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Dichiarazione conclusiva della conferenza internazionale delle Donne in Nero

Riportiamo il testo della Dichiarazione Conclusiva della Conferenza Internazionale delle Donne in Nero che si è tenuta a Gerusalemme, inviata da Doriana Goracci.

Tratto dalla nonviolenza è in cammino. 1071 di domenica 2 ottobre 2005

Dichiarazione conclusiva della Conferenza Internazionale delle Donne in nero

"Le donne resistono alla guerra e all'occupazione"
Gerusalemme 12-16 agosto 2005

Noi donne, palestinesi, israeliane e internazionali, riunite a Gerusalemme per la XIII Conferenza internazionale delle Donne in nero:

1. Confermiamo il nostro impegno a lavorare insieme come rete mondiale di donne dedite alla libertà, all'uguaglianza, alla giustizia, alla pace, ai diritti delle donne e ad un mondo libero da ogni violenza. Concordiamo di incontrarci ancora per continuare la nostra lotta e riaffermare il nostro impegno nelle attività e negli obiettivi della nostra rete, in una conferenza internazionale delle Donne in nero che si terrà in Spagna.

2. Insistiamo sulla partecipazione delle donne come partner a pieno titolo nella prevenzione e nella soluzione dei conflitti, nella negoziazione e nell'attuazione degli accordi di pace in base alla risoluzione Onu 1325. La partecipazione equa ed attiva di donne con differenti background nel prendere le decisioni è cruciale per assicurare che si affrontino e che ci si dedichi effettivamente ad argomenti relativi ai diritti economici, sociali, nazionali, etnici e culturali, alla libertà di scelta e alla sicurezza delle donne.

3. Chiediamo giustizia sociale ed economica e condanniamo il sistema e la struttura di sfruttamento della globalizzazione delle corporazioni multinazionali che portano alla povertà milioni di persone in tutto il mondo, e che prosperano a spese della giustizia sociale e dello sviluppo.

4. Lavoriamo per un mondo in cui la differenza non significhi disuguaglianza, oppressione o esclusione, così come combattiamo contro tutte le cause di oppressione e discriminazione basate sul genere, sulla razza, sulle preferenze sessuali, sull'età, sull'identità etnica e nazionale e sulla religione.

5. Sfidiamo le politiche militaristiche dei nostri governi, facciamo un appello per il disarmo, e condanniamo l'interferenza degli Usa e dei loro alleati nella politica di altre stati sovrani.

6. Ci impegniamo a promuovere un'educazione e un linguaggio di verità e di speranza che riflettano il nostro diritto alla giustizia, al risarcimento e alla riparazione, che sono le basi per la creazione di un mondo fondato su valori di giustizia, uguaglianza, cooperazione e solidarietà.

7. Condanniamo il femminicidio e tutte le forme di violenza - sessuale, fisica o psicologica - a cui le donne sono soggette nei luoghi di conflitto, nelle zone militarizzate, e nella loro vita quotidiana.

8. Chiediamo la fine immediate della guerra e dell'occupazione degli Stati Uniti in Iraq, e siamo solidali con le donne irachene nella loro lotta per i diritti umani e legali.

9. Ci appelliamo per una pace equa e sostenibile tra Israele e Palestina basata sulla legge internazionale e i diritti umani, da realizzare attraverso:
- La fine dell'occupazione israeliana,
- La cessazione immediata di tutte le azioni contro i civili, gli omicidi, le chiusure, le demolizioni di case, la confisca delle terre, la costruzione di insediamenti, la costruzione del muro dell'apartheid, la privazione di acqua, l'accesso negato alle scuole, agli ospedali, e ai luoghi di lavoro e di culto;
- Il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici;
- Lo smantellamento di tutti gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati nel 1967;
- Negoziati finali immediati che portino ad uno stato palestinese sovrano lungo i confini stabiliti da Israele il 4 giugno 1967. La pace e la soluzione del conflitto non si otterranno attraverso azioni unilaterali come il disimpegno;
- Il riconoscimento di Gerusalemme come due capitali per due stati, e la fine immediata di tutte le azioni unilaterali che portano alla pulizia etnica di Gerusalemme;
- L'assunzione di responsabilità da parte di Israele per la situazione dei rifugiati come pre-requisito per trovare una soluzione equa e durevole alla questione dei rifugiati secondo le relative risoluzioni Onu;
- Il riconoscimento dei diritti nazionali e civili della minoranza palestinese in Israele.

Sebbene non si possa usare lo stesso metro per gli occupati e gli occupanti, riconosciamo la mancanza di sicurezza, la paura, e l'ansia emotiva provate da donne e uomini palestinesi e israeliane/i colpiti dalla violenza e dal perdurare del conflitto, e dall'essere vittime civili del conflitto stesso.
Crediamo che un intervento della comunità internazionale sia criticamente necessario a garanzia che Israele venga ritenuto responsabile per le sue azioni nei territori occupati e per la costruzione di una pace giusta tra Palestina e Israele. Sosteniamo l'appello alla comunità internazionale per imporre misure nonviolente ed effettive come il non investimento in Israele e le sanzioni, finché Israele continuerà a violare la legge internazionale, e continuerà l'occupazione e l'oppressione del popolo palestinese.

Ci appelliamo alle donne e agli uomini di tutto il mondo perché si uniscano alla nostra ricerca per proteggere la vita, la dignità umana e la libertà nel mondo, rendendo realtà la nostra visione di libertà, pace e giustizia.