaria nell’esercito armato di armi mortali, omicide? Il 29 marzo 1996 (ero presente e prendevo appunti, una cosa che so fare bene), il generale Carlo Jean, un’autorità intellettuale dell’esercito, disse ad una platea di studenti medi, in un teatro di Torino: “Nell’esecito è necessaria la disciplina (…) perché combattere signfica uccidere. Occorre l’esecuzione autiomatica dell’ordine”. Ho pubblicato più volte queste sua parole (p. es. in La politica è pace, Cittadella, Assisi 1998, pp. 164-165).
Ora, l’obbedienza automatica è sub-umana, è abolizione della coscienza, è offesa all’immagine di Dio nella persona umana, riduce l’uomo a strumento, come diceva già Kant in Per la pace perpetua. Progetto filosofico, mostrando la necessità di abolire gli eserciti permanenti.
Tutto il pensiero cristiano (e non solo) è arrivato finalmente a capire bene questo, sulla coscienza. In un caso di tragica umiliante necessità di uccidere una persona per salvarne una più debole, senza alcuna alternativa possibili (è un caso che anche Gandhi riconosce), la decisione può essere soltanto della coscienza personale (come fece Bonhoeffer nel sostenere il complotto contro Hitler), e mai obbedienza automatica, comandata. Questa chiara verità annulla ogni etica militare della pura obbedienza. Gli obiettori di coscienza contro l’imparare e il fare la guerra lo hanno testimoniato a caro prezzo.
L’esercito è la struttura che, mediante l’uccisione sistematica, risolve un conflitto a vantaggio non di chi ha ragione e diritto, anche di difendere vite e diritti umani, ma lo risolve a vantaggio, necessariamente, di chi è più armato e spregiudicato. La vittoria militare non ha nulla a che fare con la ragione, col diritto, con l’etica, con la fede cristiana. Nulla più della ragione militare è estraneo all’etica umana. Non si può mettere Giovanni XXIII a benedire questa follia morale.
L’uso di un santo, amato per la sua bontà e per ciò che unisce e non ciò che divide, dimostra la miseria l’ignoranza della burocrazia militar-clericale in questa penosa congiura.
Enrico Peyretti