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La nonviolenza oggi in Italia: Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Paola Mancinelli

Pubblichiamo, come approfondimento alla nonviolenza, questa intervista, a Paola Mancinelli, teologa e filosofa, sono attualmente docente al liceo, realizzata da Paolo Arena e Marco Graziotti, della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Questo ciclo di interviste verrà utilizzato nei momenti formativi realizzati dall’Associazione


 - Paolo Arena e Marco Graziotti: Come è avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Paola Mancinelli: Attraverso la filosofia di Erasmo e Marsilio Ficino: sono studiosa di tale disciplina e mi ha sempre attratta l’idea che il pensiero sia vita pensata e che è inevitabile applicare la riflessione teoretica alla prassi, per poter alleggerire la terra.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalità della nonviolenza hanno contato di più per lei, e perché?

- Paola Mancinelli: Lanza del Vasto, per il suo respiro cosmico e la sua forza mistica che ha sempre cercato di trovare l’unità nelle differenze, sforzandosi di sviluppare un’idea di nonviolenza a partire dal modello trinitario, intendendolo come capacità di accogliere e mutare paradigma.

Ma una parte importante è riservata a Dietrich Bonhoeffer e Dag Hammarskjold: impossibile resistere alla loro carica profetica ed alla capacità di farsi lievito nella pasta del mondo, con umiltà, da rabdomanti assetati...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Paola Mancinelli: Don Lorenzo Milani, Lettera ai cappellani militari; Erasmo da Rotterdam, Il lamento della pace; Nicola Cusano, De pace fidei; Bonhoeffer, Resistenza e resa; i libri di Jean-Marie Muller, le Lettere di Carlo Carretto e Tracce di cammino di Dag Hammarskjold.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con più impegno?

- Paola Mancinelli: La marcia della pace, ma anche le iniziative della Comunità di Sant’Egidio e ogni azione di accoglienza multiculturale, specie quelle fatte da insegnanti volenterosi nelle scuole, di cui nessuno parla in questi tempi ingrati...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene più necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Paola Mancinelli: Politica, scuola, per elencare solo due punti nevralgici; ma direi che anche le religioni devono impegnarsi sempre di più per questo tema. Non credo si possa vivere senza riferimenti così alti e importanti, e senza pace si rischia il crepuscolo dell’umanità.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Paola Mancinelli: La Comunità di Sant’Egidio, la Tavola della Pace, Pax Christi (e la sua rivista "Mosaico di pace"), il Cipax ed anche la vostra rivista on line.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Paola Mancinelli: Non è facile rispondere a questa domanda, intanto il privativo non dice che forse non abbiamo un linguaggio adeguato, per questo direi che dovremo inventare una nuova grammatica per dirla: una capacità di accoglienza ed armonia, coscienti che la diversità è l’unità ricca di molti aspetti, una disponibilità al servizio dell’uomo, certi di una sola appartenenza, una nuova logica della condivisione che implica vera giustizia, un farsi carico di ogni azione propria sapendo che si è responsabili dell’universo intero, infine la creazione di una coscienza civile che dica all’uomo l’imprescindibile importanza della dignità.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Paola Mancinelli: Userò un’immagine del filosofo Emmanuel Levinas: la capacità di accoglienza espressa dal grembo, ma anche la capacità di vedere nel singolare unico ed irripetibile l’universalità di cui si deve aver cura, facendo sì che ogni uomo sia prossimo. Il femminile, direi, più che femminismo è anche la metafora dell’ospitalità delle differenze.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Paola Mancinelli: La coscienza che, come dice il Genesi, siamo amministratori, curatori della terra e abbiamo una responsabilità verso le generazioni successive (Hans Jonas), così che l’ecologia ci richiama all’idea che lo sfruttamento, e il saccheggio, dettati da motivi politici, di interesse, e scellerate geopolitiche è una minaccia all’uomo, che può vivere autenticamente solo nell’armonia con l’ambiente. Quindi vedo una vera coscienza politica planetaria, come già ebbe a scrivere Erneso Balducci, di cui forse è necessario rileggere gli studi.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Paola Mancinelli: Non vorrei sembrare ermetica ma mi sembrano del tutto consequenziali.

