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Krajewski don Corrado elemosiniere del Papa

Per gli amici. Riflessione privata domenicale, di certo laica, anche perché poi a messa domenica non sono andato.

Don Corrado Krajewski con il suo atto illegale di riallaccio della corrente allo stabile occupato a Roma da famiglie di diverse etnie e classi sociali ha fatto un gesto che ha una grande rilevanza simbolica, che è giusto sottolineare, nel senso che permette riflessioni sul piano politico sociale rispetto alle considerazioni sulla strategia politica autoritaria delle forze di destra. Nel piccolo per esempio, rispetto al fascismo storico, fa venire a mancare un puntello importante, quello della chiesa, che si riassumeva in quella parola d’ordine usata sempre in maniera populista e demagogica: Dio-Patria-Famiglia.

La chiesa di papa Francesco con il suo Elemosiniere ha detto chiaramente che in quello stabile non ci sono divisioni né per religione, né per patria, né per etnie, né per classi sociali, ma che si sono solo uomini e donne, cioè persone o se si vuole cittadini, tutti uguali di fonte al bisogno e tutti accomunati dalla solidarietà.

Mi sembra una risposta chiara e dirimente di fonte alle pratiche politiche populiste che giocano su tali categorie e divisioni, le confondono, le mischiamo, le strumentalizzano.

Una cosa non da poco perché duramente in contrasto con gli atteggiamenti politici che si stanno propagandando e imponendo nella nostra società.

Per le forze della destra politica attuale si può quindi rilevare sui temi sociali e politici almeno la mancanza di una unità di intenti formale con la chiesa cattolica, che il fascismo invece per così dire arrivò a sancire con i Patti Lateranensi.

L’episodio di Roma può essere considerato anche minimo, e singolare ma non per questo non rilevante, anzi oltremodo simbolico. Infatti, pur nella consapevolezza della grave svolta autoritaria che certamente esiste nella situazione attuale, in Italia e in Europa, proprio per esso si può (con sollievo) sperare che non si debba parlar di un ritorno del fascismo in senso storico, verso il quale la chiesa estendeva un avallo protettivo.

Ma oltre l’aspetto più propriamente politico a me preme soprattutto rimarcare l’aspetto profondo, quel gesto dell’elemosiniere non è infatti davvero cosa di poco conto, a me sembra addirittura mettere in discussione anche il concetto e/o la pratica dell’elemosina, come giusto, e rimandare di più alla pratica del dono, e quindi riguardare anche la riflessione critica su tematiche economiche, sul mercato globale, sul consumismo, sulla crisi del lavoro e dei diritti, etc., e addirittura rappresentare un recupero positivo anche se di certo autocritico dell’idea del socialismo.

Esagero? Sì, volutamente.

Ma son sicuro però che l’episodio vada necessariamente sostenuto come esempio di scelta che si impone alla comunità per sopravvivere, per superare l’inconcludente livello di analisi, spiegazione e/o ipotesi di progetto, nel quale sta purtroppo annaspando la sinistra nella sua azione politica.

Una sinistra che, se come afferma è consapevole della più che reale possibilità di pericolose derive politiche e sociali autoritarie, che davvero ci stanno sopra il collo come una spada di Damocle, ha il dovere di percorrere la strada che il piccolo esempio romano indica.

Massa, 30 maggio 2019