Il 4 novembre, giorno dell'Unità nazionale e delle Forze Armate, vogliamo celebrarla riaffermando l'articolo 11 della Costituzione : "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali."
Questo articolo fondante della Costituzione viene disatteso. Negli ultimi anni, con l'invio di armi all'Ucraina, deciso dall'Unione Europea, a cui l'Italia si è supinamente accodata, siamo entrati indirettamente in guerra.
E oggi siamo di fronte alla guerra in Medio Oriente, all'attacco terroristico criminale di Hamas con uccisione di oltre 1400 civili, alla risposta altrettanto criminale di Netanyau e dell'esercito israeliano con il bombardamento di abitazioni, chiese, moschee, scuole, ospedali e l'invasione via terra di Gaza, uccisione di civili (ormai siamo a oltre 9000 civili, oltre 3000 bambini) lasciati senza acqua, carburante cibo medicine. L'imperativo è distruggere Hamas, quando tutti sappiamo che i capi di Hamas non sono a Gaza... E sta emergendo il vero disegno, distruggere la popolazione palestinese, intanto rioccupando Gaza, e continuando l'occupazione della Cisgiordania con l'espansione delle colonie e questo è genocidio, tentativo non troppo celato, di far sparire un popolo.
Non siamo soli in questa denuncia inascoltata che chiede un immediato cessate il fuoco a Gaza, aiuti umanitari e interposizione; ci sono molte personalità dell'Onu e delle agenzie internazionali, i popoli del mondo arabo e anche molti israeliani, critici contro le scelte di Netanyau e dell'esercito che stanno sacrificando gli stessi ostaggi in mano ad Hamas pur di raggiungere i loro scopi.
Le guerre sembrano ormai l'unico linguaggio dominante per la risoluzione dei conflitti; dall'inizio di questo secolo si è visto un aumento incredibile di guerre. In Africa sono chiaramente legate tutte all'accaparramento delle risorse di questo ricchissimo continente, guerre fatte spesso per procura delle superpotenze.
In Italia la militarizzazione della società e il processo culturale di accettazione della guerra è iniziato già da qualche anno (dall'invio senza incertezze di armi all'Ucraina, dalla "guerra" ai migranti che potrebbero essere pericolosi terroristi...) con cambiamenti culturali nel linguaggio biunivoco, o bianco o nero, senza ammissione di dissenso; negando la complessità delle situazioni, la comprensione delle ragioni e dei torti.
Tutto per far accettare la guerra; si deve giustificare agli occhi dell'opinione pubblica l'assassinio e la distruzione dell'Altro.
Prosaicamente l'industria bellica è la più fiorente al mondo in questo periodo, si investe nella ricerca di tecnologie e armamenti sempre più sofisticati, nella produzione e nella vendita di armi, e vanno usate per garantire la successiva produzione.
Anche nel nostro paese nel piano di ripartizione delle risorse è aumentata la spesa militare destinata sopratutto a nuove armi, continuando il trend di aumento già visto nel governo precedente, a discapito di investimenti nei settori sociali, scuola e sanità pubblica, che è al collasso.
La costruzione della Pace deve partire dall'educazione alla convivenza, dalla ricerca e investimento nelle iniziative di risoluzione dei conflitti senza armi (forze di interposizione, mediazione...) e dal disarmo.
Non c'è pace senza giustizia!
Accademia Apuana della Pace
Massa, 2 novembre 2023
File ufficiale del comunicato stampa