Il Manifesto intervista Benedetto Vertecchi, pedagogista e docente presso l’Università Tre di Roma: “Questo sistema educativo produce frantumazione sociale, prevale una logica aziendale che ci riporta indietro di decenni. E così ‘tecnicamente’ la scuola fallisce” “Ma se manca la politica, non si va da nessuna parte. La Gelmini non aveva la più pallida idea di cosa fosse la scuola, e il ministro Profumo, che una certa idea dovrebbe averla visto che si spaccia per un «tecnico» e ha fatto pure il professore, dimostra di non sapere cosa significa sviluppare un sistema scolastico che è sull'orlo del fallimento. Al massimo si limita a bombardarci di luoghi comuni.”
Il prof. Vertecchi sicuramente non lo manda a dire a Profumo per chi suona la campana, ma sui luoghi comuni che finora il ministro “tecnico” ha dilapidato è chiaro: “Spacciano la tecnologia come fosse la palingenesi della scuola, mentre altri paesi si stanno interrogando sull'invasività di internet nella vita dei ragazzi, ad uso e consumo delle grandi aziende, noi enfatizziamo un uso delle tecnologie che non ha niente a che vedere con la cultura. I paesi con i sistemi scolastici più avanzati stanno imponendo l'idea che il grosso del processo educativo deve passare attraverso l'esperienza nella scuola, togliendo forza all'utilizzo di quei feticci tecnologici che in realtà portano alla distruzione di un altro tipo di tecnologia nelle aule. Una volta nelle scuole c'erano strumentazioni chimiche e raccolte naturalistiche, oggi invece solo monitor.”
“La chiamano modernità, mentre stanno cercando di lasciare il segno con ben altri provvedimenti.” Si veda per esempio la proposta di allungare l’orario dei docenti che è per il prof Vertecchi ridicola, “il punto è che la scuola dovrebbe essere aperta tutto il giorno, ma non si può confondere l'orario di funzionamento della scuola con l'orario delle lezioni dei professori, io a scuola ci metterei gli orti per far restare i ragazzi fino a sera... La proposta di far lavorare i prof sei ore in più è da incompetenti in assenza di un nuovo patto per riorganizzare il funzionamento delle scuole in questa direzione, ma servono fondi e non tagli.”
“In Italia abbiamo una dispersione scolastica molto alta, non c'è ancora una interpretazione rigida dell'obbligo scolastico (14 o 16 anni?) e gli iscritti all'università sono in calo rispetto al resto d'Europa. La verità è che siamo in una situazione pre fallimentare.” E se gli studenti tornano sulle piazze, Vetecchi è contento benché “altri sono tutelati dalle loro famiglie, quelli che vanno nelle scuole migliori, o che possono andare a studiare all'estero. Qui stiamo facendo un'operazione di frantumazione sociale, torniamo indietro di decenni facendo prevalere una logica aziendale.” “La responsabilità più grande è quella delle forze politiche democratiche, che avrebbero il sacrosanto dovere di incanalare forme di proteste prepolitiche trasformandole in politica attiva, trasformando così il disagio in proposta di cambiamento effettivo. Invece, al massimo, si corre dietro a una logica di rattoppi che di per sé non potrà mai ricostruire un sistema educativo degno di questo nome.”
“Quello che ancora oggi non si vuole capire è che la scuola va totalmente ridisegnata per diventare un modello di riferimento educativo in completa autonomia dai mercati. In Francia ci stanno provando, parlano di rifondazione scolastica. Da noi, niente. In Finlandia, altro esempio, le scuole non chiudono mai. Venti anni fa c'era il più alto tasso di suicidio giovanile, adesso quel paese è diventato un modello di riferimento. Questa è la strada da seguire.”
Fonte: Il Manifesto del 26.11.2012
Segnalato da Ida Tesconi
Vertecchi: il fallimento “tecnico” della scuola
- Benedetto Vertecchi
- Categoria: Pedagogia
- Visite: 1220