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I nuovi terroristi... che portano aiuti umanitari

Seicentoottantadue persone, di quarantadue nazionalità diverse. Sono questi i nuovi terroristi, tenuti insieme da un obiettivo criminoso: portare aiuti umanitari alla popolazione, spezzando l’embargo. Per questo motivo Israele ha attaccato. Per «autodifesa». Per questo il blocco di Gaza continuerà, perché «se il blocco venisse forzato a Gaza arriverebbero decine, centinaia di altre navi e si costituirebbe là un porto iraniano che rappresenterebbe una minaccia, non soltanto per Israele ma anche per l’Europa». Terroristi. Autodifesa. Minaccia. Blocco. Nemmeno una parola che dica qualcosa dei civili. I destinatari di quegli aiuti umanitari che portava la nave dei pacifisti. Prime e numerose vittime di una guerra che subiscono tutti i giorni, anche quando non se ne parla, anche quando non fa notizia. Con l’atteso arrivo degli italiani sapremo i retroscena dell’attacco, ma già è facile prevedere la lettura di parte che darà una certa stampa. Scoppieranno le polemiche e si parlerà ancora di armi, di terrorismo, di chi portava cosa. Niente nomi di donne, uomini e bambini che a Gaza vivono in un clima di terrore.

La politica internazionale è troppo intenta a discutere chi abbia ragione, da che parte convenga schierarsi. Intanto si continua a morire. Ma lontano dai nostri occhi, non fa clamore. Mentre scriviamo, il convoglio pacifico di Freedom Flottiglia non si ferma. Un’altra nave di "facinorosi" è diretta a Gaza, tra questi c’è il Premio Nobel irlandese Mairead Maguire e l’ex segretario Onu Denis Halliday, oltre a personalità malaysiane. Meno male che, tra tante parole, c’è ancora chi sa sfidare la speranza.

Fonte: ComboniFem - Newsletter Suore Comboniane