Pubblichiamo tre relazioni che sono state tenute all'interno dell'iniziativa ““ Qui sotto ... un rifugio antiaereo! - due chiacchere sui rifugi antaerei a Massa sulla guerra e sulla pace” svoltasi il 22 luglio scorso: “La scoperta e il recupero dei rifugi: il come e il perché” e “I bombardamenti aerei armi di guerra e di strage”, tenute dall'ing. Andrea Bontempi, e “Le ragioni della pace”, tenuta da Gino Buratti dell'Accademia Apuana della Pace.
Di seguito la seconda relazione di Andrea Bontempi.
Affontiamo ora il tema dei bombardamenti,
come vi dicevo, da un certo momento, il rifugio si animava di persone e anche tutti i racconti che parlavano in qualche modo di guerra ai civili perdevano la loro connotazione di fola e diventavano testimonianzaìe.
Come avete sentito da Marco che ha raccolto le testimonianze, queste venivano alla luce piano piano, il rifugio risvegliava nei visitatori ricordi sepolti nei recessi della memoria.
A quel punto cominciai a cercare notizie delle vittime civili dei bombardamenti a Massa questo è il quadro che che ne venne fuori,
1941: 4 vittime
1 bombardamento 1 morto
rastrellamenti 3 morti
1942: 3 vittime
rastrellamenti 3 morti
1943: 13 vittime
4 bombardamenti 4 morti
2 cannoneggiamenti 2 morti
rastrellamenti 7 morti
1944: 549 vittime
35 bombardamenti 128 morti
47 cannoneggiamenti 67 morti
rastrellamenti 334 morti
1945: 87 vittime fino alla liberazione 10 aprile 1945
30 bombardamenti 44 morti
19 cannoneggiamenti 23 morti
rastrellamenti 20 morti
dietro quei numeri c’erano persone con i loro nomi, le loro storie la loro età. Notizie ufficiali e dettagliate le trovate nel sito del Comune di Massa.
In questa ricerca trovai anche i siti dei reduci dei gruppi di bombardamento americani che riportano l’elenco delle missioni con gli obbiettivi, i risultati, i quantitativi di bombe sganciate
non c’è nessun accenno alle vittime
da poco è uscito un libro di Giovanni Cipollini che parla dei bombardamenti sulla Versilia su Massa
ma un altro evento contribuì ad aprire una nuova finestra
nel 2008 nel rifugio martana è stata organizzata in collaborazione con l’ANPI una mostra itinerante
“Quan ploven bombas” quando piovevano bombe
si parla dei bombardamenti di Barcellona nel 1937 ad opera degli italiani e dei tedeschi durante la guerra civile spagnola in appoggio a Franco
E così ho scoperto che i bombardamentoi aereoi sulla popolazione civile furono ieorizzati da un italiano nel 1936.
E applicato prima in Abissinia e poi in Spagna
il generale dell’aviazione italiana G. Douhet così teorizzava:
Basta immaginare ciò che accadrebbe, fra la popolazione civile dei centri abitati, quando si diffondesse la notizia che i centri presi di mira dal nemico vengono completamente distrutti, senza lasciare scampo ad alcuno.
I bersagli delle offese aeree saranno quindi, in genere, superfici di determinate estensioni sulle quali esistano fabbricati normali, abitazioni, stabilimenti ecc. ed una determinata popolazione. Per distruggere tali bersagli occorre impiegare i tre tipi di bombe:esplodenti, incendiarie e velenose, proporzionandole convenientemente.
Le esplosive servono per produrre le prime rovine, le incendiarie per determinare i focolari di incendio, le velenose per impedire che gli incendi vengano domati dall'opera di alcuno. L'azione venefica deve essere tale da permanere per lungo tempo, per giornate intere, e ciò può ottenersi sia mediante la qualità dei materiali impiegati, sia impiegando proiettili con spolette variamente ritardate.
« Immaginiamoci una grande città che, in pochi minuti, veda la sua parte centrale, per un raggio di 250 metri all'incirca, colpita da una massa di proiettili del peso complessivo di una ventina di tonnellate: qualche esplosione, qualche principio d'incendio, gas venefici che uccidono ed impediscono di avvicinarsi alla zona colpita: poi gli incendi che si sviluppano, il veleno che permane; passano le ore, passa la notte, sempre più divampano gli incendi, mentre il veleno filtra ed allarga la sua azione. La vita della città è sospesa; se attraverso ad essa passa qualche grossa arteria stradale, il passaggio è sospeso. »
«Se per vincere è necessario distruggere, uccidere, devastare, spandere la rovina e il terrore, tutto ci si faccia, purché si vinca; domani, dopo la vittoria, ci sarà il tempo di provvedere[…].