 

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Paola Mancinelli: Se perseguissimo la prima, la seconda non avrebbe motivo di essere.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Paola Mancinelli: Uno solo ed il fondamentale: la sete e l’impegno di giustizia, l’impegno di una umanità sempre nuova e consapevole.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Paola Mancinelli: Penso che l’esempio di Gandhi sia paradigmatico: la vera liberazione nasce dalla coscienza che senza rispetto dell’uomo, dell’umanità, non esisterebbe neppure una vera liberazione. Credo che la liberazione sia in primis liberazione dalla violenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Paola Mancinelli: Vorrei che essa sia il seme di un impegno per la pace assolutamente incondizionato e senza ideologie: "la pace è l’uomo" diceva David Maria Turoldo, e l’uomo viene prima di ogni idea, e se uccido per un’idea questa non è pace...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Paola Mancinelli: Anche a questa domanda non posso che dare una sola risposta: sono consequenziali.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Paola Mancinelli: Se si promuove una politica di pace si taglierebbero le spese per le armi e chissà che non vi sia finalmente giustizia per tutto il creato, come scriveva il filosofo Italo Mancini negli anni Ottanta.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Paola Mancinelli: I paesi emergenti sono una chiara testimonianza e comunque direi che se il militarismo scompare la scienza può, promuovendo il progresso umano, adempiere davvero alla sua missione di pace dedicandosi alla ricerca di farmaci che aiutino a sconfiggere terribili malattie. Cesserebbe il diabolico legame di conoscenza ed interesse, per citare Habermas.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Paola Mancinelli: Sono una studiosa di Renè Girard e so quanto il risentimento, la rivalità, l’invidia generino una violenza il cui carico è distruttivo e sproporzionato... La psicoterapia dovrebbe insegnare a guardare questa selva oscura per poterla nominare e demistificare: farebbe sì che l’uomo sia davvero libero.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Paola Mancinelli: Innanzi tutto specifico che occorre trovare anche per l’informazione un’etica del discorso à la Apel: dare informazioni implica cercare di individuare il rapporto fra linguaggio e giustezza dell’asserzione, ma anche giustizia del discorso che riconosce nel dialogo le esigenze di ognuno. Quindi questo implica altresì una demistificazione delle ideologie, ed una nuova ermeneutica capace di promuovere un dialogo anche a livello politico, un dialogo fra i popoli e gli stati. Hannah Arendt in Vita Activa sottolinea come la politica sia azione di discorso, opera di discorso, ma se questo è vero, è impossibile non tenere conto del fatto che ogni discorso autentico è ricerca di quanto ci accomuna. Vedi la saggezza socratico-platonica.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Paola Mancinelli: Sono nel mio campo. A cominciare da una rivisitazione dell’asserto metafisico del principio di non contraddizione, che - conseguentemente - implica una riflessione sull’alterità (mi permetto di citare due libri: Emmanuel Levinas, Scoprire l’esistenza con Husserl ed Heidegger, e Theodor W. Adorno, Lezioni di metafisica), la nonviolenza può davvero gettare le basi di un nuovo pensiero. Per la verità, però, credo che il tema sia già stato accolto, pur implicitamente, dalla filosofia. Io mi occupo di pensiero neoebraico e le letture di Martin Buber, Franz Rosenzweig, fra gli altri, mi hanno ampiamente dimostrato come l’esigenza del dialogo a livello teoretico sancisca un vero e proprio cammino dell’uomo.

Ad ogni modo, ritengo che la bella riflessione di Jacques Derrida sull’Ospitalità sia conseguente ad una dimensione della nonviolenza che, a parte l’istanza di una nuova etica, implica anche il discorso di una nuova metafisica. Su questo ho scritto ultimamente un saggio: "Meta ta physika, fondamento e trasgressione", pubblicato sulla rivista "Dialeghestai". In sintesi, credo che il tema della pace sia una grande sfida alla filosofia da raccogliere ed accogliere.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Paola Mancinelli: Da studiosa di teologia posso sinceramente dire che la riflessione trinitaria propria del Cristianesimo è già aperta all’idea di una pace come dono di Dio, ma dato dalla pericoresi, un termine tecnico che dice di un abitare l’una nell’altra delle divine persone e di un trovare l’una nell’altra e per l’altra un diletto che chiamiamo carità/agape. Questa deve essere, e il corpus delle lettere paoline lo dimostra ampiamente, la modalità di vita di coloro che, seguendo Cristo, recano in loro l’immagine trinitaria, dato che lo Spirito Santo rivela all’uomo la somiglianza attraverso la carne stessa del Verbo, e lo porta alla comunione con il Padre. La cosa, però, implica anche una sorta di orizzontalità che lega, per questa stessa agape, l’uomo al suo fratello. In ogni caso questa radice mistica si ritrova nelle religioni monoteiste, per cui la diversità del linguaggio, per così dire, non altera affatto l’unità del Messaggio. Ritengo pertanto che se sostassimo su questo pensiero capiremmo che Dio non è monopolio, la Sua Verità non è possesso, e le guerre di religione sono bestemmie. E del resto, come non ricordare Gandhi che trova ispirazione nelle Beatitudini evangeliche. Non si tratta di reciprocità?

