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Banche e risparmiatori sotto uno stesso tiro nemico?

I dati 2015 di Banca d’Italia affermano che il mal di pancia del sistema bancario italiano è causato da 361 miliardi di crediti andati a male, 201 dei quali annoverati tra le sofferenze bancarie.

I casi emersi recentemente sulla grande stampa riguardano Banca Etruria, Banca delle Marche, CariFerrara e CariChieti, salvate con un decreto su cui il governo ha posto la fiducia e che ha fatto intorno a 150000 vittime, tra i risparmiatori titolari sia di azioni che di obbligazioni subordinate nelle banche. In pratica si sono salvate le banche e si sono truffati i risparmiatori.

L’epicentro del terremoto che si sta abbattendo sul sistema bancario italiano riguarda la banca più antica al mondo, il Monte dei Paschi di Siena, MPS. Il suo ex-presidente Profumo ha dichiarato, a suo tempo, che se non si fosse proceduto a ricapitalizzare in tempo utile MPS tutto il sistema bancario italiano sarebbe stato a rischio.

Il buco miliardario di cui soffre è stato stimato superiore ai 50 miliardi di euro, maturato in gran parte dopo l’acquisizione di Antonveneta. Una capitalizzazione successiva di 8 miliardi a carico, in larga misura di investitori interni, è stata incenerita rivelandosi del tutto insufficiente a tenere a galla il gruppo. Tra giugno e novembre del 2012 il gruppo aveva ottenuto dal governo Monti un prestito di 3,9 miliardi che qualcuno ha scambiato per un inizio di nazionalizzazione di MPS, purtroppo sbagliando.
Il piano di contenimento delle spese prevede 400 filiali da chiudere, il taglio di 4600 posti di lavoro, 1100 pensionamenti anticipati, 100 posti di dirigente da eliminare.

Le domande d’obbligo sono relative ai mancati controlli su MPS da parte di Banca d’Italia. Non c’è in corso alcuna azione della Magistratura a indagare sui responsabili dei falsi in bilancio seguiti alla acquisizione e all’emissione di derivati inventati a posteriori per nascondere la voragine Antonveneta. Ma ancora più a monte ci si chiede quale logica abbia portato alla mancata vigilanza di Banca d’Italia sulle operazioni MPS. Ricordiamo che ai tempi della disastrosa e onerosissima acquisizione di Antonveneta la Banca d’Italia era presieduta dall’attuale presidente della BCE, Mario Draghi. Nessun processo. Nessuna Commissione Parlamentare. Solo una commissione di inchiesta della regione toscana (1)

Secondo le indicazioni della Jp Morgan ( riconosciuta dalle istituzioni pubbliche americane come l’Hedge Fund, principale responsabile della crisi del 2007/2008) commissionata dal governo Renzi (consulenza costata 450 milioni di euro) mancherebbero 5 miliardi perché l’istituto possa rientrare nei piani di solvibilità da reperire azzerando le azioni subordinate che per l’appunto ammonterebbero a 5 miliardi dando in cambio ai loro detentori, normali azioni che trascinerebbero a zero il valore delle azioni non subordinate! In pratica una strage per gli obbligazionisti di MPS a cui verranno assegnate azioni con valore tendente a zero in cambio del loro credito verso la banca. Una anticipazione del bail-in, previsto dalle nuove regole europee, per gli obbigazionisti del Monte dei Paschi?

Non vi sembra una interessata e ben pagata consulenza? Vediamo, nel seguito di questa analisi, perché l’ipotesi potrebbe non essere del tutto campata in aria.

La Jp Morgan per la cronaca ha consigliato Renzi di cacciare F. Viola, che stava rimettendo insieme i cocci del gruppo dopo l’acquisto della popolare Antonveneta per sostituirlo con Morelli che ai tempi del misfatto era direttore finanziario del Monte Paschi.

