Nota di Claudio Bragaglia
Modificando la precedente agenda dei lavori con cui si erano stabilite due convocazioni della consulta islamica per il prossimo autunno, il ministro dell'interno Giuliano Amato presiederà la quinta riunione di tale organismo lunedì 28 agosto.
La convocazione della Consulta è stata richiesta da più parti dopo le polemiche innescate dall'iniziativa dell'Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii), componente la Consulta stessa, che sabato scorso ha fatto pubblicare in una pagina a pagamento sui quotidiani del gruppo Monti un testo dal titolo: ''Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane'' al fine di ''informare e testimoniare'' sulla guerra tra Libano e Israele concludendo il documento con la grave affermazione ''Marzabotto=Gaza=Fosse Ardeatine=Libano'..
Autore principale di tale concezione del tutto soggettiva degli eventi risulta essere il presidente dell'Ucoii, Mohamed Nour Dachan, che spiega: «Davanti a una tragedia così grave, l'informazione era distorta e non si riusciva a capire chi era l'accusato e chi l'accusatore» aggiungendo: «Se ci saranno polemiche è perché sono state portate allo scoperto le tragedie israeliane».
Inutile dire che tale pensiero ha creato una serie di proteste non solo nell'ambito politico italiano ma addirittura nell'ambito delle stesse organizzazioni musulmane in Italia come nel caso di Zahoor Ahmad Zargar, membro del Direttivo nazionale dello stesso Ucoii, che interpellato da Aki-Adnkronos International ha dichiarato: ''Ritengo di dover comunicare pubblicamente che mi dissocio da questo messaggio che confonde i termini del problema, innesca una sterile polemica e non aiuta a instaurare un clima di integrazione e collaborazione, mettendo in dubbio la sincerità dei musulmani che vivono pacificamente in Italia, qualificandoli come antisemiti''. o come nel caso di Mario Scialoja, ex ambasciatore e rappresentante in Italia della Lega musulmana mondiale che.al riguardo « non giustifica assolutamente il paragone fatto dall'Ucoii, inammissibile, assurdo e vergognoso».
Sulla stessa linea si esprimono anche altri membri della Consulta islamica come la coraggiosa Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, che afferma: «Sederci allo stesso tavolo con loro ( l'Ucoii) ci dà fastidio, adesso. Quelli dell'Ucoii sanno di essere in minoranza, perciò vogliono rovinare tutto. Ci dissociamo completamente dalla loro iniziativa che è pura istigazione all'odio e al razzismo, un gesto da sciacalli in un momento così delicato» o come Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente e Imam della Coreis (comunità religiosa islamica) di Milano che dice: «Ancora una volta si confonde la religiosità con la politica. La stragrande maggioranza di noi musulmani è stufa di essere identificata o come terrorista o come vittima di terrorismo. Partecipiamo ai valori universali e ci sentiamo cittadini italiani». Doppiamente dannosa, la trovata. «Perché ci mette in conflitto con la comunità ebraica italiana con cui abbiamo un ottimo rapporto, un dialogo profondo e un affetto sincero». Della stessa opinione anche Ejaz Ahmad, pakistano, che dice «Condanno fortemente quel gesto, questo organismo è nato proprio per favorire il dialogo tra le culture e i popoli, Israele compreso. L'Ucoii non è la vera voce dell'Islam, non so nemmeno perché li abbiamo chiamati nella Consulta visto che dovremmo esserci solo noi moderati. Cacciarli via forse è troppo, però devono cambiare atteggiamento».
Un percorso in salita, quindi, per la Consulta Islamica così come preannunciato già dalle precedenti riunioni, con particolare riferimento a quella del 7 marzo u.s. in cui, era state originate due correnti di pensiero palesate attraverso l'elaborazione di due documenti: uno, elaborato dalla già citata Souad Sbai, che ottenne i maggiori consensi e che definiva le linee guida di orientamento dell'Islam italiano: un Islam, cioè, "distinto" e "distante" da ogni forma di terrorismo e di fondamentalismo; ed il secondo, presentato proprio dal contestato dall'Ucoii che invece, puntava su una islamizzazione formalista e sulla legittimazione dell'Islam all'interno della società italiana, più che su una vera integrazione.
