Al sindaco del Comune di Massa, Roberto Pucci, e alla vicesindaco e assessore all'edilizia con delega al Piuss, Martina Nardi
Oggetto: Osservazioni circostanziate rispetto alla fattibilità di scale mobili per il castello Malaspina; con valutazioni sull'effettiva implementazione del processo partecipativo richiesto dal Disciplinare Piuss in un'ottica di rafforzamento dei processi di democrazia partecipativa; analisi della sostenibilità finanziaria e gestionale delle scale mobili alla luce anche delle indicazioni del Disciplinare Piuss; analisi dei vincoli gravanti sulla collina del castello e della procedura amministrativa di coinvolgimento obbligatorio delle Soprintendenze di Lucca e Firenze e della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana.
Premessa
L’associazione culturale L’Incontro pur apprezzando e sostenendo gli sforzi che l’amministrazione comunale, in due anni di governo, sta compiendo nel tentativo di trasformazione e modernizzazione della città, ritenendo che il dialogo e il confronto con la cittadinanza siano aspetti qualificanti ed imprescindibili di un buon governo, nell’esercizio del proprio diritto di espressione, intende sottolineare alcuni aspetti di criticità emersi nella costruzione e concertazione del progetto Piuss, con particolare riferimento al progetto di scale mobili per l’accesso al Castello Malaspina.
Le osservazioni di seguito riportate, oltre ad evidenziare nel merito alcuni aspetti specifici, vogliono essere un invito più generale all’amministrazione sulla necessità di ricorrere ad elementi qualificanti di metodo, che risiedono nel ferreo rispetto delle regole, nella garanzia di trasparenza negli atti amministrativi e nella partecipazione attiva della cittadinanza, anche in coerenza con gli impegni presi verso l’elettorato.
Ci permettiamo inoltre di richiedere che, nel quadro complessivo degli investimenti che questa città si troverà a sostenere nel futuro prossimo, siano individuate con chiarezza e coscienza politica, le vere priorità su cui la città ha bisogno di investire. Alla luce delle difficoltà economiche in cui il nostro contesto versa, delle emergenze sociali ed occupazionali, delle difficoltà nel mantenere un equilibrio di bilancio tra il rispetto del patto di stabilità, il pagamento dei fornitori, le necessità di investimento e di “gestione ordinaria”, apprezziamo la quantità delle iniziative messe in campo, ma ci domandiamo al contempo quale sia la reale capacità di gestirle e sostenerle tutte contemporaneamente. Pensiamo all’acquisto, demolizione e ricostruzione del palazzo dell’ex intendenza di finanza di via Europa e, nel solo ambito Piuss, alla ristrutturazione e pedonalizzazione di piazza Aranci e piazza Mercurio e di palazzo Bourdillon e palazzo Colombini, agli interventi sull'ex mercato ortofrutticolo e per la via Francigena, per finire con i due lotti del castello Malaspina (area mercatale, recupero architettonico e scale mobili). Interventi che richiederanno risorse complessive per oltre 10 milioni di euro nel giro di pochi anni. Crediamo debbano essere individuate delle priorità di intervento in base a valutazioni di sostenibilità economica e un piano dettagliato della progressività degli interventi per garantirne anche una sostenibilità logistica e strutturale rispetto alla gestione di più cantieri attivi. Tutte ragioni che ci portano a ritenere, oltre a quanto illustrato in seguito, che la costruzione delle scale mobili sia, anche da un punto di vista strategico, assolutamente secondaria rispetto al complesso delle opere strutturali programmate dall’amministrazione comunale.
Ciò premesso, si evidenzia quanto segue.
1) Analisi del processo partecipativo
Riteniamo che l’iter del Piuss, pur conclusosi con successo vista la dichiarazione di ammissibilità a cofinanziamento da parte della Regione Toscana, non abbia valorizzato adeguatamente il percorso di partecipazione attiva che pure il Disciplinare di attuazione dello stesso, dettato dalla Regione Toscana, prevedeva ed imponeva. Si veda l'articolo 6.1: “In attuazione di una strategia partecipativa, la concertazione istituzionale ed economico-sociale a livello locale deve garantire il più ampio coinvolgimento delle parti economiche e sociali nonché della cittadinanza dei territori urbani interessati alla fase di progettazione e realizzazione del Piuss, anche in un'ottica di rafforzamento dei processi di democrazia deliberativa”; l'articolo 6.5 “La strategia partecipativa deve prevedere inoltre, sin dalla fase di promozione del Piuss, forme di informazione e di coinvolgimento della cittadinanza dei territori urbani interessati, in modo da garantire spazi sociali di ascolto, interazione e proposta”. Concetti ribaditi e rafforzati all'articolo 8 “Promozione e progettazione del Piuss” in cui al punto 4 si dispone che “Il Comune, al fine di procedere alla predisposizione del Piuss, provvede a: (...) garantire idonee forme di comunicazione, informazione e partecipazione per la cittadinanza interessata”.