È notizia di ieri il rifiuto della BCE alla richiesta di proroga di venti giorni (secondo una versione successiva sino al 20 gennaio) al fine di capitalizzazione esterna, per tramite di investitori esterni come il fondo del Katar o hedge fund guidati da Soros perché in questo momento tali investitori tra cui la stessa Jp Morgan hanno deciso di fare un passo indietro (a quale scopo tale temporeggiamento?).
Un rifiuto che ha trascinato giù la borsa italiana (in gran parte composta da titoli bancari) determinando un ulteriore crollo del titolo MPS.

Ci si chiede, come mai Draghi, che ha già stampato 1100 miliardi per comperare titoli di stato con il “quantitative easing” e che oltretutto, ha avuto un ruolo nel consentire la fusione disastrosa fra il Monte Paschi e l’Antonveneta, non sia più disposto a rilevare, al prezzo di carico, le obbligazioni detenute dai risparmiatori della MPS?

La ragione di facciata potrebbe consistere nel fatto che a impedirglielo ora è la Unione Bancaria che pure è creatura ed espressione diretta della BCE.

Il governo che si formerà tenterà, tramite decreto, un salvataggio pubblico ma le nuove regole della Unione Bancaria (UB) non permettono più salvataggi pubblici!

L’UB per chi non lo sapesse è il trasferimento di competenze, nel campo della vigilanza sulle banche, dalle autorità nazionali ad autorità europee. Abbiamo ceduto la nostra sovranità (sovranità finanziaria) anche in questo settore cruciale! In estrema sintesi l’UB prevede che le banche in crisi dovranno essere salvate con operazioni di bail-in. (garanzia interna a carico dei risparmiatori)
Ricordate il piano di acquisto da 60 miliardi di Euro al mese per un anno e mezzo? È il cosiddetto Quantitative Easing ovvero “alleggerimento quantitativo”… Doveva servire, tra l’altro, a farci uscire dalla deflazione. La BCE, tuttavia, è lontana da quel che sarebbe necessario agli stati membri ovvero che garantisse formalmente il loro debito pubblico, provvedendo liquidità immediata su richiesta degli stessi, ad un tasso stabilito e permanente dello 0%. Solo in questo modo la indispensabile sovranità monetaria degli stati sarebbe salvaguardata. Viceversa, i tecnocrati non eletti di Bruxelles, a suo tempo decisero che la BCE potesse finanziare solo le banche e non direttamente gli stati membri! Di conseguenza malgrado il tasso di interesse sia sceso a zero questo denaro passando attraverso le banche non è mai riuscito a raggiungere l’economia reale perché proprio a causa della crisi le aziende con un rating alto (in genere le medie e grandi aziende) non hanno interesse a fare investimenti e le micro e piccole imprese sono considerate troppo a rischio di insolvenza dalle banche che fanno perciò tutt’altro uso dei finanziamenti a tasso zero ricevuti dalla BCE.

Sinora, tuttavia, le banche riuscivano a cartolarizzare una parte dei loro crediti deteriorati insieme a titoli tossici e loro titoli privati; la BCE ricorreva all’alleggerimento quantitativo anche per il salvataggio degli istituti di credito ma le nuove regole della UB in vigore dal primo gennaio 2016 gli impediscono la prosecuzione di questa prassi. Sembrerebbe che la grande finanza si stia muovendo contro le stesse banche o almeno contro una parte di esse che per qualche motivo entrano nel suo micidiale mirino.

Persino il governatore della Banca d’Italia, finora zelante propugnatore dei trattati dell’UE, consapevole della pericolosa anomalia introdotta con il bail in, principale nuova regola di gestione delle crisi bancarie, ne chiede la revisione (2).

