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Le barbarie del "pacchetto sicurezza"- siamo con Kante Kadiatou

Comunicato stampa dell'Associazione per una sinistra unita e plurale

Si temeva che succedesse ed è successo. Kante Kadiatou, 24 anni, fugge dalla Costa d'Avorio con una storia orribile alle spalle: il marito ucciso, lei sequestrata e seviziata. Arriva in Italia, chiede subito asilo politico, le viene rifiutato. Riprova. Intanto le scade il permesso di soggiorno. È incinta. Partorisce in un ospedale di Napoli.
È una clandestina? Ma di che. Tutti sanno chi è, dove vive, che lavoro fa il suo compagno. Però sono complicate le sue carte, anche se non ne manca nessuna. Arrivano i carabinieri all'ospedale chiamati da qualcuno più realista del re, zelante servitore dello Stato Etico e delle sue (prossime venture) leggi razziali. Arrivano i carabinieri e le portano via il figlio. Per dieci giorni non lo potrà allattare. Qui non è solo questione di burocrazia - e a rigore neanche di nuove leggi, perché il "pacchetto sicurezza" che dovrebbe proteggerci dai neonati ancora non è legge dello stato. Nel pacchetto sono le misure che impongono ai medici di denunciare gli irregolari, "clandestini" perché magari gli è semplicemente scaduto il permesso di soggiorno, che si rivolgono a loro con l'assurda pretesa di essere donne e uomini che hanno bisogno di cure.

Non è questione né di burocrazia né di leggi. È questione di barbarie.

Di una cultura di paura e di odio che già attraversa le masse di anime perse e detta le nuove leggi razziali; una cultura a sua volta alimentata dall'orizzonte simbolico che questo spettacolare governo autoritario produce di fatto per il solo fatto di pronunciare certe parole; perché le parole autorizzano i peggiori pensieri; sono pietre ma anche mattoni che costruiscono muri e prigioni.

Oggi ospedali, scuole, ambulatori, sono diventati luoghi pericolosi per chi non è in regola. Per la nuda vita di chi è solo umano: non cittadino a tutti gli effetti, dotato di carte di identità e soprattutto carte di credito. Negli ospedali e nelle scuole ci si espone, si mostra la propria vita autentica, la propria fragilità esistenziale. Dunque si può essere scoperti diversi, riconosciuti e censiti come indesiderabili. Si è deboli negli ospedali, si ha bisogno di aiuto e di cura. Perché non approfittarne. In fondo già a Genova nel 2001 chi, ferito, si era rivolto agli istituti sanitari si era poi ritrovato a Bolzaneto.

Siamo tutti clandestini, davvero. Se non si è educati all'obbedienza e all'egoismo, allineati al nuovo ordine mondiale, solvibili; se non si sta con questa destra indecente, con il nuovo "partito degli italiani", si è fuori, estranei e nemici, non italiani. Siamo tutti clandestini.

Però possiamo essere anche il grande popolo degli irregolari, di tutti i colori. Fratelli. Possiamo costruire relazioni, aiuto reciproco, le radici di un'altra cittadinanza universale tutta politica. Che cresce nei luoghi pubblici dove si porta intera la propria persona: negli ospedali, nelle scuole, nelle università, nelle piazze. Anticorpi possibili. Corpi anti, che non piaceranno né a Berlusconi né al Vaticano perché la libertà la vivono nel legame con l'altro, ma in un confronto alla pari: non affidandola a una comunità gerarchica tenuta insieme da una verità assoluta.

Da qui comincia la resistenza, da dove circola un'altra esistenza, fatta di mutuo soccorso, di relazioni, di riconoscimento reciproco umano. Magari anche da Firenze. Ma c'è parecchio da fare, e non tantissimo tempo.

Associazione per una sinistra unita e plurale

I coordinatori:

Andrea Bagni 329/1467867
Laura Bennati 347/5643182