Sono stato invitato a Castelbuono, 100 chilometri circa a sud-est di Palermo, al campo estivo «Cittadini del villaggio Globale, cantiere di educazione alla pace e alla mondialità» per un seminario sul tema «La Pace della Giustizia». In una giornata si è cominciato e finito di parlare di tutto: di Politica, di Chiesa, di Religione, di Fede, di Pace, di Giustizia e di Progetti. Ho avuto l’onore di conoscere una trentina di persone che partecipavano al campo tra cui dodici giovani, sette uomini e cinque donne che mi hanno sconvolto.
Da tempo avevo la certezza che per la Sicilia non vi fosse speranza e che per salvarla fosse indispensabile sospendere i diritti civili, commissariarla per almeno cinque generazioni e con l’esercito setacciare centimetro per centimetro il territorio fisico per affermare che esso appartiene all’Italia e non alla mafia. In parte lo penso ancora, ma adesso c’è in me una breccia.
Ho visto giovani e alcuni loro genitori e adulti che hanno pagato di tasca propria per partecipare ad un campo di formazione alla mondialità e alla pace, passando le vacanze ad ascoltare voci diverse provenienti da fuori per prepararsi a essere cittadini del mondo. Sì, cittadini del mondo e nel profondo sud! Uno di loro, studente di ingegneria, la sera in piazza davanti al paese, disse con naturalezza: «aspetto di finire gli studi e poi parto per l’Africa dove voglio esercitare la mia professione». Le ragazze e i ragazzi da dietro annuivano. A Genova, a Milano, a Padova, nord-ovest-est sviluppato, siamo ancora alle prese con la Moschea, l’assistenza sanitaria e il cibo negato ai bambini dell’asilo. Quella sera si dava uno spettacolo di due eccelsi chitarristi (Francesco Buzzurro e Richard Smith) per raccogliere fondi per la costruzione di pozzi d’acqua potabile in alcuni paesi africani.
Avevo appena finito di partecipare a Genova alla festa per la raccolta di un milione e 400 mila firme perché l’acqua resti pubblica in quanto è e deve restare di tutti e in Sicilia mi trovo davanti a ragazzi e ragazze che si fanno portatori di acqua per l’Africa. In Sicilia la politica scellerata dei governi mafiosi, sostenuti e protetti dai governi berlusconiani, ha ridotto l’impianto idrico dell’isola a un colabrodo perché oltre il 60% di acqua si perde e molti paesi sono riforniti ad ore o con le botti. Eppure questa Sicilia assetata ha dato a Berlusconi 61 seggi su 61 (2004) e continua a votare mafiosi e corrotti.
La mentalità della stragrande maggioranza dei siciliani non è democratica, ma clientelare, il voto è quasi sempre di scambio, un dare e avere. Il senso del bene comune, la «civitas politica» è inesistente. Ho scoperto che durante la novena di Sant’Anna, per ben nove giorni, ogni sera si fa una processione della santa per le vie del paese e a Catania per Santa Rosalia, sono in prima fila i mafiosi politici o i politici mafiosi perché cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. La religione usata come supporto di un mondo degenere, immorale e politicamente indecente. Facile fare due passi in processione, difficile combattere.
Eppure a mille e trecento chilometri dal profondo nord, in territorio italiano, esiste un uomo, Vito Restivo che con la moglie tiene viva l’Associazione Internazionale Volontari Laici (in sigla inglese L.V.I.A., Lay Volunteers International Association) che si prende cura dell’acqua degli Africani; Maurizio Pallante parla di decrescita e felicità sostenibile; il direttore della banca etica di Palermo, Stanislavo Di Piazza parla di «Comunità internazionale tra diseguaglianze, guerre e immigrazioni»; un filosofo teologo, Augusto Cavadi, intervista un prete di Genova e la sera nel parco delle rimembranze di Castelbuono, Musulmani, Valdesi, Cattolici e Buddisti pregano insieme. Tornando in aereo a casa, mi prese un pensiero d’amore: Coraggio, Nord ce la puoi fare. A Palermo già accade.
Fonte: ArcoIrisTv