La grande finanza ha imposto le sue regole, ancora una volta, in barba alla nostra Costituzione.
La Costituzione italiana ammette il libero mercato ma regolamentato dallo Stato, contemperato cioè all’interesse pubblico, (artt. dal 41 al 47) . In particolare, l’art. 47 impone alla Repubblica la tutela del risparmio – e quindi primariamente di renderlo possibile con le opportune politiche di deficit (oggi quasi del tutto impedite dalla UE) – e poi la Repubblica controlla, coordina e disciplina il credito. Oggi questa Costituzione formale è del tutto disapplicata, in particolare da quando abbiamo firmato i trattati europei dell’Unione, in totale conflitto con la nostra Costituzione.
La speculazione finanziaria, ad esempio, nel nostro ordinamento costituzionale, fondato sul lavoro, è del tutto illegittima.

Eppure nel lontano 1993, il “nostro” solito Draghi, in Italia (sei anni dopo negli USA ad opera di Clinton) riesce ad anticipare tutti varando il Testo unico bancario del 1993 che ha rimesso in piedi la pericolosa commistione fra banche commerciali e banche d’affari, abolendo la Legge bancaria del 1936 con cui fu introdotto in Italia lo standard americano della Legge Glass-Steagall, voluta da Roosevelt a sancire la fine del capitalismo finanziario che aveva causato la grandi crisi del ’29.

Nessuna commistione sarebbe stata permessa tra banche commerciali ordinarie che raccolgono denaro nella forma di depositi, per impiegarli nell’economia reale prestandoli a famiglie ed imprese, e banche d’affari che fanno investimenti finanziari e speculativi ad alto rischio. Si era deciso, nel 1933 negli Usa e nel ’36 in Italia, che le banche d’affari dovessero essere tenute ben distinte da quelle di deposito commerciali, in modo che non potessero più usare i risparmi delle famiglie nel casinò finanziario internazionale e soprattutto che non dovessero mai più beneficiare di alcuna garanzia statale rispetto ai dissesti causati dai loro azzardi finanziari. Come votereste oggi a un ipotetico referendum che vi chiedesse se fosse o meno il caso di ripristinare la legge bancaria abolita da Draghi?

Il bail-in, che costituisce l’ossatura normativa dell’UB, è stato recepito in Italia in anticipo rispetto alla normativa convogliata dalla UB. L’11 settembre 2015, per la precisione, attraverso un decreto attuativo della direttiva europea votata dal parlamento europeo il 23 aprile 2014: votazione in cui il Partito Democratico di Renzi si è schierato compatto per il sì, come del resto ha fatto Forza Italia. Persino la Lega Nord di Matteo Salvini non vota contro ma si astiene. «Non sono d’accordo con la legislazione europea sul bail in ma la rispetto», aveva spiegato, nel corso di una intervista, linguisticamente travagliata, il capo del governo Renzi.

Il primo atto della costruzione dell’Unione Bancaria, raccontato come un sistema che dovrebbe dare fiducia al sistema bancario (3), come spiega efficacemente il giurista Marco Mori (4), è il regolamento 806 del 2014, approvato sulla base di una proposta dei tecnocrati della commissione europea del luglio del 2013 e accolta entusiasticamente in Italia dal banchiere, nonché ministro dell’economia Saccomanni, ex-governo Letta.

Eccovi uno stralcio della proposta che ha entusiasmato Sarcomanni e il suo governo:

L’azione del Comitato (l’organo sovranazionale che gestirà le crisi bancarie n.d.a.) sottende il principio che le perdite, i costi o le altre spese sostenuti in relazione all’applicazione degli strumenti di risoluzione delle crisi siano in primo luogo a carico degli azionisti e dei creditori dell’ente soggetto a risoluzione della crisi E SOLO IN ULTIMA ISTANZA, SE NECESSARIO, A CARICO DEL SETTORE FINANZIARIO”.

In pratica viene previsto che il conto delle eventuali conseguenze negative della speculazione finanziaria operata dalle banche sarà messa a carico dei loro clienti e solo in ultima istanza da chi la crisi l’ha provocata!