Temiamo che non si sia adeguatamente sviluppata la finalità (articolo 1.2.h) di “coinvolgere una pluralità di soggetti pubblici e privati nella definizione dei contenuti strategici del Piano e nella individuazione degli interventi, anche mediante processi partecipativi delle associazioni di categoria economica e sociale, dei rappresentanti di interessi diffusi, finalizzato alla risoluzione di specifici problemi di interesse della città. Tale coinvolgimento dovrà essere garantito nella fase di progettazione e di realizzazione del Piano”.
Nella fattispecie concreta, ci sono stati 15 incontri di partecipazione attiva, tra settembre e ottobre 2008, sull'Idea Progettuale del Piuss e basta, nulla sul Progetto Definitivo, in molti aspetti fondamentali diverso dall'Idea Progettuale. Tant'è che non risulta dalla lettura dei verbali di tali incontri alcun riferimento alla discussione di una impotesi di di scale mobili, intervenuto nel quadro progettuale finale ben dopo i tempi ristretti dedicati alla concertazione pubblica. Anche in sede di firma del protocollo di partenariato economico-sociale (firma necessaria alla presentazione della proposta alla Regione) non vi era alcun riferimento a suddetto progetto.
Alla luce di queste considerazioni, riteniamo del tutto legittimi e meritevoli di ascolto i contributi di analisi, di critica e di proposta che cittadini e associazioni continuano ad avanzare sulle scale mobili, sui contenuti e sulla procedura generali di attuazione del Piuss.
La carenza di partecipazione è chiaramente un problema poiché il Piuss richiede una “strategia partecipativa” capace di “garantire il più ampio coinvolgimento” anche “in un'ottica di rafforzamento dei processi di democrazia deliberativa”. Soggetto garante dell'innesco e della continua alimentazione di tali processi non può che essere l'amministrazione, tanto più un'amministrazione che dei concetti di “trasparenza” e “partecipazione” aveva giustamente fatto le proprie parole d'ordine in campagna elettorale, cogliendo opportunamente un bisogno a lungo negato e mortificato, al punto che ancora oggi ottenerne l'espressione è compito faticoso ma ineludibile per chi voglia dare concretezza ai valori di democrazia reale.
Per citare un esempio, le associazioni, e la scrivente associazione L'Incontro tra le altre, sono state chiamate a confrontarsi su alcuni temi posti con particolare e con forza da parte dell'amministrazione, come ineludibili e strategici del Piuss (o meglio, dell'Idea Progettuale): l'acquisto di Villa Massoni, definito 'una priorità' nonostante chiaramente il Piuss non lo potesse sostenere e nonostante l'intenzione di acquisto non fosse accompagnata da proposte di future destinazioni e analisi della loro sostenibilità, punti liquidati con un 'è inutile discutere di contenuto quando ancora non si ha ancora il contenitore'; la realizzazione del distretto socio-sanitario nell'ex deposito Cat, da subito evidentemente irrealizzabile nella sede ipotizzata; la delocalizzazione delle segherie e recupero del Parco Fluviale del Frigido, intervento su cui si è insistito molto, definendolo assolutamente fattibile, ma poi tramontato senza ulteriori spiegazioni; eccetera. Qui il processo partecipativo è stato fermato, nessun percorso pubblico di “ampio coinvolgimento” e di “rafforzamento dei processi di democrazia deliberativa” è stato oggetto di “strategia partecipativa” efficace per quanto riguarda le scelte che successivamente e in proprio l'amministrazione ha inserito nel Progetto Definitivo del Piuss.