La civiltà è come la Fenice che risorge dalle ceneri[…].
Incendiare villaggi, distruggere capolavori d’arte, spandere il terrore di sé, può dissuadere gli insorti a volgersi contro di noi, è utile al fine supremo: vincere[…].
In tempo di pace si possono elucubrare canoni e leggi sul diritto delle genti, che possono illudere momentaneamente sull’influenza della civiltà sulla guerra; allo scoppiare della guerra tutto viene stracciato e disperso; di sua natura l’impiego della forza bruta non ammette limiti, restrizioni, cerimonie, etichette».
nel filmato tratto dal cd a corredo della mostra si vede che a bombardare sono gli aerei italiani i savoia marchetti è solo uno dei bombardamenti che distruggono la città di Barcellona, e le altre città della Spagna forse qualcuno ricorda il celebra quadro di Picasso sul bombardamento tedesco di guernica.
Bombardamenti di Barcellona 1936/1938
- 192 allarmi senza bombardamenti
- 180 allarmi con bombardamentiù
- totale morti civili 1816
- feriti ospidalizzati 2719
- edifici danneggiati 1808
ma è solo l’inizio
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Nel 1940, la guerra è ormai in corso ovunque e gli scontri sono durissimi: attacchi, distruzioni, convogli affondati in mare, grandi e piccole nazioni già occupate. Insomma, il massacro è ormai cominciato. L’Italia, dopo un primo periodo di non belligeranza, è stata trascinata nello scontro dalle decisioni di Mussolini che attacca la Francia già messa in ginocchio dai nazisti.
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Il grande scontro tra le potenze democratiche, Francia e Inghilterra in testa, impegna Hitler e le sue truppe. Con particolare violenza, nel 1940 e nel 1941, l’aviazione nazista si accanisce contro Londra, la capitale inglese, nel tentativo di fiaccare la nazione e distruggere psicologicamente gli abitanti. Ma Hitler ha sbagliato i conti: le incursioni sono terrificanti, ma la gente di Londra non cede.
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La famiglia reale rimane nei propri palazzi e tutto continua come sempre. Per decine e decine di giorni e di notti, la città viene sottoposta a durissimi e distruttivi bombardamenti, ma gli inglesi, testardi e coraggiosi, resistono negli scantinati, nella metropolitana, nelle fogne.
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Vengono trasferiti altrove i bambini, ma tutti gli altri rimangono al loro posto. È la celeberrima “battaglia d’Inghilterra” che gli attaccati, alla fine, vinceranno, nonostante le prime V1 e le V2, le bombe incendiarie, gli spezzoni, le mine all’estuario del Tamigi. Gli scontri aerei, vedranno, piano piano, la supremazia della RAF.
10 maggio di 70 anni fa la Luftwaffe, l’aviazione della Germania nazista, terminava il Blitz, il bombardamento durato otto mesi contro la città di Londra e di altre città in Gran Bretagna. Iniziata il 7 settembre del 1940, l’operazione aveva portato alla distruzione e al danneggiamento di almeno un milione di edifici a Londra in 76 giorni consecutivi di bombardamenti e all’uccisione di 20mila persone nella capitale del Regno Unito, e altrettante nelle altre città colpite.
Il totale delle perdite civili britannici tra luglio e dicembre 1940 fu di 23.002 morti e 32.138 feriti. Una delle incursioni più drammatiche fu quella del 29 dicembre 1940 in cui morirono circa 3.000 civili.
Amburgo
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Quel territorio è stato colpito da ordigni esplosivi ad alto potenziale, da bombe al fosforo e da centinaia di migliaia di bombe incendiarie.
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Le condizioni dei rifugi che nel frattempo sono stati aperti danno un’idea di quella che doveva essere la temperatura. Chi rimase all’interno fu ridotto in cenere.
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... a quindici giorni dal bombardamento la temperatura è tanto elevata che l’ingresso di una quantità minima di ossigeno provoca un incendio.
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Pertanto, i numerosi racconti dei sopravvissuti, che riferiscono di donne e bambini bruciati, di donne che lanciavano i bambini nei canali, non sono frutto di invenzione.
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... 50 donne bambini sono stati trovati morti per soffocamento, semicarbonizzati e con tutti gli abiti strappati dalla tempesta, in un parco al centro di un incrocio.
