E’ un libro che coloro che si impegnano in nuove pratiche di vita (praticanti del commercio equo, gruppi di acquisto solidale, militanti di movimenti di base, firmatari di manifesti per la difesa dei beni comuni etc) e che sentono il bisogno di inserire i propri gesti in una prospettiva politica di più ampio respiro, devono leggere.
Quella che segue non è una recensione, tali e tanti sono i temi proposti alla riflessione dall’autore, ma solo un invito alla lettura non individualista, ma prima fase di un dibattito da sviluppare nei propri gruppi e nel proprio ambiente.
Ma, chi è Gustavo Esteva? Lui si definisce “un attivista sociale e un intellettuale pubblico deprofessionalizzato”. Messicano, dopo una intensa e avventurosa vita militante prima, e aver occupato importanti incarichi governativi poi, la sua prospettiva politica e sociale venne cambiata dall’incontro con Ivan Illich, di cui diverrà amico e collaboratore. Oggi vive nella regione di Oaxaca, dove ha fondato un’originale Università della Terra, conforme alle idee di Illich sul libero apprendere, in tandem con la analoga esperienza condotta in Chiapas da Raymundo Barraza. Autore di vari testi, con una vasta rete di relazioni in America Latina e fuori, è stato assessore degli zapatisti all’epoca dei Colloqui di San Andrés e ha partecipato attivamente a quella straordinaria esperienza della APPO (Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca), che per alcuni mesi ha gestito autonomamente la città, prima della cruenta repressione governativa.
Veniamo al libro.
Un’insurrezione percorre il mondo. Alcune sue manifestazioni sono sotto la vista di tutti: la primavera araba, gli indignati spagnoli, le manifestazioni greche, gli Occupy Wall Street….Ma pochi hanno percepito le radici di questa insurrezione e i suoi contenuti più importanti: sebbene essi siano alla portata di tutti, pochi riescono a vederle. Quale è il suo significato? È realmente un’insurrezione? Potrebbe già essere l’espressione del processo che pone fine ad un’era e smantella il regime economico e politico dominante? Quali sono i suoi rischi e le sue potenzialità?
E’ corretto parlare di insurrezione nel caso di questi movimenti ma anche di una serie di scelte personali, ma effettuate assieme ad altri, di uscita dal mercato capitalista iniziando a praticare forme di scambio diretto?
Scrive Esteva nell’introduzione: <<In un’intervista con Julio Scherer del 10 marzo 2011, il subcomandante Marcos ha spiegato perché si considerasse un ribelle sociale, impegnato in cambiamenti radicali e profondi e non un rivoluzionario: “Perché un rivoluzionario si propone fondamentalmente di trasformare le cose dall’alto e non dal basso, a differenza del ribelle sociale…il quale sta lavorando dal basso senza porsi l’obbiettivo del potere”.>>
L’influsso del pensiero di Illich appare evidente laddove scrive <<Abbiamo bisogno di recuperare il senso della proporzione, che non esiste al di fuori del senso comune, proprio delle comunità. Contro la società dello sperpero, della distruzione e dell’ingiustizia […] possiamo opporre il valore della rinuncia sensata e responsabile al superfluo in nome di mete sociali che rinuncino per sempre all’idolatria della crescita economica.>>
E ancora: <<Siamo chiaramente di fronte a una ribellione, al tipo di atti che costituisce la sostanza di ogni autentica rivoluzione. […] L'aspetto innovativo di questa ribellione è la convinzione generale dei suoi protagonisti, che si basa sull'esperienza di tutte le lotte precedenti, di fronte alle quali sentono di non poter delegare ad altri le proprie capacità e responsabilità di comando nel condurre la trasformazione. […] Le iniziative su piccola scala che danno forma alle insurrezioni in corso, sono una chiara anticipazione della società in divenire, però devono realizzarsi in lotta con un sistema aggressivo e ostile, che le contrasta continuamente, procurando loro gravi danni. […] non sono sufficienti le forme di solidarietà e di mutuo appoggio, che già stanno offrendo le ampie coalizioni formate dagli scontenti. […] E’ necessaria la sollevazione. Dobbiamo realizzare quello che in Messico 5 anni fa hanno proposto gli zapatisti e che molti si sono affretti ad archiviare. Non deve confondersi con la "via armata" che alcuni gruppi cercano tuttora di perseguire, perchè l'insurrezione sarà pacifica e democratica, tanto pacifica quanto le circostanze lo permettano e tanto democratica quanto sarà possibile. >>
Impossibile in questa breve nota toccare tutti gli argomenti del libro. Una occhiata all’indice potrà meglio darne un’idea.
1 - Dispersione quotidiana ribelle (Mangiare, Imparare, Curarsi, Altri campi)
2 - Al di là dello sviluppo : il buen vivir
3 - La fine di un’epoca e l’alternativa comunitaria
4 - La fine del capitalismo (Lo spettro del capitalismo, L’età dei sistemi, La tecnologia, Classi, analisi di classe, organizzazione di classe)
5 - Articolazione e organizzazione (La lotta per la democrazia, Gli ambiti di comunità, La localizzazione, L’ articolazione pluralista, La costituzione dei soggetti)
6 - Natura della crisi
7 - La rottura (Che fare con la modernità, Il ruolo dell’astrazione, Postmodernità e postmodernismo)
8 - Rivolta, ribellione, insurrezione, rivoluzione
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Esteva sarà in Italia a primavera e condurrà due seminari pubblici, uno in Toscana e uno a Roma, nei quali le tesi esposte nel libro saranno sottoposte a discussione e approfondimento. Intanto un gruppo di amici romani ha iniziato un dibattito a distanza con l’autore che potrà essere seguito e partecipato sul sito comune-info.net e prossimamente i siti www.recommon.org e www.kanankil.it proporranno una intervista video ora sotto traduzione.
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