di Sergio Paronetto (Pax Christi)
Cari amici,
il dibattito sui luoghi di culto per gli islamici ad Oppeano di Verona, a Verona (e in tante realtà ormai) sta diventando logorante e pericoloso. A mio parere, alcuni amministratori e cittadini sembrano spinti da una sorta di "ipergarantismo unilaterale compulsivo", orientato ad limitare l'esercizio di diritti fondamentali "non negoziabili", che non possono essere subordinati alla percezione (instabile) di una comunità impaurita e mobilitata spesso ad arte.
il dibattito sui luoghi di culto per gli islamici ad Oppeano di Verona, a Verona (e in tante realtà ormai) sta diventando logorante e pericoloso. A mio parere, alcuni amministratori e cittadini sembrano spinti da una sorta di "ipergarantismo unilaterale compulsivo", orientato ad limitare l'esercizio di diritti fondamentali "non negoziabili", che non possono essere subordinati alla percezione (instabile) di una comunità impaurita e mobilitata spesso ad arte.
Il rispetto dei diritti e dei doveri vale per tutti. La sicurezza è un "bene comune". Non può diventare un' ossessione controproducente che apre ferite non solo tra noi e gli "stranieri" ma tra gli stessi veronesi (in molti casi stranieri a se stessi) e alimenta proprio l'insicurezza che si vorrebbe evitare.
Nel rispetto dei diritti-doveri di tutti e nella prospettiva di "una sicurezza comune", vorrei precisare che la libertà religiosa non può essere trattata come questione di ordine pubblico, come se il diversamente credente fosse un nemico con cui trattare, come se non esistesse la Costituzione italiana o il diritto internazionale dei diritti umani contenuto nella Dichiarazione
Universale del 1948, nel cosiddetto Codice internazionale dei diritti umani, nella Convenzione europea dei diritti.
E' impensabile proporre normative "all'egiziana" o alla "saudita", imitare regimi illiberali che si vorrebbe combattere, adottare pratiche fondamentaliste ripugnanti. Alcune proposte di legge (o normative) in cantiere oggi in Italia sembrano risuscitare il vecchio principio del 1555 ("cuius regio eius religio") che può essere tradotto con l'obbligo di adottare la religione del territorio dove si abita e di adeguarsi alla confessione della maggioranza (mai pienamente credente), pena la restrizione di diritti inalienabili e fondamentali.
Saremmo in piena contraddizione coi principi liberali oltre che con il messaggio di Cristo. Nel preparare la VII edizione della "Giornata ecumenica del dialogo cristano-islamico", a conclusione del Ramadan, dedicata alla "gioia del dialogo", penso sia importante riscoprire assieme, nelle difficoltà dell'incontro, la intelligente speranza di una serena operosa convivenza. Per costruire una cittadinanza plurale, responsabile e solidale. Per affermare la civiltà del diritto. Per vivere il bene comune della sicurezza comune.
Sergio Paronetto (Pax Christi).
Nel rispetto dei diritti-doveri di tutti e nella prospettiva di "una sicurezza comune", vorrei precisare che la libertà religiosa non può essere trattata come questione di ordine pubblico, come se il diversamente credente fosse un nemico con cui trattare, come se non esistesse la Costituzione italiana o il diritto internazionale dei diritti umani contenuto nella Dichiarazione
Universale del 1948, nel cosiddetto Codice internazionale dei diritti umani, nella Convenzione europea dei diritti.
E' impensabile proporre normative "all'egiziana" o alla "saudita", imitare regimi illiberali che si vorrebbe combattere, adottare pratiche fondamentaliste ripugnanti. Alcune proposte di legge (o normative) in cantiere oggi in Italia sembrano risuscitare il vecchio principio del 1555 ("cuius regio eius religio") che può essere tradotto con l'obbligo di adottare la religione del territorio dove si abita e di adeguarsi alla confessione della maggioranza (mai pienamente credente), pena la restrizione di diritti inalienabili e fondamentali.
Saremmo in piena contraddizione coi principi liberali oltre che con il messaggio di Cristo. Nel preparare la VII edizione della "Giornata ecumenica del dialogo cristano-islamico", a conclusione del Ramadan, dedicata alla "gioia del dialogo", penso sia importante riscoprire assieme, nelle difficoltà dell'incontro, la intelligente speranza di una serena operosa convivenza. Per costruire una cittadinanza plurale, responsabile e solidale. Per affermare la civiltà del diritto. Per vivere il bene comune della sicurezza comune.
Sergio Paronetto (Pax Christi).