• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ricerca documenti

Cosa ha detto Papa Francesco sull’Italia, i migranti e il clima

Parlando con i giornalisti sul volo che lo ha riportato in Italia dalla Colombia, Papa Francesco ha commentato l’operato del governo italiano in Libia e più in generale sulla gestione dei migranti, approvandolo. Il Papa ha citato alcuni esempi di integrazione «bellissimi» che ha osservato in Italia, e poi a proposito della Libia ha parlato dell’esistenza di “lager” dove vengono trattenuti i migranti – sono i cosiddetti “centri di detenzione”, dove vengono ripetutamente violati i diritti umani – ma ha ipotizzato che l’Italia stia facendo “di tutto” per risolvere il problema.

"Io sento il dovere di gratitudine verso l’Italia e la Grecia, perché hanno aperto il cuore ai migranti. Ma non basta aprire il cuore. Il problema dei migranti è, primo, cuore aperto, sempre. E’ anche un comandamento di Dio, di accoglierli, “perché tu sei stato schiavo, migrante in Egitto” (cfr Levitico 19,33-34): questo dice la Bibbia. Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho? Secondo: non solo riceverli, ma anche integrarli. Integrarli. Io ho visto esempi – qui, in Italia – di integrazione bellissimi.
Quando sono andato all’Università Roma Tre, mi hanno fatto domande quattro studenti; una, l’ultima, che ha fatto la domanda, io la guardavo [e pensavo]: “Ma questa faccia la conosco…”. Era una che meno di un anno prima era venuta da Lesbo con me nell’aereo. Ha imparato la lingua, e siccome studiava biologia nella sua patria ha fatto l’equiparazione e ha continuato. Ha imparato la lingua. Questo si chiama integrare. In un altro volo – quando tornavamo dalla Svezia, credo – ho parlato della politica di integrazione della Svezia come un modello, ma anche la Svezia ha detto, con prudenza: “Il numero è questo; di più non posso”, perché c’è il pericolo della non-integrazione.
Terzo: c’è un problema umanitario, quello che Lei diceva. L’umanità prende coscienza di questi lager, lì? Delle condizioni di cui Lei parlava, nel deserto? Ho visto delle fotografie… Ci sono gli sfruttatori… Lei parlava del governo italiano: mi dà l’impressione che stia facendo di tutto per lavori umanitari, per risolvere anche il problema che non può assumere…
Ma [riassumendo]: cuore sempre aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria. E c’è un’ultima cosa che voglio dire, e vale soprattutto per l’Africa. C’è, nel nostro inconscio collettivo, un motto, un principio: “L’Africa va sfruttata”. Oggi a Cartagena abbiamo visto un esempio di sfruttamento, umano, in quel caso [quello degli schiavi]. E un capo di governo, su questo, ha detto una bella verità: “Quelli che fuggono dalla guerra, è un altro problema; ma per tanti che fuggono dalla fame, facciamo investimenti lì, perché crescano”. Ma nell’inconscio collettivo c’è che ogni volta che tanti Paesi sviluppati vanno in Africa, è per sfruttare. Dobbiamo capovolgere questo: l’Africa è amica e va aiutata a crescere. Poi, gli altri problemi, di guerre, vanno da un’altra parte. Non so se con questo ho chiarito…"

Poi il Papa ha anche risposto a una domanda sul cambiamento climatico.

"Chi nega questo deve andare dagli scienziati e domandare loro. Loro parlano chiarissimo. Gli scienziati sono precisi. L’altro giorno, quando è uscita la notizia di quella nave russa – credo – che è andata dalla Norvegia al Giappone o a Taipei passando dal Polo Nord, senza il rompighiaccio, e le fotografie facevano vedere pezzi di ghiaccio… Attraverso il Polo Nord, adesso, si può passare. E’ molto chiaro, è molto chiaro. Quando è uscita quella notizia, da una università – non ricordo dove – ne è uscita un’altra che diceva: “Abbiamo soltanto tre anni per tornare indietro, altrimenti le conseguenze saranno terribili”. Io non so se è vero “tre anni” o no; ma che, se non torniamo indietro, andiamo “giù”, quello è vero. Del cambiamento climatico si vedono gli effetti, e gli scienziati dicono chiaramente la strada da seguire. E tutti noi abbiamo una responsabilità, tutti. Ognuno una piccolina, o più grande, una responsabilità morale: nell’accettare, dare l’opinione o prendere decisioni. E dobbiamo prenderlo sul serio. Credo che sia una cosa su cui non scherzare, è molto seria. Lei mi chiede: qual è la responsabilità morale? Ognuno ha la sua. Anche i politici hanno la loro. Ognuno ha la propria. Secondo la risposta che dà.
Io dico: ognuno ha la propria responsabilità morale, primo. Secondo: se uno è un po’ dubbioso che questo non sia tanto vero, che domandi agli scienziati. Loro sono chiarissimi. Non sono opinioni campate per aria: sono chiarissimi. E poi decida. E la storia giudicherà le decisioni. Grazie.
Mi viene in mente una frase dell’Antico Testamento: l’uomo è uno stupido, è un testardo che non vede. L’unico animale del creato che mette la gamba nella stessa buca, è l’uomo. Il cavallo e gli altri no, non lo fanno. C’è la superbia, la presunzione di dire: “No, ma non sarà così…”. E poi c’è il “dio Tasca”, no? Non solo riguardo al creato: tante cose, tante decisioni, tante contraddizioni e alcune di queste dipendono dai soldi. Oggi, a Cartagena, io ho incominciato da una parte, chiamiamola, povera, di Cartagena. Povera. L’altra parte, la parte turistica, lusso e lusso senza misure morali, diciamo. Ma quelli che vanno di là, non si accorgono di questo? O gli analisti sociopolitici, non si accorgono? L’uomo è uno stupido, diceva la Bibbia. E così, quando non si vuol vedere, non si vede. Si guarda soltanto da una parte. Non so, e della Corea del Nord, ti dico la verità, io non capisco, davvero. Perché davvero non capisco quel mondo della geopolitica, è molto forte [arduo] per me. Ma credo che, per quello che vedo, lì c’è una lotta di interessi che mi sfuggono, non posso spiegare davvero. Ma l’altro aspetto è importante: non si prende coscienza. Pensa a Cartagena, oggi. Ma questo è ingiusto, e si può prendere coscienza? Questo mi viene in mente. Grazie"