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Il bombardamento del 28 luglio bruciò 22 km² di costruzioni. In totale vennero demoliti 2.509 ettari di superfici edificate, pari al 73,97% di Amburgo.
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Minimo 42.600 cittadini perirono 2.000 risultarono dispersi e 37.000 feriti. Centinaia di migliaia di sopravvissuti emigrarono nelle campagne o in altri luoghi lasciando Amburgo con una popolazione di 700.000 abitanti, privati ormai di case,
Milano - Gorla
Uno dei più indiscriminati attacchi compiuti sulle città italiane era quello effettuato su Milano il 20 ottobre 1944, che provocava oltre 600 vittime. Ma il particolare più impressionante di questa incursione era la distruzione della scuola di Gorla, in un quartiere popolare alla periferia della città lombarda, con il conseguente massacro di circa 200 bambini di età inferiore ai dieci anni, uccisi con le proprie maestre mentre si recavano in un rifugio. Questo massacro, effettuato senza nessuna ragione specifica di carattere militare, doveva restare per lungo tempo nel ricordo dei superstiti e degli abitanti del luogo come uno dei momenti più terrificanti del conflitto. Da un calcolo effettuato nella RSI risultava che, in tutto l'anno 1944, l'Italia settentrionale aveva subito in totale 4.541 bombardamenti e 2.252 mitragliamenti, con 26.131 edifici interamente o parzialmente distrutti, 23.715 morti e 36.958 feriti.
Napoli durante la II guerra mondiale ovvero: i 100 bombardamenti di Napoli.
di Lucia Monda
[...]“Il Mattino” di Napoli scrive nel novembre 1940, dopo un attacco inglese che si prefiggeva di far concorrenza al fuoco del Vesuvio: “I napoletani hanno trovato nell’incursione aerea nemica un diversivo alla placidità di queste notti invernali”.
“Noi dobbiamo sottoporre la Germania e l’Italia ad un incessante e sempre crescente bombardamento aereo. Queste misure possono da sole provocare un rivolgimento interno o un crollo” (lettera di Roosevelt a Churchill, del 25 luglio 1941 - Doc. 67, pag. 151 - Loewenheim - Langley - Jonas, Roosevelt and Churchill).
Così, con un’incursione che provocò novecento vittime, il 4 dicembre del 1942, iniziarono gli intensi e sempre diurni bombardamenti americani; questi continuarono anche nel corso dell’anno successivo (1943), grazie a centinaia d’aeroplani i quali, in pochi minuti, seminarono morte e terrore con attacchi a tappeto, senza ricerca di obiettivi.
“Bombardare, bombardare, bombardare… io non credo che ai tedeschi piaccia tale medicina e agli italiani ancor meno… la furia della popolazione italiana può ora volgersi contro intrusi tedeschi che hanno portato, come essi sentiranno, queste sofferenze sull’Italia e che sono venuti in suo aiuto così debolmente e malvolentieri…” è ancora il pensiero del Presidente USA (Ib. del 30 luglio 1943, doc. 246, pag. 358).
Il 1943, fu l’anno peggiore perché fece segnalare sulla nostra stremata città, ben 181 bombardamenti dall’inizio della guerra all’ 8 settembre.
Dall’11 gennaio, le incursioni diventarono giornaliere: il bilancio fu di almeno 23 morti e una sessantina di feriti.
Il 7 febbraio gli aerei Alleati bombardarono Cagliari e Napoli.
Il 15 febbraio si ebbe una pesante incursione aerea anglo-americana su Palermo (almeno 100 morti) e, ancora, su Napoli.
Il 20 febbraio, ad ondate, i bombardieri colpirono la nostra città causando, secondo fonti ufficiali, 119 morti e 332 feriti.
Il 21 febbraio un’altra incursione passò alla storia come la strage di via Duomo, per il gran
numero di vittimeSecondo fonti ufficiali, nella sola Napoli si contarono 221 morti e 387 feriti nella violenta
incursione del 4 aprile su Napoli, Palermo, Siracusa e Carloforte (Sardegna). Il 15 aprile si ebbero ancora bombardamenti aerei anglo-americani su Napoli, Palermo, Catania e Messina che causarono un centinaio di morti e gravi distruzioni mentre il 24 aprile i morti, a Napoli, furono 50. Il 28 aprile si ebbe una nuova pesante incursione su Napoli che causò numerose vittime e gravi danni.
