Sempre giovane, sempre lucidamente critica, anche a 96 anni, Lidia ci mancherà. Ha saputo credere nell'utopia e immaginare mondi nuovi prima che altri ne scorgessero solo la possibilità; e per conseguirli ha percorso strade concrete e occupato posti di responsabilità. Donna, prima di tutto; donna libera, appassionata, amante della pace, dei diritti di tutte e di tutti - donne, uomini, migranti, ultimi -, della partecipazione democratica, del confronto. Partigiana senza mai aver portato le armi, antimilitarista convinta, nonviolenta, lo è rimasta tutta la vita e non ha mai smesso di lottare, persuasa che “la lotta è ancora lunga… quello che abbiamo ottenuto è ancora recente e fatica a durare”.
Ha percorso l'Italia, in lungo e in largo per testimoniare le sue convinzioni. “La resistenza è una scelta di vita, si resta partigiani/e, non si va in pensione; si ricorda in primo luogo che la memoria non si perde, non c’è l’Alzheimer dei popoli: si perde se qualcuno vuole che la perdiamo, c’è sempre una causa, una azione ad hoc, se si vuole far perdere la memoria a un popolo lo si fa perché non riconosca rischi pericoli danni ingiustizie che tuttora esistono, un popolo privato di memoria vien condotto o spinto ovunque e questo è oggi il massimo pericolo del tempo” (intervista di L. Nappi).
Intervenuta anche ad alcune iniziative dell'Accademia Apuana della Pace, ci ha raccontato le lezioni di lotta noviolenta delle donne partigiane, a partire da ciò che lei stessa aveva vissuto. Per noi resta una testimone, un monito a non desistere, uno sprone. Grazie, Lidia!
Accademia Apuana della Pace
Massa Carrara, 7 dicembre 2020