Staremo a vedere!
CLAUDIO BRAGAGLIA
Autore principale di tale concezione del tutto soggettiva degli eventi risulta essere il presidente dell'Ucoii, Mohamed Nour Dachan, che spiega: «Davanti a una tragedia così grave, l'informazione era distorta e non si riusciva a capire chi era l'accusato e chi l'accusatore» aggiungendo: «Se ci saranno polemiche è perché sono state portate allo scoperto le tragedie israeliane».
Inutile dire che tale pensiero ha creato una serie di proteste non solo nell'ambito politico italiano ma addirittura nell'ambito delle stesse organizzazioni musulmane in Italia come nel caso di Zahoor Ahmad Zargar, membro del Direttivo nazionale dello stesso Ucoii, che interpellato da Aki-Adnkronos International ha dichiarato: ''Ritengo di dover comunicare pubblicamente che mi dissocio da questo messaggio che confonde i termini del problema, innesca una sterile polemica e non aiuta a instaurare un clima di integrazione e collaborazione, mettendo in dubbio la sincerità dei musulmani che vivono pacificamente in Italia, qualificandoli come antisemiti''. o come nel caso di Mario Scialoja, ex ambasciatore e rappresentante in Italia della Lega musulmana mondiale che.al riguardo « non giustifica assolutamente il paragone fatto dall'Ucoii, inammissibile, assurdo e vergognoso».
Sulla stessa linea si esprimono anche altri membri della Consulta islamica come la coraggiosa Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, che afferma: «Sederci allo stesso tavolo con loro ( l'Ucoii) ci dà fastidio, adesso. Quelli dell'Ucoii sanno di essere in minoranza, perciò vogliono rovinare tutto. Ci dissociamo completamente dalla loro iniziativa che è pura istigazione all'odio e al razzismo, un gesto da sciacalli in un momento così delicato» o come Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente e Imam della Coreis (comunità religiosa islamica) di Milano che dice: «Ancora una volta si confonde la religiosità con la politica. La stragrande maggioranza di noi musulmani è stufa di essere identificata o come terrorista o come vittima di terrorismo. Partecipiamo ai valori universali e ci sentiamo cittadini italiani». Doppiamente dannosa, la trovata. «Perché ci mette in conflitto con la comunità ebraica italiana con cui abbiamo un ottimo rapporto, un dialogo profondo e un affetto sincero». Della stessa opinione anche Ejaz Ahmad, pakistano, che dice «Condanno fortemente quel gesto, questo organismo è nato proprio per favorire il dialogo tra le culture e i popoli, Israele compreso. L'Ucoii non è la vera voce dell'Islam, non so nemmeno perché li abbiamo chiamati nella Consulta visto che dovremmo esserci solo noi moderati. Cacciarli via forse è troppo, però devono cambiare atteggiamento».
Un percorso in salita, quindi, per la Consulta Islamica così come preannunciato già dalle precedenti riunioni, con particolare riferimento a quella del 7 marzo u.s. in cui, era state originate due correnti di pensiero palesate attraverso l'elaborazione di due documenti: uno, elaborato dalla già citata Souad Sbai, che ottenne i maggiori consensi e che definiva le linee guida di orientamento dell'Islam italiano: un Islam, cioè, "distinto" e "distante" da ogni forma di terrorismo e di fondamentalismo; ed il secondo, presentato proprio dal contestato dall'Ucoii che invece, puntava su una islamizzazione formalista e sulla legittimazione dell'Islam all'interno della società italiana, più che su una vera integrazione.
Staremo a vedere!
CLAUDIO BRAGAGLIA