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Paola Mancinelli: Credo di aver già in parte risposto: l’idea che l’uomo è fatto per cooperare e non per concorrere in modo spietato. Quella che già aveva ben definito Kant; tratta l’umanità tua e degli altri sempre come un fine, mai come un mezzo.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Paola Mancinelli: Enrico Chiavacci, insigne teologo morale, aveva una volta denunciato il darwinismo economico. Ecco, io credo che l’economia secondo la nonviolenza potrebbe venire fortemente umanizzata, come dimostrano Amarya Sen e Vandana Shiva.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?

- Paola Mancinelli: Una nuova modalità di concepire la legge per l’uomo, di contemplare la necessità di un internazionalismo che non permetta più di vedere l’orrido spettacolo dei centri di raccolta trasformati in veri e propri centri di detenzione... Però mi sia permesso di dire che la Costituzione della Repubblica italiana contempla già, nel suo insieme, queste radici.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?

- Paola Mancinelli: Per quanto si stia scendendo in un campo molto complesso, credo che la nonviolenza possa aiutare una riflessione sulla vita e sulla sua dignità, ma anche la capacità di essere accanto nella comprensione e nell’accompagnamento a quelle persone che si trovano a vivere una distretta tragica, penso al padre di Eluana Englaro, senza giudicare o, peggio, presumere di possedere la verità come un monolite che colpisca e mortifichi chi già è nel dolore... Del resto caritas in veritate!

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?

- Paola Mancinelli: Ma direi, ancora, l’idea di un vero progresso che coniughi techne ed humanitas e non dimentichi mai la seconda.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?

- Paola Mancinelli: Certamente un nuovo modo di ricerca delle fonti e forse la coscienza che dalla parte dei vinti c’è in ogni caso una verità storica da contemplare e comprendere. E, ricordando la lezione molto forte di Fanon, la capacità di superare l’ottica ideologica eurocentrica per recuperare l’idea di storie differenti, ma tutte degne di essere interpretate secondo le aspirazioni di libertà e pace dei popoli.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Paola Mancinelli: Il consenso, spiegava già Aristotele, non può essere estorto senza una ragionevole convinzione della verità della proposta. Oggi vale ancora questa lezione: la democrazia stessa non può vivere senza un confronto onesto dialogico. Ecco: il consenso è una sorta di razionalità procedurale che deve tenere conto di quanto peso hanno i diritti, la giustizia, la dignità.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene più importanti, e perché?

- Paola Mancinelli: Forse quello di fare in modo che le istanze di tutti vengano espresse ed ascoltate, in modo da poter realizzare un com-promesso, una promessa comune che raggiunga l’obiettivo di equità. Però nel dialogo tutto deve poter essere espresso senza inibizioni ideologiche.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Paola Mancinelli: Se mi si chiede un programma già definito non so se ho la risposta, ma se la nonviolenza deve essere un approccio multiculturale, allora la caratterizzerei nel senso di una ricerca ed un ascolto di più fonti sempre, dato che la verità è sinfonica. E poiché il pensiero e la vita non possono che procedere insieme, questa ricerca plurale non potrà non avere un esito, una prassi che tiene conto di ogni frammento di verità.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Paola Mancinelli: Le piccole case editrici che promuovono pubblicazioni di diverse tradizioni letterarie, filosofiche, religiose culturali, penso a Qiqajon, sono un bell’esempio, ma credo che siano da tenere in considerazione anche quelle riviste o piccole tv di denuncia di ingiustizie ed iniquità che, molto spesso, specie al Sud sono organizzate da preti di frontiera con volontari consapevoli di quanto sia importante una democrazia partecipativa.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Paola Mancinelli: Mi si permetta di dire che il mondo universitario dovrebbe fare un atto di umiltà e rinunciare alla logica delle baronie, visto che è questa a incoraggiare iniquità e violenza... Per quanto riguarda la scuola, io, da insegnante, auspico una classe che sia laboratorio di ricerca e libera espressione di pensiero critico, ma, mi chiedo, troviamo davvero queste realtà?

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalità, ininfluenza, inadeguatezza; è così? E perché accade? E come potrebbero migliorare la qualità, la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Paola Mancinelli: Sì, credo che la marginalità sia dovuta ad un’informazione ideologica legata alla falsa coscienza e agli interessi, e non è facile far fronte a chi di fatto detiene questo potere anche in termini economici. L’alternativa? La mobilitazione, i forum e i confronti su internet, per fare degli esempi, e - perché no? - qualche movimento che parta dalla scuola...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento?