A titolo di ulteriore esempio, utile a capire come mai si sia oggi innescato, in maniera spontanea e con forza, un autonomo processo di discussione sulle scale mobili (e non si esclude che anche su altri temi possa innescarsi un analogo movimento), si fa notare come nell'Idea Progettuale del Piuss, l'unica sottoposta a un pur limitato processo partecipativo, alla scheda 'Castello Malaspina', si accennasse solo ad una generica esigenza di “studiare e realizzare le infrastrutture necessarie (ad esempio: funicolare od ascensore) per renderlo raggiungibile e praticabile dai più al fine di garantire adeguata valorizzazione agli investimenti effettuati”, senza citazione alcuna di scale mobili. In tale ipotesi progettuale si aggiuungeva la volontà, sempre in riferimento al castello malaspina, di “di contribuire alla diffusione della conoscenza e dell’uso consapevole del patrimonio culturale”: ci permettiamo anche di domandare se nella “diffusione della conoscenza e dell’uso consapevole del patrimonio culturale” rientrino, o no, il rispetto dei valori, e dei vincoli, paesaggistici e archeologici della collina su cui si vorrebbe realizzare l'intervento o se siano da ritenersi inutile orpello.
In ogni caso, il disciplinare Piuss, nell'insistere sulla necessità di “coinvolgere una pluralità di soggetti pubblici e privati nella definizione dei contenuti strategici del Piano e nella individuazione degli interventi”, ben chiaramente richiede e legittima tali “processi partecipativi” anche nelle fasi successive alla mera Idea Progettuale, richiedendo che “tale coinvolgimento dovrà essere garantito nella fase di progettazione e di realizzazione del Piano”.
Essendo stata evidentemente carente nella prima fase, attendiamo con fiducia che tale partecipazione venga garantita nella fase di progettazione e di realizzazione dei progetti Piuss.
2) Valutazioni generali in merito alla scala mobile
a) L’idea di impianto, così come il Piuss lo descrive, ci appare innanzitutto non conciliabile, come ipotizza anche la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Lucca, con la tutela e la valorizzazione dei luoghi, sottoposti nella loro interezza a vincolo paesistico, nonché con l'importanza archeologica del sito, nuovamente evidenziata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana di Firenze in una recentissima lettera al Comune di Massa in cui la stessa Soprintendenza sollecita la trasmissione del progetto preliminare di scale mobili, evidentemente mai avvenuta
b) Al di là del rispetto dei valori paesaggistici, architettonici e archeologici, dei quali una città che rispetti e valorizzi le proprie radici e una buona amministrazione devono comunque tener conto, si tratterebbe in ogni caso, a nostro avviso, di un intervento invasivo del tutto irrazionale rispetto agli scopi che si dichiara di voler perseguire. Cerchiamo di riassumere le incongruenze più evidenti:
b.1) Alti costi di realizzazione e, soprattutto, di manutenzione ordinaria e straordinaria in relazione all'ipotetico bacino di utenza dell'impianto, che, non dimentichiamolo, servirebbe un singolo monumento con orari di apertura che, quasi certamente, resterebbero limitati soprattutto nella lunga stagione invernale. Ad oggi nel periodo dal 15 marzo al 15 giugno, che altrove è già stagione preturistica, l'Ivc è in grado di garantire l'apertura del castello Malaspina di Massa solo il sabato, la domenica e i festivi dalle ore 15.30 alle ore 18.30: 6 ore la settimana, 66 ore in tre mesi in cui cadono festività pasquali e “ponti”.
L'investimento iniziale e i continui investimenti manutentivi, il rischio di guasti e vandalismi, mal si conciliano con la prospettiva di servire, nelle migliori delle ipotesi, una media giornaliera dell'ordine di qualche centinaia di visitatori nei periodi di maggior afflusso, per un totale annuo che non può certo raggiungere il numero di utenti di impianti di scale mobili realizzati in altri contesti, al servizio di interi centri storici (abitazioni, attività commerciali, pluralità di monumenti ed emergenze culturali).
b.2) La scala mobile non costituisce comunque abbattimento delle barriere architettoniche per accedere all'ingresso del castello (che del resto al suo interno presenta ben altre barriere architettoniche di cui è difficile immaginare l'abbattimento). Ricordiamo comunque la legge 104/1992 e la legge 41/1986 sull'abbattimento delle barriere architettoniche in particolar modo in caso di nuove opere su edifici pubblici e privati aperti al pubblico. In tal senso, un servizio di bus navetta meglio otterrebbe il risultato di 'facilitare' l'arrivo all'ingresso del castello, con una spesa inferiore e soprattutto concentrata nei momenti di effettivo e maggior bisogno. Non a caso, forse, l'amministrazione sembra voler sperimentare nell'estate in arrivo, dall'1 luglio al 31 agosto, un servizio di bus navetta per il castello Malaspina, che andrebbe probabilmente garantitoanche in presenza di scale mobili.
