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A proposito di fascismo e antifascismo. Ne parliamo con Mario Pancera e Massimo Michelucci

Ricordando Ermenegildo della Bianchina (Gildo), Partigiano e Presidente dell’ANPI Provinciale, che ci ha lasciati martedì scorso, a pochi giorni dall’anniversario della Liberazione, pubblichiamo queste riflessioni di due amici dell’AAdP.

Nella sbornia culturale di questo ultimo ventennio si è andata affievolendo quella radice antifascista sulla quale è nata la nostra repubblica. Si è proceduto progressivamente ad un affievolimento di quei valori che sono alla base della Costituzione, arrivando, in un certo modo, a sdoganare il fascismo e tutte le sue attuali declinazioni.

Ne parliamo con Mario Pancera, giornalista e scrittore, e Massimo Michelucci, storico locale e Vicepresidente dell'Istituto Storico della Resistenza Apuana di Massa-Carrara.


 AAdP: La Repubblica Italiana nasce sull'opposizione al fascismo, come negazione dell'uomo e dei diritti fondamentali della democrazia. Un valore questo che piano piano nella coscienza degli italiani si è andato progressivamente affievolendo.

  • Mario Pancera: I motivi di questo affievolirsi sono numerosi, a parte quello, ovvio, del tempo che passa e storicizza gli avvenimenti (quanti votanti di oggi sanno chi è Cavour o Garibaldi? sembra facile, ma fate una prova), i personaggi e le loro idee. Penso che la perdita di coscienza di ciò che è stato il fascismo si debba soprattutto alla scuola. Per quel che vedo, da alcune generazioni, non sono molti i maestri e i professori - laici e religiosi - che formano le coscienze degli alunni contro le dittature. A scuola sembra importante rispondere ai quiz, più che conoscere i fatti e approfondire la verità.

  • Massimo Michelucci: Direi meglio, e un pò anche polemicamente, che questo era proprio il senso profondo dell'antifascismo ma che non si è mai imposto completamente nella società civile, pur avendo originato in maniera concreta la necessità della lotta e segnato le fondamenta della Costituzione. È prevalso in effetti nel tempo una antifascismo ideologico politico, dovuto soprattutto alla guerra fredda, scaduto poi addirittura in partitico, poi un antifascismo retorico, poi uno celebrativo, poi uno critico persino della resistenza e della lotta di liberazione (la resistenza tradita del Sessantotto), infine ai nostri giorni un antifascismo di maniera, che è di tutti e così di nessuno. Anche per questo la Costituzione che tutti affermano essere la più bella del mondo non è stata mai compiutamente realizzata.

AAdP: Dall'equiparazione dei “ragazzi di Salò” alle dichiarazioni di Beppe Grillo, leader del M5S, quanto pesa tutto questo in quel revisionismo storico e culturale che da anni sta dilagando?

  • Mario Pancera: Data l'ignoranza generalizzata, il ricordo della "repubblica di Salò" e l'affermazione del grillismo (degno erede del berlusconismo e del qualunquismo, altre forme di fascismo contemporaneo), sono uno sbocco logico. Il termine "marò" usato per i nostri marinai ci riporta alla X Mas di Valerio Borghese ovvero alla repubblica di Salò (1943-1945). Borghese nel 1970 congiurò addirittura per abbattere la democrazia. Eppure nessuno ci fa caso. E il triste sit in del caso Aldrovandi a Ferrara con il debole comportamento delle istituzioni repubblicane? È vero, la storia diluisce i ricordi, ma la coscienza deve averli ben presenti.

  • Massimo Michelucci: L'equiparazione, le dichiarazioni, consapevoli o no, sono gli effetti di quel processo revisionistico. Di fronte ad esso io credo fortemente nello studio della storia contemporanea, anche e soprattutto di cosa fu il fascismo. Se si fosse coscienti veramente di cosa rappresentò il fascismo nella concretezza del vivere: una società non libera, con una parte politica che eliminò ogni avversario (anche fisicamente) e che creò uno stato impostato sulla violenza e la paura, dove i valori erano la delazione e la calunnia, dove d'obbligo era l'appartenenza. Se si ricordasse un regime dove i bambini venivano indottrinati per segnare i caratteri, come in un vero e tragico totalitarismo dove si obbliga a pensare tutti allo stesso modo. Ecco se si studiassero (e si fossero studiati) nella scuola questi aspetti nel concreto dei fatti, della vita delle persone e delle famiglie (magari anche rileggendo in senso critico il manuale del balilla), ogni revisionismo storico sarebbe impossibile. Mi sono chiesto a lungo quale fosse e sia l'operazione politica che stava e sta a base di tale revisionismo strumentale, di quello cioè che sul fascismo mette i "se" e i "ma". La mia risposta è che l'unico obiettivo vero non può che essere proprio la Costituzione, una legge troppo piena di diritti, che non andava e non potrà mai andar bene per chi intende organizzare e gestire il potere, in ogni campo (econmico, politico, sindacale, culturale, informativo, etc.), con minori vincoli e responsabilità. Ancora ne sono convinto.

