Riportiamo l'articolo che Claudio Bragaglia ci ha inviato, come riflessione sul dialogo interreligioso
La condanna della Consulta islamica ( che si riunirà a breve nel mese di marzo ) nei confronti di ogni manifestazione di violenza, deve propagarsi almeno con la stessa intensità delle urla dei fondamentalisti, quale segnale forte per quella che viene definita la grande massa di moderati islamici che individuano nel dialogo interreligioso e nella reciprocità della tolleranza religiosa e sociale, i fondamenti per una convivenza pacifica tra le diverse culture!
Attualmente, nel panorama geopolitico attuale (come ha evidenziato Sergio Romano in un suo intervento sul Corriere della sera del 13 febbraio u.s.), è possibile individuare innumerevoli esempi di islam cosiddetto moderato come quello del re di Giordania Abdullah, del sultano del Marocco, del presidente egiziano Mubarak , del premier turco Erdogan , ecc..
Questi comportamenti trovano concordanza, in Italia, nellattività della neo costituita Consulta islamica che, pur non rappresentando in modo globale la realtà islamica, include, comunque, nel suo ambito, componenti di cittadinanza italiana, albanese, algerina, giordana, irakena, libica, marocchina, pakistana, senegalese, siriana, somala e tunisina nonché gli esponenti di vertice di organizzazioni e comunita islamiche presenti in Italia. A questo punto, viene da chiedersi come mai la sommatoria di questi intenti moderati, relativi sia al contesto geopolitico precedentemente accennato sia a quello italiano della Consulta ( anchesso, comunque multinazionale), non abbia dato vita, tenuto conto della enorme quantità di popolazione rappresentata ( quella islamica moderata , appunto), ad un messaggio pacificatore degli animi di dimensioni colossali, capace di irrompere in tutte le reti giornalistiche e mediatiche del globo annullando, di fatto, ogni tentativo di strumentalizzazione del noto evento delle vignette da parte dei fondamentalisti ( che dovrebbero essere in minoranza ).
Ed in tale contesto risulta significativa laffermazione del Ministro Pisanu cha affermato: Ma senta, il bene c´è ma non fa notizia. E´ chi fa del male che fa notizia.
Un problema di comunicazione, dunque? Pur considerando innegabile che luso dello strumento mediatico risulti, talvolta, discriminatorio nei confronti di quanti operano senza urlare a favore della pace e della coesione sociale, non si puo, comunque, ignorare che in piu di una occasione le condanne dei musulmani moderati nei confronti di loro fratelli, autori di azioni illegali ispirate da unottica fondamentalista, siano risultate tardive e prive di intensità, originando il dubbio sulla loro veridicità e convinzione.
Ed è in tale ottica che ritengo necessario che la Consulta islamica ribadisca, in termini ancora piu convincenti, la condanna già espressa nel mese di gennaio u.s., avvalendosi anche di tutti gli strumenti di comunicazione disponibili per rendere pubblico questo intendimento, rimasto finora soffocato dalle notizie delle violenze, ma indirizzandolo soprattutto verso quelle aliquote fondamentaliste che i rappresentanti delle varie associazioni islamiche ( già citate ) ben conoscono! Solamente cosi si darebbe forza e voce al movimento moderato dellIslam ma, soprattutto, si convincerebbe lopinione pubblica della buona fede della Consulta islamica, capace di esporsi in prima persona per il conseguimento di un vero dialogo tra le religioni, annullando uneventuale critica di essere una struttura di facciata .
Dateci una dimostrazione di coraggio morale ! Buon lavoro !
CLAUDIO BRAGAGLIA
Attualmente, nel panorama geopolitico attuale (come ha evidenziato Sergio Romano in un suo intervento sul Corriere della sera del 13 febbraio u.s.), è possibile individuare innumerevoli esempi di islam cosiddetto moderato come quello del re di Giordania Abdullah, del sultano del Marocco, del presidente egiziano Mubarak , del premier turco Erdogan , ecc..
Questi comportamenti trovano concordanza, in Italia, nellattività della neo costituita Consulta islamica che, pur non rappresentando in modo globale la realtà islamica, include, comunque, nel suo ambito, componenti di cittadinanza italiana, albanese, algerina, giordana, irakena, libica, marocchina, pakistana, senegalese, siriana, somala e tunisina nonché gli esponenti di vertice di organizzazioni e comunita islamiche presenti in Italia. A questo punto, viene da chiedersi come mai la sommatoria di questi intenti moderati, relativi sia al contesto geopolitico precedentemente accennato sia a quello italiano della Consulta ( anchesso, comunque multinazionale), non abbia dato vita, tenuto conto della enorme quantità di popolazione rappresentata ( quella islamica moderata , appunto), ad un messaggio pacificatore degli animi di dimensioni colossali, capace di irrompere in tutte le reti giornalistiche e mediatiche del globo annullando, di fatto, ogni tentativo di strumentalizzazione del noto evento delle vignette da parte dei fondamentalisti ( che dovrebbero essere in minoranza ).
Ed in tale contesto risulta significativa laffermazione del Ministro Pisanu cha affermato: Ma senta, il bene c´è ma non fa notizia. E´ chi fa del male che fa notizia.
Un problema di comunicazione, dunque? Pur considerando innegabile che luso dello strumento mediatico risulti, talvolta, discriminatorio nei confronti di quanti operano senza urlare a favore della pace e della coesione sociale, non si puo, comunque, ignorare che in piu di una occasione le condanne dei musulmani moderati nei confronti di loro fratelli, autori di azioni illegali ispirate da unottica fondamentalista, siano risultate tardive e prive di intensità, originando il dubbio sulla loro veridicità e convinzione.
Ed è in tale ottica che ritengo necessario che la Consulta islamica ribadisca, in termini ancora piu convincenti, la condanna già espressa nel mese di gennaio u.s., avvalendosi anche di tutti gli strumenti di comunicazione disponibili per rendere pubblico questo intendimento, rimasto finora soffocato dalle notizie delle violenze, ma indirizzandolo soprattutto verso quelle aliquote fondamentaliste che i rappresentanti delle varie associazioni islamiche ( già citate ) ben conoscono! Solamente cosi si darebbe forza e voce al movimento moderato dellIslam ma, soprattutto, si convincerebbe lopinione pubblica della buona fede della Consulta islamica, capace di esporsi in prima persona per il conseguimento di un vero dialogo tra le religioni, annullando uneventuale critica di essere una struttura di facciata .
Dateci una dimostrazione di coraggio morale ! Buon lavoro !
CLAUDIO BRAGAGLIA