“Il 6 settembre 1943 le poche sirene ancora in funzione iniziano a suonare l’allarme numero 384 dall’inizio della guerra, dieci minuti dopo la mezzanotte. I napoletani le udranno di nuovo, stavolta per dare il cessato allarme, dodici ore dopo. Durante la giornata la città sopporta le bombe di 300 «Fortezze volanti» divise in sei ondate: ogni incursione dura tre quarti d’ora; la più grave è quella delle 13,45. Alla fine, si contano 72 morti e, per dare un po’ di coraggio, la propaganda pone l’accento sulla bravura – d’altronde effettiva – dei vigili del fuoco del comandante ingegner Francesco Tirone che sono riusciti a salvare dalle macerie 69 persone.
queste sono le parole del grande fotografo di guerra Robert Capa nel libro “Leggermente fuori fuoco” edizioni Contrasto
Autunno 1943
La campagna di Sicilia
Era la prima volta che seguivo un attacco dall’inizio alla fine ma fu anche l’occasione per sacttare ottime foto. Erano immagini molto semplici. Mostravano quanto noisa e poco spettacolare fosse in verità la guerra. (...)
poche pagine dopo scrive
La liberazione di Napoli
La stradina che conduceva all’albergo era bloccata da una piccola folla di persone, in silenzio davanti a una scuola. (...) Entrando nell’interno della scuola, fui subito avvolto da un odore dolciastro di fiori e di morte. Nella stanza c’erano venti piccole bare, fatte alla buona, coperte a malapena di fiori e che non riuscivano a contenere anche i piedi sporchi di alcuni bambini, già abbastanza adulti da da combattere i tedeschi ed esserne uccisi ma troppo grandi per venire sepolti in casse così piccole. (...) I piedi di questi bambini furono il mio autentico benvenuto all’Europoa la terra dove ero nato. Molto più vero dell’eccitata accoglienza gridata dalla folla di persone incontrate lungo la strada e molte delle quali soltanto un anno prima, avevano urlato << Viva il Duce!>>
Mi tolsi il berretto e presi la macchina fotografica. Puntai lobiettivo sui volti delle donne distrutte dal dolore, che stringevano in mano le foto dei loro bambini morti. Scattai fino al momento in cui le bare furono portate via. Queste foto sono la testimonianza più vera e sincera della vittoria: immagini scattate al semplice funerale di una scuola.
DRESDA
A Dresda, il 13 febbraio del 1945, i bombardieri inglesi uccisero 135.000 persone in una sola notte.
Fu un atto di distruzione insensato. L’intera città fu rasa al suolo: un’atrocità commessa dagli inglesi non da noi.
Mandarono dei caccia notturni che arrivarono e diedero fuoco a tutta la città con un nuovo tipo di bombe incendiarie. Tutto il materiale organico in circolazione tranne il mio gruppetto di prigionieri di guerra fu divorato dalle fiamme. Fu un esperimento militare per scoprire se si poteva distruggere un’intera città con una pioggia di bombe incendiarie.
K. Vonnegut – Un uomo senza patria – Ed. Minimun fax
BELGRADO
Il 6 aprile del 1941 Belgrado subì un durissimo bombardamento da parte delle forze tedesche, che causò oltre 2000 morti. La Jugoslavia fu invasa dagli eserciti tedesco, italiano, ungherese e bulgaro.
Nell'estate del 1941, i tedeschi bombardarono nuovamente Belgrado e deportarono molti cittadini, in particolare quelli di origine ebraica.,
La città fu bombardata ancora una volta il 16 aprile 1944 dagli Americani; più di 1.500 persone persero la vita.
Belgrado fu bombardata dalle forze aeree della NATO durante la guerra del Kosovo nel 1999 e subì danni considerevoli. I bombardamenti colpirono i ministeri della difesa, dell'interno e delle finanze, 3.500 persone morirono
ma prima HIROSHIMA
Alle 08:14 e 45 secondi del 6 agosto 1945, l'Enola Gay sganciò "Little Boy" sul centro di Hiroshima, L'esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con uno scoppio equivalente a 13 chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70 000 e le 80 000 persone. Circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo.
e NAGASAKI
La mattina del 9 agosto 1945 "Fat Man" venne sganciata sulla zona industriale della città di. La bomba esplose a circa 470 m d'altezza vicino a fabbriche d'armi circa 40 000 dei 240 000 residenti a Nagasaki vennero uccisi all'istante, e oltre 55 000 rimasero feriti. Il numero totale degli abitanti uccisi viene comunque valutato intorno alle 80 000 persone, incluse le persone esposte alle radiazioni nei mesi seguenti.
