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Il senso della vita - Un film dei Monty Python del 1983 (Buratti Marco)

Recensione film di Buratti Marco

Il film è preceduto da un cortometraggio intitolato “The Crimson Permanent Assurance”, che racconta di un gruppo di vecchi impiegati di una compagnia finanziaria londinese, la C.P.A. appunto, che, spinto dalla voglia di liberarsi dal giogo della nuova tirannica direzione aziendale, si ribella ai nuovi giovani amministratori e assume il controllo della società, in seguito ad una sommossa violenta. Prima della ribalta, i vecchi dipendenti sono paragonati (attraverso il montaggio) a degli schiavi costretti a remare all’interno di una nave, messi sotto pressione dai guardiani, che rappresentano i giovani dirigenti. Una volta conquistata l’azienda, questi allegri e grintosi vecchietti si trasformano in pirati; tirano su l’ancora del palazzo e virano verso i flutti della finanza internazionale, a caccia di centri finanziari da assalire e saccheggiare. Così giungono a destinazione e arrembanti invadono i grattacieli delle grandi multinazionali, sparando archivi come se fossero palle di cannone, usando pale di ventilatori come sciabole, fermacarte come pugnali. Entrano, devastano, depredano e scappano cantando. I pirati potrebbero continuare, se le teorie moderne sulle forme del mondo non si dimostrassero sbagliate.
Poi comincia il film vero e proprio, strutturato in sette parti, che sono a loro volta altrettanti sketch della serie televisiva inglese “Monty Python’s Flying CircuS”,presentate da una voce over che traduce i titoli di ognuna di esse. In mezzo ai vari capitoli c’è “La metà del film”, un quiz che serve a distrarre il pubblico durante l’intervallo, in cui gli attori continuano ad interrogarsi sul senso della vita, invece in fondo assistiamo a “La fine del film”. Quindi è strutturato in: corto, primi sketch, metà del film,gli altri sketch e la fine del film. Sette scene sulle varie fasi della vita, dalla nascita alla cessazione all’ascesa in cielo, in cui i sei comici scherzano con la vita e con la morte.
Per tutto l’arco del film si vive un’esperienza surreale, fatta di humor grottesco, che piano piano degenera nella più folle schizofrenia; e prendono di mira tutto e tutti.
Spesso la scena viene interrotta da animazioni e da scene cantate e ballate come nel capitolo “Il miracolo della nascita: Il terzo mondo” dove c’è il balletto sulle note di “Every sperm is sacred”, in cui una cucciolata di bambini cattolici intonano: “i pagani spruzzano il loro sperma sul suolo polveroso, Dio li punirà per ogni sperma che verrà spanto invano”.
Poi questi ragazzi, a causa dell’avvenuta perdita del lavoro del padre, verranno venduti dai genitori ad un gruppo che svolge esperimenti sugli esseri umani; e il padre si giustifica dando la colpa alla Chiesa “che non vuole che io usi quei cosini di gomma”.
Spesso assistiamo a dei casi di metafilm e scopriamo che quello che abbiamo visto era frutto di proiezioni o di televisioni all’interno della diegesi; come durante l’assurda scena di guerra, che era soltanto un filmato proiettato in caserma.
Un’altra scena eclatante è quella ambientata al ristorante, in cui il protagonista è un volgare, arrogante e irritante riccone, con una pancia enorme, che rigurgita tutto quello che mangia; e viene preso di mira il cameriere francese dai modi di fare un po’ sofisticati e un po’ sulle sue, insieme al finto perbenismo delle dame e dei signori presenti nella sala.
Oltre ai rivali storici transalpini, si divertono a punzecchiare anche i loro connazionali inglesi, per i loro modi pacati un po’ snob. La pellicola ironizza su tutto, in modo feroce e surreale. Prende di mira il mondo della finanza e delle multinazionali; le guerre coloniali europee, l’esercito e la vita di caserma; l’assistenza sanitaria e i medici; la Chiesa Cattolica, evidenziando l’assurdità di alcune sue fissazioni legate alla vita sessuale degli individui; quella Protestante; l’educazione sessuale a scuola, i professori e gli alunni; la gastronomia; i camerieri, i turisti, la donazione di organi e la pena capitale…
Si accanisce contro ogni istituzione, come la scuola, la televisione, la famiglia e la Chiesa.
E’ un’opera di grande fantasia ed inventiva, che vive di paradossi, di umorismo e satira intelligente, graffiante, dissacrante, nonostante le gags demenziali. E’ un film trasgressivo, provocante, divertente e terribilmente attuale, girato con indubbia sapienza e critica in modo tremendamente pungente, affrontando molti tabù e tanti temi delicati che spesso vengono banalizzati o addirittura evitati, a causa della mentalità arcaica e chiusa, che ancora non è stata repressa.
Il pubblico ride perché tutto ciò che viene toccato è presentato in modo deformato, distorto come una caricatura estrema della realtà e anche grazie alle uscite imprevedibili e spiazzanti, che riescono a far diventare comici anche quei pochi momenti poetici (ad esempio la scena in cui il cameraman è invitato a seguire il cameriere, che spiega sotto quali valori è cresciuto, quali insegnamenti ha appreso dai genitori, illudendoci di indirizzarci verso la scoperta del senso della vita e spiazzandoci con un sonoro e secco “fanculo” indirizzato all’obbiettivo ); i Monty Python non scendono mai nel profondo, ma si limitano ad evidenziare i difetti, l’ipocrisia e l’incoerenza dell’uomo (schiavo di Dio?)…

Buratti Marco

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