c) Il Disciplinare Piuss definisce i requisiti delle proposte progettuali quali “insieme coordinato di interventi, pubblici e privati, per la realizzazione – in un'ottica di sostenibilità – di obbiettivi di sviluppo socio-economico, attraverso il miglioramento della qualità urbana e ambientale e una razionale utilizzazione dello spazio urbano” (articolo 1.1.a) insistendo sulla “strategia integrata di sostenibilità sociale, ambientale ed economica” (articolo 1.3).
Riteniamo che nell'avanzare l'ipotesi progettuale di scala mobile, sicuramente affascinante e suggestiva quando ci si ispiri a ben altri contesti in cui impianti similari sono stati realizzati, non si sia tenuto adeguatamente conto del contesto reale in cui l'impianto massese dovrebbe essere inserito. Ad esempio, nel Disciplinare di attuazione del Piuss dettato dalla Regione Toscana, articolo 9.d, si chiarisce che “per ciascun progetto infrastrutturale per il quale si richiede il finanziamento del Por” occorre “scheda progettuale descrittiva; documentazione progettuale secondo la disciplina vigente in materia di opere pubbliche; fattibilità finanziaria e gestionale”. L'articolo 9.e bene insiste sulla “analisi di efficacia e sostenibilità del Piano, tra le quali: analisi di impatto rispetto alle componenti ambientale, territoriale, della salute umana, della valutazione integrata definita dall'articolo 11 , della legge L.R. 1/2005” e “analisi finanziaria, comprendente l'analisi dei flussi di cassa generati dagli interventi e la previsione delle modalità di reperimento delle risorse necessarie per la copertura delle spese di realizzazione e di gestione”.
In tale quadro, come argomentato successivamente, la fattibilità finanziaria e gestionale delle scale mobili appare debole, appunto per gli alti costi rispetto al numero di utenti ragionevolmente prevedibile; appare inoltre debole la valutazione rispetto all'impatto ambientale. Per cui si rischia di fare sì, ma di fare male.
3) Analisi del contesto fisico e culturale destinatario dell'ipotesi di scale mobili e dei procedimenti amministrativi di coinvolgimento obbligatorio dei soggetti istituzionali tenuti ad esprimersi sul progetto di scale mobili
Abbiamo colto con sorpresa, e con preoccupazione, il fatto che il Comune di Massa da un lato e la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Lucca dall'altro abbiano mostrato, secondo quanto apparso sulla stampa, una non conoscenza della reale estensione del vincolo paesaggistico che tutela la collina del castello Malaspina nella sua interezza e non solo nella zona apicale su cui sorge il castello. Eppure emergeva chiaramente dalla Carta dei Vincoli storico, artistici, archeologici e paesaggistici realizzata dalla Regione Toscana in collaborazione con il Mibac, consultabile anche nell'archivio digitale su www.cultura.toscana.it , come il decreto 19 agosto 1959 sottoponesse a vincolo gli interi 5,4 ettari della collina del castello.
Con la delibera di giunta 71 del 28 febbraio 2009 si approva il progetto preliminare dell'intervento Piuss di valorizzazione architettonica del castello Malaspina, lotti 1 e 2, per un totale di 2,45 milioni di euro di cui il 40% a carico del Comune, dove il lotto 1 è la scala mobile da 2 milioni di euro e il lotto 2 il recupero e la sistemazione delle parti medievali e rinascimentali per 450mila euro. I tale delibera si dice che “i lavori (...) dovranno essere opportunamente avallati, in fase definitiva, dalla Soprintendenza di Lucca” (sic): eppure risulta che sia la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Lucca sia la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana di Firenze debbano entrambe, e non una soltanto, esprimere un parere endoprocedimentale sul progetto preliminare anche di realizzazione di scala mobile mentre il parere finale sul progetto spetta alla Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana.
