Diceva che nella Chiesa c’era bisogno di “cardinali un po’ matti”, di “gente fuori dalle righe”, di “persone che rompessero le barriere e sapessero portare novità”. Non riusciva a sopportare la vista di questa Chiesa “stanca”, “rimasta indietro di 200 anni” e si interrogava del perché non si scuotesse, di cosa mai avesse paura, com’è che continuasse ad accumulare “tanta cenere sopra la brace”. Certo, i passaggi da lui suggeriti per superare questa stanchezza secolare sono pesanti, richiedono la fatica del mettersi in discussione, lo spogliarsi delle proprie granitiche certezze e sicurezze, l’umiltà di dire abbiamo sbagliato, tracciamo un nuovo percorso insieme, un cammino che ci comprenda tutti, anche voi, che nella Chiesa non vi riconoscete più, ma da questa nuova Chiesa vi sentirete accolti.
Iniziare innanzitutto dal “riconoscere gli errori”, dal dar vita a un cambiamento radicale, che per una volta non attenda un mutamento rivoluzionario dal basso, ma lo pretenda dall’alto, affinché quello papale, vescovile, sia il primo esempio. Quello dei padri che hanno dimenticato o trascurato i figli e le loro madri e sorelle.
“Restituire la Bibbia ai cattolici”, consegnare la Parola alle donne e agli uomini, affinché le risposte arrivino dal profondo intimo del credere, siano risposte a bisogni e necessità, siano domande vere, sgorghino da dentro, non vi vengano né calate né imposte dall’alto. In caso contrario la lontananza continuerà il suo corso e la Chiesa rimarrà indietro rispetto ai passi della gente.
“Schierare i sacramenti in aiuto” alle donne e agli uomini in difficoltà, a coloro che finora sono stati allontanati: ai/alle divorziate, alle coppie risposate, alle famiglie allargate, perché il sacramento sia sostegno non esclusione…
…Fino alle ultime parole, il cardinal Martini è stato “fuori dalle righe”. O meglio, è stato nelle nostre righe. Nelle parole in cui ci riconosciamo, quelle capaci (leggendole) di farci sentire meno soli, più accolti e compresi nelle nostre umanità sempre in bilico. Fino all’umana paura della morte, alla necessità di spegnersi sentendosi accompagnati non solo da Dio, ma dalla stretta di mano di chi in terra ci ha amati e ci ama, perché l’ultimo tratto di questo cammino ci sia più lieve.
Fonte: ComboniFem - Newsletter Suore Comboniane - n. 30/2012 del 6 settembre 2012
Un ricordo di Carlo Maria Martini
- Redazione Combonifem - newsletter suore comboniane
- Categoria: Cristianesimo
- Visite: 640