VIETNAM (1960 – 1975)
Le capanne prendono fuoco e i pochi occupanti terrorizzati scappano, divorati dal panico.
Il terrore, lo sgomento, in tutte le forme appare disegnato su quei piccoli visi innocenti. Smorfie di dolore e lacrime si mescolano tra le fiamme.
La piccola vietnamita si chiama Kim Phuc e ha 9 anni. Ha appena perduto due cuginetti. Mentre corre disperatamente, urla "Nong qua!" ossia "Troppo caldo!".
Così come quel corpicino sfigurato dalle scottature tra le braccia di una donna in fuga. I demoni, indifferenti alle atrocità, passeggiano sullo sfondo come se stessero a far compere nel centro illuminato a neon di una città.
Meglio verificare la lucentezza dell'arma individuale che cercare uno spiraglio per le emozioni. Meglio caricarle con quei lapilli di piombo che perforeranno altri esseri umani. Chi se ne frega dei bambini vietcong? Che crepino!
questa è la descrizione di una foto di Huynh Cong Ut, facilitato in Nick Ut è un giovane fotografo di guerra, tra i più validi del Vietnam, corrispondente dell'Associated Press per il conflitto. L'8 giugno del 1972 si trova nel villaggio di Trang Bang
Stimare il numero di vittime del conflitto è estremamente difficile. Le registrazioni ufficiali sono difficili da reperire o inesistenti, e molti degli uccisi vennero letteralmente fatti a pezzi dai bombardamenti; È peraltro difficile dire chi vada contato come "vittima della guerra del Vietnam", dato che ancora oggi si verificano tragici incidenti a causa degli innumerevoli ordigni inesplosi, in particolare dalle bombe a grappolo. Gli effetti sull'ambiente prodotti dagli agenti chimici (Agente Arancio) e i colossali problemi sociali causati da una nazione devastata hanno sicuramente prodotto la perdita di ulteriori vite; inoltre, i Khmer Rossi non avrebbero forse preso il potere e commesso i loro massacri se non ci fosse stata la destabilizzazione causata dalla guerra, in particolare dalle campagne di bombardamenti statunitensi in Cambogia.
La più bassa stima delle vittime, basata su dichiarazioni nordvietnamite che vengono ora scartate dal Vietnam stesso, è di circa 1,5 milioni di vietnamiti uccisi. Il Vietnam ha rilasciato delle cifre, il 3 aprile 1995, che parlano di un milione di combattenti vietnamiti e 4 milioni di civili uccisi durante la guerra.
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nel 1991, durante l'operazione Desert Storm per la liberazione del Kuwait dall'occupazione irachena. A partire dal 17 gennaio, per dodici giorni, oltre mille missioni al giorno colpirono l'Iraq La popolazione civile viene maggiormente danneggiata nel 1999, quando la NATO interviene contro la Serbia con l'intento dichiarato di proteggere la popolazione del Kosovo (Operazione Allied Force).
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17 nov 2012 Sono morti almeno in diciotto dall'alba di ieri all'alba di oggi nelle incursioni aeree israeliane sulla Striscia di Gaza. Il bilancio totale delle vittime dall'inizio delle operazioni è di 49 palestinesi uccisi, e di tre israeliani. I feriti sono oltre 345, molti sono bambini.
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2013 «L'UNICEF è sgomento di fronte alle notizie riguardanti la morte di almeno 70 bambini a causa di attacchi missilistici che hanno colpito le zone residenziali di Aleppo il 18 e il 22 febbraio. Nel frattempo, il 21 febbraio in un bombardamento su larga scala a Mazra, sobborgo di Damasco, sono rimaste uccise 60 persone, di cui almeno 20 bambini, che frequentavano la scuola elementare Abdullah Ibn Zubair. Questi ultimi attacchi dimostrano il terribile impatto che il conflitto ha sulla popolazione civile, in particolare sui bambini e sottolineano l'urgenza di porre fine ad una crisi che va avanti da quasi due anni e che sta costantemente lacerando il tessuto della società.
Nel 2009 poco prima di accompagnare degli amici ad una visita serale al rifugio mentre ascolto distrattamente il telegiornale, vedo le immagini di gente dentro un rifugio antiaereo, li per li penso sia un servizio di tg storia, poi vedo che il giornalista con l’elmetto che sta intervistando è in diretta dalla striscia di Gaza in Israele... una nuova visita al rifugio è veramente difficile.
e non è finita ...
sentiamo ora l’intervento di Gino Buratti dell’Accademia Apuana della Pace che affronterà il tema più difficile della serata Le ragioni delle Pace