Eppure l'amministrazione comunale ha convocato per il 7 gennaio 2010 una “conferenza dei servizi preliminare” alla quale, però, la Soprintendenza di Lucca non ha partecipato: tale Soprintendenza ha dichiarato di non aver ricevuto l'informazione della data e dell'ora dell'incontro. Non sappiamo se sia stata invitatala Soprintendenza archeologica di Firenze mentre risulta che non sia stata invitata la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana che, in quanto ente del Mibac, è preposta alla valutazione finale dell'opera: le due Soprintendenze di settore (paesaggistica di Lucca e archeologica di Firenze) espletano soltanto l'istruttoria ed esprimono, appunto, un parere endoprocedimentale per il quale hanno bisogno di un progetto preliminare completo di documentazione di legge.
In un comunicato inviato alla stampa del 25 marzo 2010 e nella contestuale lettera inviata al ministro per i beni e le attività culturali, l'amministrazione sostiene di “aver sin dall'inizio concertato con la Soprintendenza” - ma non si dice con quale delle due e dovrebbero essere entrambe - “l'idea progettuale di un impianto di risalita al castello poi formalizzatosi nella deliberazione di giunta comunale 78 del 28 febbraio 2009 - testuale, ma forse ci si riferisce alla delibera 71 medesima data - riscuotendo un assenso preventivo in attesa dell'emissione del provvedimento formale”. Assenso preventivo firmato da chi, visto che la delibera 71 cita solo un “opportuno avallo in fase definitiva dalla Soprintendenza di Lucca”? Non è affatto chiarito, dunque, come mai il 22 marzo 2010 la Soprintendenza di Lucca, in una lettera inviata alla Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana e al Comune, oltre che ad Italia Nostra che l'aveva interpellata, si senta in dovere di dichiarare, a firma del responsabile dell'istruttoria Tobia Di Ronza e del Soprintendente ad interim Agostino Bureca, di “non aver mai espresso alcun parere e/o autorizzazione relativamente al progetto preliminare per la realizzazione di una scala mobile di collegamento tra il centro di Massa e il castello Malaspina”.
Nella stessa lettera la Soprintendenza dichiara, appunto, di aver ricevuto il 15 dicembre 2009 “comunicazione per una conferenza di servizio preliminare, senza indicazione di data e luogo, con allegato il progetto preliminare, peraltro carente, dell'intervento che rientra nel Piuss di Massa”. Prosegue la lettera: “Nelle occasioni in cui è stato ufficiosamente introdotto l'argomento, sono stati espressi dubbi circa la soluzione che si stava adottando e, nella sfera della normale dialettica e collaborazione tra Enti, è stato suggerito di studiare anche altre soluzioni che fossero meno impattanti per il territorio. Detto questo, sarebbe stato meglio, ad avviso della Scrivente, se il Comune si fosse attivato per recuperare il castello nella sua integrità architettonica e storica per restituire alla città un monumento restaurato”. In tale lettera è contenuto anche il clamoroso errore della Soprintendenza che dichiara che “la realizzazione dell'opera incide solo parzialmente sul territorio sottoposto a vincolo paesaggistico. Il problema, infatti, si prospetta solo per l'area circostante il castello vincolata col Decreto del 1959”, mentre, come si evince dalla Carta di Regione e Mibac, il vincolo è esteso all'intera collina e non alla sola area immediatamente circostante il castello.
Chiediamo inoltre se corrisponda al vero che, a seguito del sopralluogo effettuato dal Soprintendente Agostino Bureca e dal funzionario Tobia Di Ronza, accompagnati dall'amministrazione, sia maturato nella Soprintendenza il convincimento di una “inconciliabilità del progetto”, i cui elaborati verrebbero definiti “semplice idea non raggiungendo neanche la definizione di progetto preliminare”, con i vincoli paesaggistici, architettonici e archeologici gravanti sulla collina.
