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La "fabbrica-caserma"

Ma quanta brava e saggia gente è scesa in campo per chiedere alla Fiom di recedere dal suo atteggiamento di diniego, di essere "responsabile", di accettare le condizioni poste da Merchionne e già sottoscritte  dai sindacati governativi e filopadronali, insomma di firmare! Al coro manca soltanto Berlusconi e poi ci sono tutti: ieri il Presidente della Camera, oggi il Presidente del Senato, il segretario dei PD Bersani, l'On.le Casini, il folto  e scodinzolante partito Fiat del PD con la Sereni, Chiapparino e tanti, tantissimi altri. E meno male che tra la Fiat ed il Pdl non è corso mai buon sangue! Nessuno che dica una sola parola di critica, che avanzi una qualche riserva  sulle pretese cinesi della Fiat, che abbia  un qualche dubbio su richieste che riguardano diritti fondamentali e individuali come il diritto di sciopero ed alla salute. Non una parola. Non si ha il coraggio di dire che la resistenza della Fiom è  sbagliata, estremista, immotivata. Ma si tenta di colpevolizzarla  mettendo  l'accento su  un trasferimento della Fiat in Polonia o in Serbia. Insomma, se La Fiat va via la colpa sarà della Fiom...e si perderanno per sempre quindicimila posti di lavoro!
Si cerca di fomentare l'odio della gente contro chi difende i diritti. E' accaduto in una azienda del Nord in cui operai terrorizzati dalla minaccia di non avere un lavoro hanno attaccato la Fiom ed hanno
chiesto di essere schiavizzati. Questo triste e doloroso esempio del degrado in cui è stata portata l'Italia viene agitato  contro quanti continuano a difendere diritti. Ma che andate cercando! Lasciateci guadagnare il pane!
Ma torniamo al coro dei finti pacieri.
Tanta brava e volenterosa gente non l'ho vista quando Merchionne, sfottendo gli operai di Termini Imerese, disse che non poteva attaccare  Termini al Nord Italia, che era troppo lontano e che non se ne parlava nemmeno di salvare l'impianto scaricando sui lavoratori e sulla Regione Sicilia le responsabilità di una conduzione logistica ed industriale assurda e costosissima sostenuta forse per ragioni che ci sono imperscrutabili e che riguardano le relazioni riservate della Fiat..
Ichino, alza l'ingegno e si chiede quale argomento "forte" può aggiungere al pressing contro la Fiom.
L'ha trovato! Ha detto che l'accordo proposto da Merchionne se accettato aiuterà gli investimenti stranieri in Italia.....Insomma, se gli investitori esteri si rendono conto che l'Italia è una specie di Cina in Europa accorreranno giulivi a mettere qui le loro fabbriche e fabbrichette! Ecco perchè bisogna accettare di subire il licenziamento in caso di sciopero  e di lavorare non solo 13 ore su 24 ma anche mettendo le undici ore a disposizione dell'azienda...
Ho letto il documento approvato all'unanimità dal Comitato Centrale della Fiom. Debbo dire che non mi è piaciuto. Non mi è piaciuta l'accettazione di tutta la parte economica della proposta Fiat a cominciare dai 18 turni settimanali e dall'aumento dello straordinario. Bisognerebbe riflettere sulle condizioni di  stress dei lavoratori di Melfi per comprendere quanto è ingiusto chiedere una intensificazione massacrante della prestazione. Non mi è piaciuta la disponibilità alla collaborazione per reprimere il fenomeno dell'assenteismo. Se il ritmo della prestazione diventerà allucinante assai di più di oggi avremo un aumento delle assenze dal lavoro. La gente è fatta di carne ed ossa. Il sistema nervoso dei lavoratori viene sottoposto a pressioni  inaudite. Vorrei che gli illustri pennivendoli che oggi si prodigano a dire quanta è sbagliata la resistenza operaia  provassero a lavorare  una settimana in un reparto Fiat e constatare  sulla propria pelle che cosa sono le ultime invenzioni dei cronometristi dell'azienda.... Sarebbe istruttiva una inchiesta parlamentare sulla salute degli operai di Melfi.
Il documento Fiom non poteva non respingere la sospensione dei diritti costituzionali e la trasformazione del contratto di lavoro in un insieme di obbligazioni da eseguire pena il licenziamento.
Ma oggi, l'obiettivo della Fiat e del padronato non è più soltanto nella deregulation dal contratto nazionale ma nella trasformazione del regime della azienda con una fortissima accentuazione della sottomissione gerarchica dei dipendenti. Si vuole passare alla fabbrica-caserma. Si vuole la trasformazione del sindacato in servizi dell'ufficio risorse umane con compiti di monitoraggio (spionaggio) della mano d'opera e di isolamento delle "teste calde" delle zone di resistenza. Questo avviene già  da qualche parte ma ora si vorrebbe la sua piena legittimazione pubblica, alla luce del sole. Tutti debbono sapere che in Italia comanda il management dei padroni....
La Mercegaglia ha avuto parole molto dure e sprezzanti verso la Fiom e quanto resta della resistenza operaia. Si è lasciata andare in affermazioni offensive, pesanti che Epifani ha sbagliato a non rintuzzare e   rinviare al mittente.
Sbaglia e continua a sbagliare come quando non ha rintuzzato il "fannulloni" di Brunetta ai dipendenti statali.  Epifani ha fatto oggi  una dichiarazione in cui di fatto prende le distanze dalla Fiom che tratta con molta freddezza come se si trattasse di organizzazione "altra" non confederata nella CGIL e profondamente connessa alla sua storia ed alla sua cultura.  Anche Epifani è nel coro dei benpensanti che richiamano all'ordine ed alla disciplina i reprobi della Fiom. Infatti, Sacconi che quanto può sputa veleno sulla CGIL e ne teorizza l'isolamento, gli rivolge parole di comprensione e di esortazione all'azione.  Succederà come è già successo per i lavoratori Alitalia. Dall'accordo con Merchionne usciremo con le ossa rotte, con una condizione nelle fabbriche che sarà fuori dallo spirito e dalla lettera della Costituzione. L'Italia è il paradiso della borghesia parassitaria, della oligarchia politica privilegiata e l'inferno per chiunque faccia un lavoro dipendente. Ma l'establiscement industriale politico sindacale uscirà molto coeso e rafforzato. Confindustria, Governo, Cgil, Cisl, Uil e quanti li contornano saranno ancora più uniti nello sforzo di traghettare la borghesia italiana fuori dalla crisi
lasciando a terra e sacrificando i lavoratori dipendenti e quella che fu una democrazia costituzionale.
Quanti si affannano giustamente a denunziare la legge-bavaglio dovrebbero sapere che la libertà è una ed indivisibile e passa anche e sopratutto nei luoghi di lavoro. Senza libertà nei luoghi di lavoro tutte le altre libertà diventano di parte.
Pietro Ancona

Fonte: Daniele Terzoni