AAdP: Il fascismo non come semplice memoria storica, ma come qualcosa che vive oggi e si declina, magari in diverso modo.

  • Mario Pancera: Se un chiaro concetto di fascismo non entra, come da anni non entra praticamente più, nella coscienza degli italiani, è difficile "attualizzare" l'antifascismo: se manca la coscienza del primo risulta inutile la presenza del secondo. L'opinione pubblica italiana è disorientata: dimenticate le nefandezze del primo, le sue leggi liberticide, la sua propensione alle guerre di conquista (presentate come guerra di difesa o di necessità demografica), la sua ideologia antiumanistica, l'eliminazione dei partiti e della libertà di parola, la volgarità dei suoi messaggi ("Credere, obbedire, combattere", "Un popolo dalle culle vuote non può conquistare un impero!"), e così via, buona parte degli italiani pensa che le trasformazioni contemporanee del fascismo non siano fascismo. Con grillismo e berlusconismo assistiamo a una grave caduta di valori spirituali. Il quarantenne, laureato e cattolico direttore di un sito internet a un mio articolo sugli inizi vocianti di Benito Mussolini ha risposto che "Beppe Grillo va visto come Gesù e il Movimento 5 stelle come quelli dei primi cristiani, ingiustamente calunniati e perseguitati dai pagani". In tutta franchezza, come parlare di corretta memoria del passato e cultura del presente?

    Per concludere, penso che chi ama la libertà debba continuamente cercare di spiegare che cosa è stato il fascismo e come può presentarsi oggi nell'individuo e nella società. Per Pasqua il papa ha ricordato, tra l'altro, che spetta agli uomini di buona volontà vincere il male. "Pasqua è il giorno in cui nasce la libertà". Non fermarsi, dunque, sconfiggere l'ignoranza. L'ignoranza è schiavitù. Si tratta di istruire i giovani e di convincere i meno giovani. L'istruzione seria e costante porta all'educazione delle coscienze. Non è facile ma, senza dubbio, è necessario.

  • Massimo Michelucci: Ancora in contrapposizione alla domanda io penso che il problema sia il non aver fatto i conti con la memoria del fascismo. Gli italiani non li hanno mai fatti. Ancora oggi i soldati italiani sono considerati più bravi di quelli tedeschi, come se non fossero anche loro responsabili di tremendi crimini di guerra, gli si riconosce insomma un dna di bontà che non è scientificamente verificabile, così come non lo era la differenza di razza. Tale esame di coscienza gli italiani lo hanno di fatto rimandato negli anni, fino a rigettarlo. In Germania penso invece sia avvenuto. L'assunzione di colpa in effetti è un atto di grande profondità etica, prevede la capacità di autocritica, il senso di responsabilità. Qualità di una coscienza civica che si basa sull'onestà intellettuale, sul rigore verso i valori e gli ideali, sul rispetto della legge, aspetti che costituiscono il metodo della democrazia. Con amarezza constato che gli italiani (almeno una larga parte) sono invece forse rimasti ancora fascisti, almeno nella pancia, e quei valori e quei metodi in fondo non li apprezzano. Se non fosse così non si spiegherebbe come mai dal dopoguerra hanno avuto sempre notevole successo politici populisti e demagoghi.

AAdP: Dinanzi a tutto questo come può essere declinato e attualizzato l'antifascismo oggi, facendo si che la memoria del passato sia qualcosa che rende viva una cultura latra del presente.

  • Massimo Michelucci: Per il secondo punto sono convinto che per valere oggi la memoria debba appunto essere viva, debba essere tenuta accesa, comportando così ancora la possibilità delle scelte. La memoria permette cioè i distinguo. Se non si dimentica il razzismo del fascismo, che ugualmente a quello nazista comportò campi di concentramento e morte, difficilmente si potranno avere atteggiamenti razzisti contro per esempio gli extracomunitari di oggi. Tutto qui, ma è grande cosa rispetto ai rigurgiti di razzismo che si vedono riemergere, sia nella politica ma purtroppo anche nella società. Anche se chi il razzismo lo cavalca è sicuramente peggiore di chi lo esprime, il secondo infatti sta sicuramente sbagliando (penso al cittadino singolo), magari (lo spero) anche ingenuamente. Il primo (il politico) invece lo sta sicuramente usando. La sua colpa non ha giustificazioni ed io la condanno apertamente.

    Rispetto al primo punto della domanda credo che l'antifascismo rappresenti un sistema di valori ed ideali addirittura fondativi del vivere democratico, della democrazia come noi la intendiamo, fatta di diritti e doveri. Per declinare oggi l'essere antifascista, posizione che io ritengo oltremodo attuale e valida non solo per il presente, ma anche per il futuro, basterebbe che chi lo professasse fosse conseguente e coerente con il suo dettato, cioè la Costituzione, che è ancora tutta lì, e tutta ancora da realizzare. Ma tale compito, l'essere conseguenti e coerenti, e parlo anche naturalmente del livello personale, è davvero molto, ma molto difficile.