Chidiamo, ancora, che ne è del coinvolgimento, preventivo o no, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana di Firenze, visto che la delibera 71 non la cita, né si cita l'esigenza di fornirle la documentazione che con una successiva lettera essa stessa sollecita, rispondendo a una richiesta di parere avanzata dall'amministrazione comunale l'8 marzo. Documentazione composta da un progetto preliminare corredato dalla documentazione prevista dall'articolo 95, comma 1 del Codice dei Contratti pubblici di lavori, servizi, forniture (D.Lgs. 163 del 12 aprile 2006 e s.m.i.) per valutare l'eventuale sottoposizione dell'intervento alla procedura di verifica preventiva dell'interesse archeologico. La stessa Soprintendenza archeologica precisa che “la documentazione prevista dalla citata normativa consiste in una relazione contenente gli esiti delle indagini geologiche e archeologiche preliminari, con particolare attenzione ai dati d'archivio e bibliografici reperibili, all'esito delle ricognizioni volte all'osservazione dei terreni, alla lettura della geomorfologia del territorio, nonché, per le opere a rete, alle fotointerpretazioni”. Ancora, la Soprintendenza archeologica rammenta al Comune che “la collina su cui insiste il castello Malaspina di Massa ha restituito in più occasioni reperti archeologici mobili, che, benché decontestualizzati, sono indizio della presenza di testimonianze di frequentazione anche in epoca protostorica (ceramica della tarda età del Bronzo) e pre-romana (reperti ceramici di seconda età del Ferro) e che tali testimonianze, insieme alle ben documentate notizie di un villaggio di capanne nel Medioevo e ai resti visibili e non del castello, attestano l'importanza archeologica del sito”.
Intende l'amministrazione comunale tutelare e valorizzare tale area di interesse archeologico e i reperti che essa ha restituito e potrebbe ancora restituire?
4) Contributo alla valutazione dell'ipotesi di scale mobili per il castello Malaspina alla luce anche di interventi analoghi realizzati in altri contesti.
Le scale mobili ipotizzate per la collina del castello, sono in due corpi, comunque separati da un percorso pedonale: il primo da via Prado al convento del Carmine, per un dislivello di 36 metri (7-8 minuti a piedi?) e il secondo fino a via del Forte ma comunque ad una distanza di un centinaio di metri, ripidi, dall’ingresso del castello, per un dislivello di 20 metri. Si parla di un tratto iniziale interrato sotto il bastione storico lungo ben 35 metri, nulla si dice del sottostante rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale. Si parla di un’opera realizzata in trincea con muri di protezione e pensilina di calcestruzzo armato “ricoperta di vegetazione”: si è valutata la difficoltà di manutenzione del verde sopra una pensilina di cemento, nelle condizioni climatiche alle quali è esposta la collina del castello Malaspina di Massa? Nessuna informazione è disponibile sulla larghezza dell’opera, stimabile comunque in almeno 2-3 metri, visto che accanto alle scale mobili, di sola salita, ci saranno scale di servizio in muratura.
Le scale mobili hanno alti costi di realizzazione e, soprattutto, di manutenzione. Costi forse giustificabili in altri contesti, dove impianti del genere, serviti alla base da ampi parcheggi, sono a servizio di interi centri storici o di importanti aree turistiche (Toledo, Perugia, Arezzo, Cortona) e non di un singolo monumento. Costi, però, difficilmente sostenibili e motivabili nel caso massese: il costo di realizzazione è stimato dal Comune in due milioni di euro, di cui solo 1,176 di contributo regionale, gli altri 824mila a carico delle casse comunali come a carico delle casse cittadine saranno sin da subito anche i costi di gestione e di manutenzione che il Comune non ha mai indicato pubblicamente, ma che sono probabilmente stimabili in almeno 80-100mila euro annui. Il tutto per coprire un dislivello di 55 metri.
Quanto alla capacità di servizio delle scale mobili rispetto al loro costo annuo (ammortamento dell’investimento, manutenzioni ordinarie e straordinarie dell’impianto meccanico, delle strutture in calcestruzzo e del verde piantumato sul cemento delle pensiline), facciamo due conti, prendendo a paragone Toledo. Qui le scale mobili di 100 metri lineari in sei rampe per un dislivello di 36 metri servono la collina dove si trova un centro storico di 100 ettari con monumenti, abitazioni e attività commerciali, visitato da oltre un milione di turisti l’anno. A parte i costi di realizzazione dell’impianto, i costi di manutenzione ordinaria annui ammontano a oltre 100mila euro. Secondo i dati dell’amministrazione cittadina, l’impianto è utilizzato giornalmente da circa 5mila persone, perché serve anche e soprattutto le persone che dalla piana vanno a lavorare nel centro storico. Significa 333 persone l’ora (funzionamento gratuito dalle 7 alle 23 tutti i giorni dell'anno, in salita e in discesa) e 1.825.000 persone l’anno trasportate dalle scale mobili. Per la manutenzione, la città di Toledo ha bandito una nuova gara proprio l'anno scorso: 715.484 euro a base d'asta, per 4 anni, aggiudicata poi a 507.994 euro. Facciamo comunque notare che a Toledo è polemica d'attualità il fatto che un consistente tratto dell'antica cinta muraria, immediatamente sottostante una delle rampe di scale mobili, è crollata, il 6 marzo scorso, costruìingendo anche alla temporanea chiusura dell'impianto, la cui utilità viene difesa dall'amministrazione proprio in nome dell'enorme numero di utenti e della necessità di ridurre l'accesso veicolare al soprastante centro storico.