- Paola Mancinelli: Credo di aver già dato la risposta... Sì, magari entrando in rapporto anche con omologhi internazionali.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche? E se sì, come?

- Paola Mancinelli: Non è facile rispondere in modo così rapido... Una caratteristica dei loro mezzi di comunicazione può essere quella di dar voce ai conflitti dimenticati, e di porre l’accento su tutte quelle esperienze di nonviolenza che avvengono già in tante parti del mondo.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Paola Mancinelli: Anche a questa domanda mi pare di aver già risposto. Il rapporto è dato dal fatto che la nonviolenza nasce dalla consapevolezza che si è davvero fautori e creatori di una democrazia partecipativa.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Paola Mancinelli: Non vorrei rischiare di essere ripetitiva ma ribadisco la necessità di un rapporto sinergico: i movimenti nonviolenti sono quella società istituenda che deve fungere da riserva critica della società istituita come scrive Agnes Heller ma anche Sartre nella Critica della ragione dialettica.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Paola Mancinelli: Credo di aver già dato la mia risposta parlando di ricerca storiografica e di riflessione filosofica. Che altro aggiungere? Forse la possibilità che la nonviolenza sia una sorta di sprovincializzazione della cultura stessa.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Paola Mancinelli: Ho già detto in precedenza che la politica dovrebbe imparare la forza del dialogo e della ragione, quel logos che è comune... Ho già scritto di questo in una riflessione per la giornata mondiale della filosofia, dal titolo "Politica, o del risveglio al mondo comune".

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?

- Paola Mancinelli: Credo sia consequenziale ad una nuova idea della politica.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?

- Paola Mancinelli: Macrocosmo e microcosmi si corrispondono: dunque una politica che dà luogo ad istituzioni nonviolente può davvero essere la causa di una socializzazione più autentica.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Paola Mancinelli: L’arte ha di per sè una vocazione cosmica ed universale, essa non è attanagliata dal germe della violenza, dato che è assoluta gratuità e capacità di dare voce ad una ricerca di verità e bellezza che, nell’umanità tutta, ha una dimensione eterna. Il teologo Romano Guardini diceva che l’arte è una forma di attingimento dell’epifania del mistero del mondo... e dell’uomo.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si è data?  - Paola Mancinelli: Rara est vera amicitia... Quando è vera è libera e basata su quella predilezione che fa gioire dell’altro come tale, dell’altra come tale, nella verità e nella fedeltà, nella capacità di condividere. Una volta sola ho sperimentato una tale amicizia, che mi è ancora data in modo unico e stupefacente.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unità dell'umanità: quale relazione e quali implicazioni?

- Paola Mancinelli: Mi pare naturale asserire piuttosto che la percezione dell’umanità come una cosa sola generi una cultura nonviolenta perché si è tutti come un solo essere, un solo corpo direi, più teologicamente, dove ogni membro ha eguale importanza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?  - Paola Mancinelli: Ho già risposto prima...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Paola Mancinelli: Se la nonviolenza è un paradigma esistenziale, ogni azione ne è pervasa, credo...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Paola Mancinelli: La coniugazione nella prassi di una coscienza ecologica planetaria.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Paola Mancinelli: Se si pensa di essere una sola umanità, la relazione è evidente: fai agli altri ciò che vorresti sia fatto a te.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Paola Mancinelli: Qui il nodo è più complesso: la morte è, da un lato, condizione comune dell’umanità, ma dall’altro, specie da un punto di vista teologico, sancisce l’accesso alla trasformazione in una vita nuova: risorta. Non per niente un filosofo francese, Emmanuel Falque, parla di "metamorphose de la finiture", metamorfosi della finitudine. Se le cose stanno così, a maggior ragione l’impegno nella vita perché la violenza e l’ingiustizia non siano l’ultima parola, è già una speranza che travalica la frontiera della morte e prepara altra seminagione. Mi pare fosse Capitini a dire che si deve giungere ad una comunione vivente persino coi morti, per non dimenticare il loro desiderio di pace.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Paola Mancinelli: Per non citare quelle emblematiche a tutti note, per esempio Gandhi, direi che la lotta nonviolenta della popolazione salvadoregna che ha trovato ispirazione in Oscar Romero sia da citare, così come quella di Nomadelfia, quella della comunità dell’Arca di Lanza del Vasto...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale è lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Paola Mancinelli: Credo sia necessario un risveglio ed un recupero di consapevolezza, troppe volte si affida alle armi la soluzione di conflitti... Se solo la società civile potesse avere più capacità di decisione!

