Con l'avanzare delle tecnologie di escavazione negli ultimi decenni, l'impatto delle cave nel nostro territorio è diventato sempre più invasivo, sempre meno sostenibile. Per l'ambiente, per il paesaggio, ma anche per le nostre città e per i nostri cittadini: inquinamento dell'aria, inquinamento delle acque, inquinamento acustico, strade devastate dal traffico pesante...
Tutto questo genera conflitti nelle nostre comunità che diventano sempre più critici: da una parte gli imprenditori, che da queste attività traggono ingenti profitti, e i lavoratori del marmo, che è vero che ricevono un compenso per il lavoro, ma sono sottoposti a continui rischi (10 morti negli ultimi dieci anni, i feriti non si contano...); dall'altra il resto della cittadinanza che non solo non riceve i benefici economici, ma è anche costretta a subire tutti gli svantaggi che ricordavamo, oltre ai costi economici per depurare le acque, per costruire adeguate infrastrutture, per riparare i danni del dissesto idreogeologico causati dall'escavazione.
La legislazione regionale e i regolamenti comunali, oltre a non essere stati rispettatati, si sono dimostrati inadeguati a tutelare un patrimonio così prezioso e fragile.
E' per far emergere queste contraddizioni e chiedere che si inizi la riconversione delle cave verso attività sostenibili per l'uomo per l'ambiente che sabato 4 gennaio, alle 16 a Massa, l'Accademia Apuana della Pace scende in piazza e aderisce alla manifestazione in difesa del patrimonio delle Alpi Apuane.
Accademia Apuana della Pace
Massa, 3 gennaio 2020