A ben guardare, al di là dei necessari camuffamenti, la normativa della UB ha rispettato in pieno questo principio guida. Si veda a proposito la già citata disamina di Marco Mori (4) che tra le altre cose mette in evidenza il paradosso del sistema della vigilanza unico che trasferisce la vigilanza nazionale a BCE al fine di garantire che la vigilanza a cui saranno soggette le banche sia indipendente (si noti che controllato e controllore praticamente coincidono essendo la BCE composta da banche centrali nazionali che a loro volta sono composte dalle più grandi banche universali) e il meccanismo di risoluzione unico (MRU) che tra l’altro assicura che le situazioni di crisi saranno gestite in un modo ordinato, a un costo minimo per i contribuenti… In pratica, laddove si escludeva esplicitamente il settore finanziario tra i soggetti che dovessero essere chiamati a coprire le perdite, ora si afferma che il bail-in ha lo scopo di non aumentare gli esborsi fiscali dei contribuenti… Ma attenzione, il MRU dovrebbe raggiungere il livello obiettivo di cassa nel 2023, consistendo a quell’epoca, nell’1% dei depositi bancari protetti. Come si vede un fondo garanzia del tutto insufficiente!

Ma cosa ancora più importante, dal primo gennaio 2016, la BCE non può più intervenire a salvare le banche, né può farlo la Banca d’Italia (ricordate le analoghe azioni di salvataggio della FED tra il 2007 e il 2008?) proprio perchè sono attive, dall’inizio dell’anno in corso, le nuove regole della UB.
Ecco infatti cosa risulta espressamente vietato nella predisposizione del piano di risoluzione
all’art. 8:

“Il piano di risoluzione non presuppone alcuno dei seguenti interventi:
a) sostegno finanziario pubblico straordinario oltre all’impiego del Fondo istituito ai sensi dell’articolo 67;
b) assistenza di liquidità di emergenza fornita da una banca centrale;
c) assistenza di liquidità da parte di una banca centrale fornita con costituzione di garanzie (collateralizzazione), durata e tasso di interesse non standard”.

e l’art. 15, essenzialmente afferma che chi ci rimetterà a causa dei dissesti bancari saranno (in pieno accordo con quanto previsto nel 2013 dalla Commissione Europea): azionisti, obbligazionisti e correntisti non protetti (quelli con più di € 100.000,00 sul conto? (5)).

La citata disamina di Marco Mori chiarisce come l’UB renda impraticabili interventi quali gli aiuti di Stato (e gli aiuti da parte dell’esiguo fondo di garanzia interbancario) a meno di deroghe che, come nel caso del fiscal compact, permetterebbero al nuovo governo in formazione di intervenire utilizzando denaro dei contribuenti, nel tentativo di risanamento del dissesto di MPS. Forse ora, in molti, si renderanno conto a cosa hanno dato il proprio avvallo.

Una nazionalizzazione, in pratica un investimento da parte dello Stato (e non una semplice spesa) tramite capitalizzazione forzata con denaro pubblico del Monte dei Paschi non sembra più una ipotesi facilmente praticabile. Lo scenario peggiore che potrebbe aprirsi a questo punto sarebbe quello di affidarsi al meccanismo europeo di stabilità. Il famigerato MES (6) cui l’Italia di Monti ha devoluto 125 miliardi. Ci si augura ovviamente che il prossimo governo eviti di scegliere questa pericolosissima strada.

E’ chiaro come sia stato operato un radicale capovolgimento:

un tempo le banche raccoglievano i risparmi dei cittadini e la banca centrale dello stato vegliava e rassicurava i risparmiatori. Da qualche tempo stava accadendo esattamente il contrario: le banche collateralizzavano i loro titoli tossici che offrivano alle Banche Centrali ricevendo “in premio” denaro, la novità è che la garanzia si è tutta spostata sulle spalle degli stessi risparmiatori, costretti alle varie forme di bail-in!

