ll 1 e 2 ottobre 2012 si svolgerà a Milano il Forum della Cooperazione voluto dal Ministro Riccardi. Scopriamo in questi giorni, nonostante il processo partecipativo che ha portato al forum, che parte dell’organizzazione sarà pagata da sponsor che hanno ripetutamente violato i diritti umani e calpestato i valori della cooperazione che vorremmo.
Cosa penserà allora, ascoltando l’intervento dell’amministratore delegato dell’ENI, chi ha lavorato in Nigeria con le popolazioni esasperate dalla polvere nera del gas flaring, dagli sversamenti di petrolio e dalla militarizzazione del territorio dovute alle attività estrattive? O chi ha visto in Iraq esponenti dell’ENI arrivare su un aereo militare poco prima delle truppe di occupazione italiane nel 2003 a Nassiriya? Chi pratica la cooperazione nel nome della solidarietà e amicizia tra popoli quell’anno gridava “No blood for oil” nelle piazze di tutto il mondo. E’ in corso attualmente una campagna di Amnesty International che stigmatizza il comportamento della compagnia italiana nel Delta del Niger, ma anche altri paesi come Repubblica del Congo e Kazakistan sono stati gravemente inquinati e danneggiati dalle attività estrattive dell’ENI, secondo report attendibili. Sponsor come Microsoft e Banca Intesa non ci pregeranno di interventi sul futuro della cooperazione ma pesano sul forum i loro finanziamenti, a scopo meramente pubblicitario e provenienti da attività di credito verso imprese che fanno di armi e nucleare il proprio core business come Betchel, European Aeronautic Defence and Space Company, Honeywell International, Thales, Boeing e l’italiana Finmeccanica.
Nel 2006 c’erano gli “Stati Generali della Solidarietà e Cooperazione Internazionale” convocati da associazioni e movimenti, con il coinvolgimento dell’allora vice ministro agli Esteri con delega alla cooperazione, per cambiare la politica italiana in tema di pace e solidarietà tramite una vasta partecipazione della società civile. Il percorso produsse riflessioni ed elementi innovativi che avrebbero dovuto sostenere una riforma dell’obsoleta legge italiana della cooperazione, ma fu molto ostacolato. Nel 2012 le consultazioni sulla bozza del nuovo disegno di legge – in discussione al Senato - rimangono tra addetti ai lavori, con un approccio tecnico che non mette in discussione la filosofia dell’attuale cooperazione italiana: strumento di politica estera piuttosto che di solidarietà, dei diritti, della pace e del dialogo. Ci domandiamo se un’occasione come il Forum di Milano, spazio aperto al confronto tra diverse visioni, possa produrre delle proposte alternative o rischi, per mettere insieme tutti, di non giungere a nulla. Occorre vigilare affinché questo evento non produca vantaggi reali solo per chi dalla cooperazione vuole ricavare profitti, come scritto nel DNA dell’impresa privata.
La cooperazione che vogliamo e pratichiamo è un’altra, guarda altrove e oltre il solo orizzonte italiano. La cooperazione che vorremmo è fatta di partenariati e solidarietà reale tra comunità e soggetti che difendono i diritti umani e ambientali, che sperimentano nuovi modelli economici di produzione e commercio rispettosi dell’uomo e della natura, scambiandosi idee e visioni sul futuro ancora prima che capitali, progettando interventi civili di pace per prevenire i conflitti o trasformarli, impegnandosi nella riconciliazione nazionale e tra popoli sulla base di un’idea comune di giustizia. Rifiutiamo quindi nettamente la commistione tra aiuti umanitari ed interventi militari, e tra cooperazione e affari. Questa non è utopia ma quanto già si fa in molti altri paesi europei e fanno da anni centinaia di realtà italiane con i loro partner nazionali e internazionali, esplorando ed estendendo continuamente la vera frontiera della nostra cooperazione.
Un ponte per…, Fair e Fairwatch, Consorzio Città dell’Altra Economia, Reorient Onlus, Lunaria, A Sud, Servizio Civile Internazionale-Italia, Attac-Italia, Mondo senza Guerre e senza Violenza, Casa per la Pace Milano, Rete Artisti contro le Guerre, Ragnatela, Comitato Pace Convivenza Solidarietà Danilo Dolci
28 settembre 2012