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Alcune domande sul nucleare (Navarra Alfonso)

Da Patrizia Creati ad Alfonso Navarra
Una richiesta di aiuto. Vorrei che mi risondessi alle seguenti domande:
"Quale margine di trattativa l'Europa può avere con la Russia sul nucleare? Esiste uno spazio di incidenza italiano e NATO sulla distensione nucleare in Europa?"
"Esiste un nesso tra la presenza delle atomiche americane in Europa e le vicende mediorientali, in particolare con la vicenda iraniana?"
"Cosa possiamo fare noi italiani sapendo che la Russia intenderebbe vendere all'Iran missili per la difesa degli impianti nucleari in caso di attacco? Cara Patrizia,
Eccoti i primi spunti per una risposta alle tue domande "da un milione di dollari".

La situazione attuale della proliferazione nucleare si puo' cosi' riassumere, seguendo, in parte, la traccia dell'ultimo libro di Angelo Baracca:
- I trattati e gli accordi internazionali degli anni '90 riguardavano una prima fase della proliferazione, anche se non l'hanno certamente chiusa (i rischi di proliferazione delle armi nucleari attuali permangono, come hanno dimostrato l'India e il Pakistan, e come si paventa per l'Iran, le due Coree, ed anche per i Paesi in stato di proliferazione latente, come Germania e Giappone).
- Le Potenze nucleari allora si accordarono su quei trattati proprio perchè quei tipi di armi erano sovradimensionate e diventavano addirittura obsolete per le nuove strategie previste o messe in atto, in primo luogo da Washington.
- Le grandi speranze di giungere alla totale eliminazione delle armi nucleari, ribadite all'ONU nel 2000, sembrano però definitivamente tramontate: gli Usa non hanno ratificato il CTBT ( Proibizione dei Test Nucleari ), hanno rescisso il trattato ABM (Proibizione dei missili intercettori) del 1972 e lo START II (Riduzione delle armi strategiche) non è mai entrato in vigore .
- Il punto fondamentale è che si è aperta una fase completamente nuova della proliferazione nucleare, molto più ambigua, pericolosa e difficilmente controllabile: essa è caratterizzata da armi completamente nuove che si possono sviluppare senza violare i trattati esistenti e che superano gli "incovenienti" dele armi nucleari attuali, che limitano il loro uso. Si tratta delle armi nucleari cosiddette di "quarta generazione" che utilizzano i settori più avanzati, avveniristici, della scienza e della tecnologia: ricerche per realizzare la fusione nucleare controllata, soprattutto per confinamento inerziale, superlaser, aceleratori di particelle, antimateria, nanotecnologie, ricerca di nuovi isotopi pesanti, nuovi processi nucleari, microesplosivi a fissione, superesplosivi, idrogeno metallico, probabilmente la "fusione fredda".
L'Europa tratta con la Russia non separatamente ma per il tramite della NATO, che è un organismo ad egemonia USA, sopravvissuto allo scioglimento del Patto di Varsavia e rilanciato con il "Nuovo Concetto Strategico" del 1999.
Lo spazio europeo per una trattativa indipendente a mio avviso sorgerebbe se riuscissimo a mandare in porto la fine del "nuclear sharing" (condivisione nucleare) con gli USA, come richiesto oggi, a quanto mi risulta, dalla Norvegia.
La fine del "nuclear sharing", se richiesta, perseguita, praticata, reciderebbe l'erba sotto i piedi al controllo egemonico degli USA sulla struttura militare, e quindi sulla politica militare ed estera dei Paesi europei, in particolare di quelli non dotati di loro autonoma "deterrenza" (come Francia e Gran Bretagna).
Il disarmo atomico dell'Europa, avviato da una decisione autonoma dell'Italia, rilancerebbe il processo di disarmo mondiale e quindi darebbe argomenti e credibilità alle forze democratico-pacifiste che nei vari Paesi firmatari del TNP non ritengono di dovere premere per entrare nel "club atomico".
Su questa strada disarmista l'Europa potrebbe trovare uno dei percorsi (assieme alla difesa di un modello sociale solidale e all'ecosviluppo) che potrebbero rafforzare una sua identità e strutturazione politica democratica, attualmente deficitari.
(Il 9 marzo 2005 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione, in 43 punti, sulla Conferenza di revisione del TNP, che esamina tutti i problemi, compresi l'Iran e la Corea del Nord. L'insistenza sulla necessità del disarmo nucleare è teorica, la richiesta più forte è "il bando della produzione di tutte le armi che fanno uso di materiali fissili" e quindi non vi è alcun riferimento alle nuove tendenze della proliferazione nucleare).
Il collegamento con le vicende mediorientali esiste: le basi italiane, ad esempio, sono predisposte per fare da trampolino di lancio per i possibili attacchi militari USA, inclusi quelli che prevedono l'uso delle nuove mininukes per i bunker di grande profondità (vedi piani di guerra contro l'Iran, ricordati anche nel recente servizio de "L'Espresso" incentrato sullo scoop della costruzione della nuova abase americana a Vicenza).
Quello che possiamo fare noi italiani è sempre una unica, ma decisiva cosa: disarmare unilateralmente, a cominciare dalle armi atomiche ed adottare una "difesa difensiva" sul modello svizzero (o di Cuba), con determinante peso di una autonoma componente civile non armata e nonviolenta. L'unico modello compatibile con l'art. 11 della nostra Costituzione.
Dobbiamo avere fiducia nella "forza dell'unità popolare" e lavorare per "creare una internazionale dei diritti umani". Nessun popolo va considerato nostro nemico e anche con i "proletari iraniani" dobbiamo cercare dialogo diretto di base e dimostrare solidarietà nella ricerca comune della soluzione dei problemi veri che toccano la gente lavoratrice: non tecnologie antiumane ed ecocide, false garanti di una falsa sicurezza, ma benessere, giustizia e libertà.
Da qualche parte si deve pure cominciare ad interrompere la catena degli eventi che sta rilanciando, in tutto il mondo (vedi il test nordcoreano), la corsa al riarmo atomico. Possiamo essere noi, cittadini italiani, a compiere il primo passo per rilanciare un circolo "virtuoso" della pace.