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La notizia

Un momento di forte impatto emotivo si è avuto sabato 26 agosto alla Versiliana di Marina di Pietrasanta per il modo in cui è stato affrontato il dramma della guerra in Ucraina e del futuro che ne dipende. La notizia di ciò che sta accadendo è stata data da Michele Santoro, che con la sua straordinaria capacità di convocazione aveva indetto la grande assemblea.

Contro la narrazione divenuta d’obbligo in Occidente, la vera informazione da trasmettere sulla guerra è che il suo scopo è stato ed è quello di impedire il sorgere di una grande Europa, che includendo la Russia, approdata con Eltsin e Putin al mercato capitalistico, sarebbe diventata la prima Potenza mondiale, contro il disegno ufficiale degli Stati Uniti di impedire che qualsiasi altra Potenza possa non solo superare, ma nemmeno eguagliare, la potenza dell’America, del suo dollaro e delle sue esorbitanti armate. Questo scopo è stato perseguito spaccando l’Europa con una cortina d’odio e di morti tra le due Patrie sorelle d’Ucraina e di Russia, grazie al concorso di molti fattori: la NATO, contro la parola data, portata fino al confine della Russia, la perversa reazione militare di Putin, l’offerta sacrificale fatta di sé dall’obbediente governo di Kiev, l’interdizione dei negoziati pur promettenti già nel primo mese di guerra, lo zelo dell’Inghilterra e dell’Occidente nell’alimentare con le proprie armi, ma non con i propri caduti, la distruzione fisica e spirituale dell’intero popolo ucraino e del suo territorio, per oggi e per un lungo domani. Tutto ciò contro il vero concorrente che Washington ha eletto come nemico, la Cina, ma assurto a nemico non per il timore delle sue armi, ma per la minaccia delle sue banche e della sua irruente economia. E tale suprema sfida è giocata nel quadro di un mercato di carta, non fatto di scambi reali, ma di debiti crescenti, di scommesse sul futuro, di enormi e suicide ricchezze, e di una economia, come l’ha definita il Papa, “che uccide”.

A tutto questo la Versiliana ha risposto con un sogno necessario e all’apparenza impossibile, il sogno che come un arcobaleno steso tra cielo e terra finalmente spunti la pace, il sogno nel quale viviamo, speriamo e amiamo; a tal fine un appello è stato rivolto non solo ai pacifisti, a cui pure molto dobbiamo, ma a quella moltitudine dei pacifici che nella pace riconosce il bene da cui tutto dipende e che a tutti deve essere dato.

L’appello è a questo popolo della pace perché si dia una rappresentanza , non come un partito ma come un corpo politico che prenda partito per tre beni congiunti, la Pace, la Terra e la Dignità. Sono questi i tre beni vitali e irrinunciabili, che ci sono negati o abbiamo perduto, beni comuni che tutti dovrebbero curare e rivendicare in questi tempi di ferro: la pace da istituire come ordinamento originario e sovrano come lo è stata finora la guerra; la terra da salvare come madre comune di tutti; e la dignità da riscattare per ogni creatura, cittadini e migranti, salvati e sommersi, liberi e carcerati., e gli altri viventi, ognuno nell’ordine suo. L’appello è volto a instaurare una sorta di assemblea permanente che si proietti in tutti i luoghi delle decisioni, partecipi a tutte le elezioni, abbia eco nelle università, nelle scuole, nei palazzi del potere, per rovesciare il corso delle cose esistenti e preparare un altro avvenire per l’Italia e per il mondo.

In Europa, dove saranno presto di scena le urne per l’elezione del suo Parlamento, risuona la domanda gridata da papa Francesco: “Dove vai Europa?”. Essa ha tradito le ragioni della sua unione lasciando la casa di suo padre che è il patrimonio di quanti hanno resistito all’idea di Europa voluta da Hitler, fino al sacrificio dei maquis in Francia, dei partigiani in Italia, dei ghigliottinati e impiccati in Austria e in Germania. È materia di discussione se e come il nuovo soggetto politico avrà un suo ruolo nel confronto elettorale, in ogni caso lo dovrebbe fare non vivendo le elezioni come una competizione all’ultimo voto, nella consueta logica dello scontro tra amico e nemico, ma in modo inclusivo, cercando tutte le convergenze appropriate e avendo per obiettivo il cambiamento dell’Europa e una conversione al bene comune di tutti i partecipanti all’agone politico.

Il cambiamento implica anche l’aggiornamento delle culture e dei linguaggi, l’abbandono degli stereotipi e delle parole usurate, anche se nobili, che non commuovono più nessuno. Non basta dire pace, se si intende la pace nel mondo ma non prima ancora la pace in Ucraina, non si può dire “prima l’Italia”, o prima i meritevoli, prima i normodotati. Bisognerà rovesciare le priorità, per essere credibili, bisognerà dire “prima gli ultimi”, perché se si salvano gli ultimi si salvano anche i primi, bisognerà dire che ogni straniero è cittadino, che ogni patria straniera è nostra patria, e ogni patria è straniera. E dovremmo operare perché tutto ciò si faccia ordinamento con le sue Costituzioni, le sue leggi, le sue garanzie e le sue giurisdizioni per tutta la terra.

Nel sito pubblichiamo l’appello di Michele Santoro e Raniero La Valle all’incontro della Versiliana: per il discorso di Michele Santoro e i due interventi di Ginevra Bompiani e Luigi De Magistris rinviamo al sito di "Servizio Pubblico".

Con i più cordiali saluti,

Chiesa di tutti chiesa dei poveri

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