Vale la pena di ricordare anche l'onerosità economica degli 'imprevisti', sempre possibili con meccanismi suscettibili di guasti come quelli delle scale mobili, soprattutto se collocate in ambiente aperto: citiamo due casi toscani. A Cortona, le scale mobili tra il parcheggio dello Spirito Santo e piazza Garibaldi, nel cuore della cittadina, inaugurate il 19 agosto 2006 (250 mila euro di opere edili e 760mila euro di scale mobili vere e proprie), sono rimaste ferme in questo inizio di 2010 per un guasto meccanicoche ha causato un danno di oltre 35mila euro e la necessità di far arrivare parti meccaniche dalla Germania. Ad Arezzo, le scale mobili di accesso alla parte nord della città (non a un singolo monumento) realizzate nel 2004 hanno dato ripetuti problemi. Nel 2007 si è resa necessaria una spesa straordinaria di 200mila euro per intervenire sulle scale mobili (dopo una precedente spesa straordinaria, nel 2006, di altri 90mila euro) per sostituire l'ultimo tratto delle scale mobili inaugurate tre anni prima. E' polemica anche per i “pesanti costi per la loro manutenzione e i rilevanti e quotidiani disservizi”, visto che per gestione e manutenzione furono spesi, già nel 2005, 350mila euro. Polemica d'attualità, visto che nel settembre 2009 le scale mobili erano di nuovo guaste.
In breve, la sostenibilità finanziaria della spesa (di investimento iniziale, di manutenzione ordinaria e straordinaria, per la sorveglianza atta a prevenire vandalismi, e così via) si calcola e si giudica in rapporto alla finalità raggiungibile e raggiunta: facilitare l'accesso a un centro storico di 100 ettari, con capacità di attrazione legate non a un singolo monumento, ma ad una pluralità di emergenze culturali e attività commerciali oltre che alla presenza di centri abitati e servizi, a 1.850.000 persone in un anno, per puntare nel contempo alla pedonalizzazione del medesimo centro storico congestionato dal traffico veicolare.
5) Invito all'amministrazione a tutelarsi, per quanto a questo punto possibile, per trovare un'intesa con la Regione Toscana per un eventuale diverso ma analogo utilizzo del cofinanziamento Piuss destinato a migliorare l'accessibilità al castello Malaspina.
L’associazione culturale L’Incontro invita l’amministrazione a rivalutare innanzitutto al proprio interno ma anche che in aperto confronto con la cittadinanza, l'intero iter del Piuss e del progetto di scale mobili in particolare, ma anche quelli di rifacimento delle Piazze Aranci e Mercurio-Mazzini, dove potrebbero scoprirsi analoghe “lacune” data la nostra presenza nel sottosuolo di reperti archeologici e antropologici e addirittura, per piazza Mazzini, di una villa romana sicuramente meritevole di indagine archeologica e di valorizzazione (non la si potrà scavare con pale meccaniche né, se meritevole di evidenza culturale e turistica, ricoprire totalmente di pavimentazione). Invitiamo l'amministrazione anche a prendere contatti preventivi con la Regione Toscana, al fine di valutare la possibilità di una variante al progetto scale mobili, per riconvertirlo, evitando la perdita del cofinanziamento, in un'opera sostenibile per l'accessibilità al castello. Il ripristino reale e totale della sentieristica e l'ipotesi di ascensore (con ipotesi di sfruttare le cavità già esistenti del rifugio antiaereo) o anche l'ipotesi di un diverso collegamento lato monti della collina, a parte la possibilità del servizio di bus navetta, purtroppo sicuramente non finanziabile con il Piuss, non sono state a nostro avviso adeguatamente esplorate.