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Qual è lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Paola Mancinelli: Penso che la sua fecondità dovrà riaffiorare dalle sue sotterranee riserve, pur fertili... Un seme che deve farsi albero.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: È adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

Paola Mancinelli: Tramite coordinamenti, scambi culturali fra rappresentanti, produzione di documenti dopo meeting e seminari internazionali. Penso al grande laboratorio di Taizè.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Paola Mancinelli: Una sorta di utopia di anime belle, e non si capisce che è invece la modalità più realista e concreta di vivere nella storia...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perché vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Paola Mancinelli: Cominciando da interviste per strada, seminari di cultura popolare e teatro didascalico potrebbero essere degli strumenti validi, ma bisogna scendere per strada, parlare e coinvolgere tutti. Credo però sia necessaria una testimonianza concreta di aiuto a quanti fra i nostri concittadini sono indigenti, esiliati, non integrati, senza effettuare distinzioni etniche, religiose, etc.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Paola Mancinelli: Ho già risposto in precedenza. La cultura è sua necessitate inter-cultura, altrimenti sarebbe ideologia.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di sè: quale relazione?

- Paola Mancinelli: Penso che si possa raggiungere la capacità di accettazione e di riprogettazione quotidiana della propria personalità a partire dall’ascolto, dalla pazienza, dall’empatia, dalla capacità di aprirsi alla relazione senza pregiudizi.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?

- Paola Mancinelli: La stessa che deve esserci con la cultura, e mi si permetta di citare Marsilio Ficino: "cultura coeterorum hominum caritas".

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?

- Paola Mancinelli: Il linguaggio è la casa dell’essere, e non sarebbe, per questo, esatto dire che lo usiamo. Esso è l’orizzonte che ci fa essere uomini in dialogo, evento rivelativo di quel mistero spirituale che è la vita dell’uomo. Tuttavia, oggi, esso è imbarbarito, deformato sulla pretesa che la realtà corrisponda ai propri interessi di parte e sulla voglia di sopraffazione che copre l’assenza di cultura dialettica e democratica. Purtroppo lo si usa come arma, e si profana la sua natura.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Paola Mancinelli: Una nuova capacità di essere uomini fra gli uomini nella cura degli altri, nella sollecitudine di ogni esigenza di eguaglianza e giustizia: "la morte di ogni uomo mi diminuisce/ perché faccio parte dell’umanità" (John Donne).

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Paola Mancinelli: Certamente ci sarebbe un industrialismo più rispettoso dell’ecologia e più umano. Le conseguenze? Meno speculazioni e più equità.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?

- Paola Mancinelli: Se ne è già parlato a proposito della coscienza ecologica e del principio responsabilità per le generazioni future.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze? E ancora: nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilità, scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?

- Paola Mancinelli: Mi permetto di unire queste due domande perché si implicano come i termini delle questioni che pongono: una vera comunità contempera giustizia e misericordia, l’universalità contempera la dignità delle differenze, il riconoscimento dell’umanità dell’altro simile alla mia implica la responsabilità.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Paola Mancinelli: L’umiltà in primis, la capacità di ricominciare, il potere della promessa e del per-dono come possibilità di un nuovo inizio della e nella storia.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Paola Mancinelli: Quella di un’unica ekumene.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilità?

- Paola Mancinelli: Ribadisco: la possibilità di essere fondamento di una nuova coscienza ed un nuovo paradigma etico-politico.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Paola Mancinelli: Teologa e filosofa, sono attualmente docente al liceo. Autrice di: Cristianesimo senza sacrifico: filosofia e teologia in Renè Girard, Cittadella, Assisi, 2001; Pensare altrove: rivelazione e linguaggio in Franz Rosenzweig, Quattroventi, Urbino 2006; Lo stupore del bello, Polistampa, Firenze 2008. Fra le sillogi poetiche: Come memoria di latente nascita, Edizioni del leone, Venezia 1089; Oltre Babele, Edizioni del leone, Venezia 1991; La metafisica del silenzio, Stamperia dell’arancia, Grottammare 2003. Collaboro a riviste come "Dialeghestai" e "Reportata", "Leussein" e sono membro del Coordinamento delle teologhe italiane.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'è qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Paola Mancinelli: Forse molte domande si somigliavano troppo, il che ha reso un pò faticosa l’intervista, ma grazie davvero.

 

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo