Non passa giorno senza avere notizia di donne torturate e uccise: torturate e uccise dai mariti, dai fidanzati, dagli ex-compagni, dagli acquirenti e dagli imprenditori del mercato schiavista di carne umana, dal maschilismo che è la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, di ogni potere criminale, di ogni relazione di dominio e di sfruttamento, di ogni barbarie, di ogni pulsione e ideologia e condotta e struttura onnidistruttiva.
Non passa giorno senza avere notizia di donne, uomini, bambine e bambini migranti vittime di abominevoli violenze e tratti a morte: in mare, nei ghetti, per le strade, nei campi, nei lager, uccisi dalle mafie, dagli schiavisti, dal "disordine costituito" economico e politico internazionale, dalle dittature di ogni ordine e grado, dal razzismo della teppa fascista, dal razzismo padronale e di stato.
Non passa giorno senza che la guerra - quella degli eserciti e quella delle milizie, quella degli stati e quella delle mafie, quella dei gruppi armati e quella degli individui - nuove stragi esegua.
Fermare questo triplice orrore è il primo diritto e il primo dovere di ogni essere umano.
Non essere ucciso è il primo diritto di ogni essere umano.
Salvare le vite è il primo dovere di ogni persona e di ogni umano istituto.
Per salvare l'umanità dall'incombente catastrofe è responsabilità e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni.
Per salvare l'umanità dall'incombente catastrofe è responsabilità e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto impegnarsi in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani, in difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanità.
I movimenti delle donne che per l'imminente otto marzo hanno promosso lo sciopero generale di tutte le donne riproponendo così, con lucidità e coraggio, il significato e il fine originario e fondamentale dell'istituzione della Giornata internazionale per la liberazione delle donne - e con esse dell'intera umanità - da ogni violenza e da ogni oppressione, convocano l'umanità intera alla lotta nonviolenta più necessaria e più urgente.
Ad esse ed all'iniziativa da esse promossa, lo sciopero delle donne questo 8 marzo 2017, esprimiamo gratitudine e sostegno.
Ancora una volta all'ascolto di Clara Zetkin e di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Hannah Arendt e di Carla Lonzi, di Franca Ongaro Basaglia e di Luce Fabbri, di Laura Conti e di Wangari Maathai, di Adrienne Rich e di Germaine Tillion, all'ascolto della teoria e delle prassi dei movimenti femministi, all'ascolto delle infinite vittime della violenza maschilista, razzista, militarista, mafiosa, schiavista, totalitaria.
Ancora una volta nella consapevolezza che solo sconfiggendo il maschilismo si costruisce l'eguaglianza di diritti e la solidarietà che ogni persona riconosce e raggiunge, si costruisce la pace che salva le vite, si invera la sobria e condivisa felicità possibile agli esseri umani, si adempie il bene comune nella comune responsabilità.
La giornata dell'otto marzo ci convoca ancora tutte e tutti alla lotta comune per la comune liberazione.
Figura dell'umanità come dovrebbe essere, invito al pensiero e all'azione, movimento di riconoscimento, principio speranza e miracolo della nascita, l'iniziativa delle sciopero delle donne promosso per l'otto marzo da "Non una di meno" e dai movimenti che in quell'appello si riconoscono, chiama a un agire persuaso e generoso che dall'8 marzo si protenda, si sviluppi e si realizzi in ogni giorno successivo.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza è in cammino.
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 5 marzo 2017