Quali effetti avrà tutto questo sul sistema del risparmio e del credito? La normativa sul bail-in, spaventando i risparmiatori, potrebbe facilmente impedire la sperata ricapitalizzazione delle banche, chiunque volesse investire in una banca si renderà conto che il sistema di protezione è stato invertito a totale svantaggio di chi risparmia.

Con le parole di Luciano Barra Caracciolo (7) ecco, in estrema sintesi, lo scenario complessivo che è stato messo in essere:

Il sistema bancario è sotto pressione via Vigilanza Europea, il sistema industriale è sotto pressione via sistema bancario italiano, e i salariati sono massacrati dal sistema economico”.

A vantaggio di chi?

1. http://www.radiosienatv.it/wp-content/uploads/2016/08/RELAZIONE-FINALE-Vers.-1.0.pdf

2. http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/visco_banche_bail_in-1517572.html

3. http://www.europarl.europa.eu/atyourservice/it/displayFtu.html?ftuId=FTU_4.2.4.html

4. http://www.studiolegalemarcomori.it/unione-bancaria-ecco-come-si-distrugge-il-risparmio- nazionale/

5. “In Italia, l’organismo deputato a garantire la tutela del depositi è il Fondo Interbancario di tutela dei depositi, a questo fondo aderiscono tutte le banche residenti in italia, eccezion fatta per le banche di credito cooperativo che, a loro volta, aderiscono al Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo. Quello che preme segnalare è l’assoluta inadeguatezza del fondo, rispetto ai fondi classificati come “Rimborsabili”,cioè rispetto ai volumi dei depositi bancari rimborsabili. Spieghiamo meglio con i numeri: a giugno 2014 i depositi rimborsabili risultavano essere (nel totale depositato presso le banche italiane) sono 508 miliardi di euro, a fronte di accantonamenti disponibili per appena 1,66 miliardi di euro, che corrispondono ad appena lo 0.30% dei fondi rimborsabili! Stando alla fragilità di buona parte del sistema bancario nazionale appare del tutto ingannevole e fuorviante parlare dell’esistenza di una garanzia assoluta sui depositi inferiori ai 100 mila euro.

Quindi i correntisti con depositi inferiori ai 100 mila euro, possono dormire sonni tranquilli? Diciamo con assoluta chiarezza che il Fitd è in grado di sostenere il fallimento di un istituto di credito di medio piccole dimensioni, considerando che è in divenire una politica di raggruppamento di banche per costituire istituti di credito grandi e solidi (anche per fugare rischi futuri di insolvenza) appare piuttosto prevedibile considerare inadeguata la consistenza del Fitd, pur potendo dire con assoluta certezza che non si corrono rischi nel medio termine che si verifichi un evento di proporzioni così preoccupanti.

… allora perché preoccuparsi se non si possiede più di 100mila euro in conto? Perché comunque si avvia una procedura, tutti i prodotti della banca vengono bloccati in attesa della risoluzione, da quelli più complessi fino al semplice conto corrente. Tutti significa che anche i conti correnti al di sotto dei 100mila euro vengono bloccati e qualsiasi operazione è disabilitata fino a quando non sia risanato il buco. Considerando una veloce esecuzione da parte degli organi competenti, per un salvataggio (non stiamo parlando di un fallimento conclamato) è adeguato considerare un intervallo medio di tre mesi. Provate a considerare cosa potrebbe significare per molti non potere disporre dei propri risparmi per tre mesi! Dunque indipendentemente dai rischi chi corrono veramente, è sempre utile conoscere lo stato di salute del proprio istituto di credito.”

da http://www.intelligonews.it/articoli/4-febbraio-2016/36605/bail-in-esiste-realmente-la-garanzia-dei-c-c-sotto-100mila-euro

(6) http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/01/meccanismo-europeo-di-stabilita-tutto-quello-che-non-vi-dicono-e-che-dovreste-sapere-i/934479/

(7) http://orizzonte48.blogspot.it/