Anche gli atei possono aiutarci a cercare Dio
di Mario Pancera
Il mio amico Germano, poeta, latinista, impareggiabile traduttore di Virgilio e di Lucrezio, mi ha regalato il libro «Di questo mondo e degli altri» dello scrittore e poeta portoghese José Saramago (1922-2010). L’uno e l’altro sono atei, ma ho qualche dubbio: da come descrivono l’umanità, l’amore che ne hanno, spingono il lettore in ricerca a pensare.
Saramago, grande ammiratore dell’Italia, racconta di un povero villaggio presso Firenze nel Rinascimento. Gli abitanti sono tutti al lavoro, a sudare nei campi o nei boschi gli uomini, in casa le donne, nel gioco, nei prati o nei cortili polverosi, i bambini, quando nell’aria si spandono i funebri rintocchi di una campana che suona a morto. Don, don. Molti di noi conoscono questo suono, triste e ripetuto. Don, don. I braccianti, i bambini, le massaie corrono verso il campanile. Dalla porta non esce il sagrestano, ma uno di loro, un contadino. Dice: «Il Diritto è morto». Non aveva altro mezzo per comunicarlo.
Il suo vicino di podere, ricco e prepotente, ogni giorno gli toglie un po’ di terreno, e lui non può difendersi: troppo povero, non ha nessuno che lo difenda. I lavoratori, le loro mogli, i loro figli, ascoltano il finire dei rintocchi sospesi nel cielo sopra il villaggio. Il Diritto è morto, con la D maiuscola per rispetto della grandiosità della parola. Il lavoratore derubato ha bisogno dell’aiuto di tutti gli altri per la sua rivoluzione: far rivivere nella coscienza di tutti il Diritto dell’uomo a essere trattato da uomo.
Mario Pancera