Sollecitati e preoccupati per i toni con cui in questi giorni si è tornati a dibattere della "missione" italiana in Afghanistan, come AAdP desideriamo proporre alcune considerazioni: stupisce in primo luogo la silenziosa indifferenza in cui da quasi dieci anni si consuma una guerra devastante, che finora ha mietuto circa 2.000 vittime tra i soldati della coalizione occidentale, 40.000 tra i militari e i civili afghani - se ne parla solo quando un soldato rientra a casa chiuso in una bara; stupisce che in piena crisi economica, mentre si tagliano risorse e servizi, mentre una parte sempre più grande di cittadini vive nell'indigenza e nella povertà, il Parlamento abbia potuto stanziare 24 miliardi di euro per la difesa nel bilancio 2010; sorprende l'ipocrisia con cui la politica si ostina a definire l'invio di mezzi e soldati armati una "missione di pace" - per aggirare l'art. 11 della nostra Costituzione - e ipotizza che per aumentare la sicurezza dei nostri soldati potremmo dotare i nostri aerei di bombe. Possiamo davvero credere che si possa arrestare il terrorismo seminando morte ed odio, che si possa esportare democrazia e pace continuando a bombare villaggi poverissimi e civili inermi? Quale pace mai potrà essere imposta da eserciti stranieri armati che promettono aiuti impugnando le armi? Vorremmo che su queste domande vitali si aprisse un confronto serio, superando la logica delle sterili contrapposizioni, dei dibattiti isterici, dei toni da crociata; vorremmo che i nostri parlamentari valutassero il significato, il senso, le prospettive di queste decisioni politiche senza limitarsi a facili slogan e retorici proclami; vorremmo che a livello locale i cittadini, le associazioni, i movimenti sentissero che il problema ci riguarda, perché l'intolleranza, la paura, l'odio contro il "nemico" che ogni giorno ci vengono istillati già si stanno ritorcendo contro di noi e stanno creando una società di individui di giorno in giorno sempre più violenti e aggressivi.
Accademia Apuana della Pace