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Due culture, due politiche

Sul Tirreno leggo sempre con attenzione gli editoriali dei professori pisani Iacono e Volpi, e raffrontandoli rilevo che rappresentano davvero due diversi tipi di cultura.
Iacono ha sempre grandi sogni e forte indignazione, sui quali sono sempre completamente d’accordo, ma produce tautologie. Cioè se piove è di quelli che asseriscono che probabilmente non c’ il sole. Se parla del barile di petrolio questo diventa una figura mitica, tipo la botte di Diogene o quella di Attilio Regolo Volpi è più concreto, su alcune posizioni dissento, ma ammetto che fa imparare cose anche se finisce per suscitare preoccupazioni. Però se piove ci dice quanto è piovuto, cosa ne consegue per l’agricoltura in termini di produzione e, se migliora ancora, arriverà anche ad individuare i pendii montani dove si produrranno frane. Se parla poi del barile di petrolio ecco che ci appare davanti perché ce ne dice il peso, il prezzo, l’origine e per ciascuno dei milioni dei barili evidenzia la traccia degli spostamenti, e ne elenca tutti i futures che gli gravitano intorno.

Con Iacono sulla realtà si fa della poesia, con Volpi forse si arriva a conoscerla un po’, e magari anche ad affrontarla. Il primo ci ricorda che la vita è piena di difficoltà e questo appunto lo sappiamo da millenni. Il secondo le difficoltà le illustra e ci ricorda così che l’analisi, in tutti i campi, è sempre il primo passo necessario per trovare una soluzione.

Due vite, due stili, si potrebbe dire.

Rapportando i due esempi culturali alla politica io penso che il primo sia espressione di quella sinistra che ha perso e che sempre perderà e mi vengono alla mente Veltroni o Vendola. Il secondo dell’unica possibilità che a sinistra abbiamo davanti per tentare di cambiare le cose, e non mi viene in mente nessuno, tanto meno sia chiaro il Renzi (che fa parte anch’egli del primo gruppo)! Sono comunque più che convinto che anche se non ha ancora l’alfiere, o forse proprio in ragione di ciò, questa seconda strada, certo molto più faticosa,  sia l’unica nostra via d’uscita.

Per mitigare l’immagine di fustigatore,  anche se ironico, di una sola parte, ritengo doveroso confessare cinque cose: a) conosco entrambi i professori per i loro lavori; b) Iacono mi è più simpatico; c) io, purtroppo, metaforicamente faccio parte della sua squadra; d -  noi di tale squadra abbiamo solo una speranza, metterci da parte ed imparare il nuovo metodo, la nuova cultura, che non è nuova, ma antichissima (bluffiamo anche su questo); e) È un bel compito!

Massimo Michelucci - Massa